"Generazione Antidiplomatica" - Come la narrazione bellicista ha sconfitto il pacifismo

Generazione AntiDiplomatica è lo spazio che l’AntiDiplomatico mette a disposizione di studenti e giovani lavoratori desiderosi di coltivare un pensiero critico che sappia andare oltre i dogmi che vengono imposti dalle classi dirigenti occidentali, colpendo soprattutto i giovani, privati della possibilità di immaginare un futuro differente da quello voluto da Washington e Bruxelles. Come costruirlo? Vogliamo sentire la vostra voce. In questo nuovo spazio vi chiediamo di far emergere attraverso i vostri contenuti la vostra visione del mondo, i vostri problemi, le vostre speranze, come vorreste che le cose funzionassero, quale società immaginate al posto dell’attuale, quali sono le vostre idee e le vostre riflessioni sulla storia politica internazionale e del nostro paese. Non vi chiediamo standard “elevati” o testi di particolare lunghezza: vi chiediamo solo di mettervi in gioco. L’AntiDiplomatico vi offre questa opportunità. Contribuite a questo spazio scrivendo quanto volete dei temi che vi stanno a cuore. Scriveteci a: generazioneantidiplomatica@gmail.com

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Articolo di Pablo Baldi, studente di scienze politiche dell'Università di Pisa

Il 2024 è l'anno che ha dimostrato (ancor piú chiaramente che in passato) che l'escalation delle tensioni e del conflitto tra Ucraina e Russia non era motivato dalla protezione dell'indipendenza e della libertà degli ucraini (tanto che pure Borrell ha dovuto ammetterlo). Ugualmente menzognera è l'associazione del pacifismo con il filoputinismo. Se l'Ucraina fosse rimasta neutrale avrebbe mantenuto la sua indipendenza (in quanto non sarebbe avvenuta l'invasione russa) e la sua libertà (in quanto avrebbe potuto sfruttare la posizione strategica per commerciare sia con l'Occidente che con la Russia).

Ma come siamo arrivati a queste associazioni illogiche?

"La guerra è pace" è il tipico bipensiero instillato dalla propaganda di guerra. Stesso discorso per la creazione del nemico e l'associazione dei pacifisti con gli alleati del nemico. È una profezia che si autoavvera: la Corea del Nord non aveva armi nucleari finchè non è stato definito "Stato canaglia" dagli Stati Uniti. Nell'immaginazione dell'opinione pubblica la Corea del Nord era già stata costruita come brutta e cattiva quindi il messaggio "la Corea del Nord ha costruito armi nucleari perchè è brutta e cattiva" è stato facile da digerire, in quanto coerente con la narrazione. "La Corea del Nord ha costruito armi nucleari perchè è stata minacciata (in quanto il sottotesto di considerare uno Stato "canaglia" è che sia necessaria una "difesa preventiva": è una dichiarazione di guerra)" è in contrasto con la narrazione Occidentale e quindi richiede un sforzo cognitivo maggiore.

Seguendo le riflessioni dei cultural studies, ogni messaggio è codificato. Il codice è la lettura verso cui sono indirizzati i riceventi. Ogni messaggio può avere varie interpretazioni, ma la codificazione rende un'interpretazione preferibile alle altre. Quindi, il codice dominante è detto "egemonico" e la lettura che non richiede alcun sforzo cognitivo è quella egemonica.

"Ciò che sappiamo del mondo lo sappiamo dai media" e, ciò è ancora piú vero su temi che non entrano in contatto con la nostra esperienza quotidiana. Dobbiamo fidarci dei media e dei politici.

Ma prima di fidarci è bene analizzare la codifica dei messaggi.

Il codice egemonico è la propaganda bellica. Ma non siamo spacciati. Se lo riconosciamo, possiamo applicare una lettura oppositiva.

Facciamo un esempio: "le sanzioni hanno avuto un effetto dirompente sulla Russia".

La lettura egemonica è: "le sanzioni hanno avuto un effetto dirompente sulla Russia, quindi dobbiamo continuare a sanzionarla per batterla".

La lettura oppositiva è: "mi stanno dicendo che le sanzioni hanno avuto un effetto dirompente sulla Russia perchè vogliono che io pensi che dobbiamo continuare a sanzionarla per batterla. Ma forse non è vero che le sanzioni hanno avuto un effetto dirompente e perchè dovrei voler battere la Russia?"

Perchè dovrei voler battere la Russia? La narrazione l'ha costruita come nemica, quindi se invade l'Ucraina è perchè è brutta e cattiva, non servono altre spiegazioni: la politica internazionale narrata come se fosse una favola rende inutile il pensiero critico. Tutto è coerente nel mio puzzle, tutto torna. Le differenze diventano binomi di valore: loro sono "cattivi" quindi noi siamo "buoni", loro sono "dittatura" quindi noi siamo "democrazia", loro sono "invasori" quindi noi siamo "invasi". Il senso viene costruito tramite la differenza.

Cosí non abbiamo l'onere di essere sostanzialmente diversi, tanto lo siamo già nella narrativa: la nostra superiorità e il loro essere brutti e cattivi sono due facce della stessa medaglia costruita dalla nostra narrazione.

