CAMPI FLEGREI: BASTA CON LA PAURA “LEGITTIMATA” DA FANTOMATICI PIANI DI EVACUAZIONE

22 Giugno 2024 12:19 Francesco Santoianni

Ci saranno anche reparti bardati con tenebrose tute NBCR (“per difendersi dai gas tossici”) ad educare le popolazioni flegree e di Napoli a “non farsi prendere dal panico”. Benvenuti all’esercitazione “EXE BRADISISMO - 25-26 giugno 2024” che dovrebbe sopperire a quarant’anni di inadempienze (la “bozza” del primo piano di emergenza per l’area flegrea risale al 1984) e che ripropone l’identico copione di emergenze quali il Covid: enfatizzare il pericolo, scartando ovvie soluzioni, per giustificare una vessatoria restrizione dei diritti. E chi osa proporre una efficace pianificazione e gestione dell’emergenza viene zittito. Come gli attivisti del Comitato “Vivere tra i vulcani” che non potranno far sentire la loro voce nel corso dell’esercitazione “EXE BRADISISMO”.

Questo sarebbe stato il loro volantino.

La paura come sistema di governo e una pianificazione dell’emergenza finalizzata solo a tutelare chi dovrà dirigerla si stanno rivelando in tutta la loro gravità davanti ai terremoti di questi giorni nei Campi flegrei dove, da decenni, si pretende di affrontare un bradisismo, sostanzialmente, con sgangherati piani di evacuazione; piani celebrati in inutili esercitazioni, come quella prevista per il 25 e 26 giugno. Nel contempo, sempre più edifici, dopo “sopralluoghi tecnici” che durano pochi minuti, vengono dichiarati inagibili e i loro abitanti deportati in alberghi (altrimenti vuoti) del litorale casertano. E tutto questo mentre i media di regime, sottacendo ipotesi eruttive come quella di Monte Nuovo del 1538 (che non provocò vittime a parte qualche curioso recatosi sulla vetta del neo-vulcano) paventano il catastrofico risveglio del “supervulcano” che nessuno scienziato degno di questo nome considera probabile.

Ma potrebbe esserci una pianificazione dell’emergenza diversa da quella attuale? Una pianificazione simile a quella di tanti altri Paesi all’estero ad elevato rischio vulcanico (e caratterizzati, anch’essi, da continui terremoti, fumarole, aperture crepacci)? Una pianificazione che sia vicina agli interessi della gente e non serva soltanto ad incensare le istituzioni? Che non serva soltanto ad alimentare il panico e un fiume di consulenze e clientele? Noi crediamo di sì. E riallacciandoci a quanto avvenne nel 1970, quando innumerevoli Puteolani, ribadendo che il bradisismo è una costante di una terra popolata da secoli, rifiutarono di evacuare Rione Terra, chiediamo:

  • Basta con la paura amplificata dalle istituzioni che, finora, come in tutti i “piani di emergenza” che si susseguono dal 1984, legittimano l’assurda credenza di una eruzione come fenomeno improvviso e immediatamente catastrofico, “pianificando” tragicomiche evacuazioni di tutta la popolazione da svolgersi in 24-48 ore. Vogliamo, invece una capillare campagna educativa sul rischio vulcanico che, ad esempio, ricordi come durante le eruzioni del Vesuvio la popolazione restava sul posto per spalare dai tetti le ceneri vulcaniche che si accumulavano, salvando così le loro abitazioni e il loro futuro.
  • Invece di frettolosi “sopralluoghi tecnici” agli edifici (svolti senza strumentazioni da tecnici che, verosimilmente, non se la sentono di dichiarare una probabile agibilità per paura di dover pagarne le conseguenze) accurate perizie. Chiediamo, inoltre, che gli sfollati da edifici inagibili siano ospitati non già in remoti alberghi del casertano bensì in edifici sicuri requisiti nell’area flegrea. E questo anche per impedire che i deportati negli alberghi del casertano, considerati i disagi, si rassegnino a ritornare nelle loro insicure abitazioni.
  • Invece di inutili scartoffie basate su “risorse” da trovare, pubblicazioni che servono solo alla carriera accademica di chi li redige, consulenze… (come gli innumerevoli Piani di Protezione civile per l’area flegrea che si susseguono dal 1984) e ineffabili “coordinamenti” tra enti (che si traducono in periodici scaricabarile) chiediamo un preciso Piano di emergenza nel quale, ad esempio, in caso di emergenza, ogni dipendente dell’ente locale sappia esattamente cosa debba fare. Basta con “piani” che indicono soltanto ineffabili “comitati”.
  • Chiediamo inoltre che, al pari di quello che succede in molti Paesi, che venga creato un Ufficio (con un dirigente che si assuma la responsabilità di quanto prodotto) specificamente dedicato alla redazione e al periodico aggiornamento del Piano di emergenza per i Campi Flegrei; compito questo – incredibile a dirsi - oggi affidato a funzionari di vari enti che lo svolgono tra un impegno e l’altro e a deresponsabilizzanti “Commissioni” che si riuniscono ogni tanto. Vogliamo, inoltre che questo Piano, periodicamente aggiornato e reso integralmente pubblico sia sottoposto alle proposte dei cittadini.

Comitato vivere tra i vulcani

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