Suppongo che ve ne siate accorti, ma alcuni commentatori insistono pesantemente sulla natura della civiltà del conflitto tra NATO e Russia. Tra un mondo occidentale "progressista" e un mondo slavo "conservatore", ci sarebbe una sorta di confronto morale e sociale, o un irriducibile antagonismo allo "shock delle civiltà".
Tra sostenitori del letargo sociale e portatori di ordine naturale, tra un mondo ortodosso legato alle sue tradizioni e un mondo occidentale dominato da gioioso individualismo, lo scontro sarebbe inevitabile. Naturalmente, questa griglia di lettura non è del tutto sbagliata. Se lo fosse, il conservatorismo russo non lo renderebbe il suo cavallo di battaglia, e questo atteggiamento non gli farebbe guadagnare la simpatia delle comunità tradizionaliste in Europa.
Ma potrebbe anche essere l'albero che nasconde la foresta. Riguardo allo scontro tra Oriente e Occidente, infatti, è una tendenza pesante nella politica mondiale dai tempi della guerra di Crimea (1853-1856). Questo è il risultato del paziente lavoro saggio intrapreso dalle potenze marittime, fin dal XIX secolo, per contenere il potere eurasiatico. Così profonda che sposa pieghe geologiche, questa rivalità continentale sembra più tettonica a placche che una faida oscura sui sistemi familiari.
Questo è, tra l'altro, ciò che ha dimostrato l'escalation del conflitto russo-occidentale del 1917, l'odio del comunismo sovietico subentra subito alla paura dell'orco zarista, così come, da trent'anni, ha preso il rifiuto della Russia moderna, una staffetta dell'antisovietismo ereditata dalla guerra Fredda. In termini di russofobia, qualunque sia la bottiglia a disposizione siamo ubriachi!
Insomma, che Mosca sia sotto la coppa dello zar, dei bolscevichi o di Vladimir Putin, la russofobia occidentale è una costante storica. E se la Russia è sempre stata nel collimatore dell'imperialismo, è semplicemente perché il dominio globale del mondo anglosassone è incompatibile con l'esistenza di un polo di potere concorrente.
A questo proposito, l'ostilità occidentale nei confronti della Russia è effettivamente una questione di struttura, non di circostanze, ma è davvero una guerra civile? L'Occidente vuole condannare la Russia per aver bandito il Gay Pride? La NATO minaccia la Russia perché pratica "sesso riproduttivo" mentre l'Occidente pratica "sesso ricreativo"?
Se l'opposizione tra valori "tradizionali" e valori "moderni" avesse qualche realtà - si sarebbe ciechi a negarlo, e qualunque sia le sue preferenze soggettive in materia - dubito ancora che abbia la portata di spiegazione che gli viene volontariamente data davvero da entrambe le parti.
Purtroppo, per comprendere le sorgenti del conflitto, questa inclinazione al paradigma culturale è condivisa, sia dal nazionalismo russo slavofilo, sia dai centri di destra europei, sia dai loro rivali occidentali che, dal punto di vista europeo, è abbastanza per criminalizzare i presunti arretrati della Russia.
Per cercare di capire cosa sta succedendo in questa parte del mondo, insomma, mi sembra che nessuno sia tenuto a aderire a questa griglia di lettura, figuriamoci a fare la griglia di lettura. Ciò non pregiudica in alcun modo la sincerità con cui o si adotta un punto di vista sempre più importante, a torto o a ragione, nei discorsi sul conflitto in corso.
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