Siamo rimasti ai tempi di Aristotele, per cui chiunque non era greco era barbaro, e tutti i barbari erano nati per essere schiavi per una menomazione alla loro natura umana. Di conseguenza è naturale che tutti vogliano la nostra "democrazia" e la nostra "libertà": siamo naturalmente superiori. Talmente che ci sacrifichiamo per salvare i poveri barbari oppressi, uccidendo i loro malvagi dittatori.

La profezia che si autoavvera ha funzionato: la Russia, nei nostri cervelli, ha già l'attributo "cattiva", quindi potremmo spiegare tutte le sue prossime azioni cosí: "l'ha fatto perchè è cattiva".

Qui entra il gioco il primo fattore della narrazione: l'omissione. Cerchiamo un significato nella complessità della geopolitica. Ma il significato non è intrinseco alle azioni degli attori, va costruito. L'invasione dell'Ucraina non ha un significato di per sè. "Non esistono fatti, solo interpretazioni".

Per interpretare l'invasione dell'Ucraina come un'azione motivata dalla cattiveria Russa è necessario eliminare, omettere, i pezzi del puzzle che non si incastrano bene nel puzzle, che rompono la coerenza della narrazione: la rivoluzione arancione, le decine di migliaia di ONG occidentali nate dal niente prima della rivoluzione arancione, la discriminazione dei russi da parte dei governi ultranazionalisti ucraini, la guerra civile, i crimini di guerra e tortura del battaglione Azov, la messa al bando di 11 partiti Ucraini, i sabotaggi anglo-americani alle trattative di pace e molti altri ce ne sarebbero.

E se tiriamo fuori uno di questi pezzi che scompiglia il puzzle? Complottista. La narrazione è talmente radicata nei cervelli che ogni dissonanza è automaticamente percepita come impossibile, frutto della propaganda russa. È piú facile modellare la realtà per farla combaciare con le nostre idee che far crollare le certezze.

Tornando all'esempio: è vero che le sanzioni hanno avuto un effetto dirompente? Anche riguardo a questa informazione, non possiamo avere un'esperienza diretta, quindi dobbiamo cercarne una indiretta: dobbiamo farcelo raccontare. Da chi? Dai media. Cercando su internet verrano decine, centinaia, migliaia di articoli che propagheranno la fake news "le sanzioni hanno avuto un effetto dirompente sulla Russia". Ecco il secondo elemento della propaganda bellica: la ripetitività coincide con la verità. Basta martellare ripetutamente le prime pagine dei giornali con "l'Ucraina sta vincendo, la Russia è in ginocchio" per rendere questa informazione vera all'interno dei cervelli, poco cambia quale sia la situazione sul fronte, in quanto non possiamo averne un'esperienza diretta.

Ma come spossiamo costruirci una rappresentazione degli eventi adeguata senza la possibilità di un'esperienza diretta?

Prima di tutto confrontando le fonti possiamo farci un'idea delle motivazioni di entrambe le parti. Ma anche in questo caso lavora l'omissione delle fonti russe: è tutta propaganda. Al contempo veniamo bombardati continuamente dalla narrazione ucraina, sicuramente motivata dall'amore per la verità e la giustizia. Omissione e ripetizione.

Poi, dobbiamo chiederci chi, ci sta dicendo cosa e a quale scopo e perchè sta perseguendo quello scopo.

Il sistema mediale ci sta dicendo che la Russia è cattiva allo scopo di giustificare il sostegno Occidentale all'Ucraina perchè conviene alle oligarchie finanziare statunitensi, le quali hanno il controllo dell'informazione (e quindi costruiscono la narrazione, tramite l'assegnazione di attributi oppositivi che creano senso).

L'ultimo sondaggio dell'European Council of Foreign Relations ci dice che il 53% degli Italiani ritiene una cattiva idea l'invio di armi e munizioni all'Ucraina, il 58% crede che l'Europa dovrebbe spingere Kiev ad un accordo con Mosca e l'80% è contrario all'invio di truppe per combattere. Ma allora perchè è cosí difficile parlare di pace e si finisce subito per essere etichettati "filoputiniani"?

Perchè il nostro unico modo di percepire il "clima d'opinione" è tramite i media, nei quali siamo bombardati dalla propaganda bellica. Quindi sembra che il sostegno all'Ucraina sia un dogma accettato incondizionatamente dalla maggior parte della popolazione, anche se non è cosí. E, seguendo la teoria della spirale del silenzio, quando si pensa di essere in minoranza spesso si sceglierà di rimanere zitti, per la paura dell'isolamento sociale e per evitare il conflitto. Al contrario i sostenitori dell'Ucraina sentono di essere la maggioranza e quindi espongono fieramente le proprie posizioni.

Ecco un'altra profezia che si autoavvera: far passare il sostegno all'Ucraina come una posizione maggioritaria la trasforma effettivamente come tale nella percezione della popolazione: i sostenitori dell'Ucraina "urlano" le proprie idee mentre i pacifisti stanno zitti, intimoriti dal presunto clima d'opinione sfavorevole.

Ecco come la propaganda bellica ha zittito e screditato il pacifismo (omissione e ripetizione).

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