10 anni dalla strage neonazista di Odessa: noi non dimentichiamo
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di Antonio Di Siena
In memoria della vittime della strage di Odessa.
2 maggio 2014, giorno in cui le squadracce paramilitari neonaziste ucraine circondarono e appiccarono il fuoco alla Casa dei Sindacati di Odessa.
Almeno quarantotto morti, tutti civili, la maggior parte donne, alcune addirittura incinte. Esseri umani bruciati vivi, altri finiti a sprangate dalla folla, oppure sparati a bruciapelo mentre tentavano di sfuggire alle fiamme.
Una mattanza di una brutalità bestiale con pochi precedenti nella storia recente che, per tutta risposta, ha meritato il sostengo della “democratica” Europa (e dei suoi sempre solerti epigoni della sinistra rosé) ai golpisti e massacratori di Maidan.
A dieci anni di distanza l’Occidente alle prese che le più tremende derive orwelliane tenta di riscrivere la storia di quel barbaro eccidio (lo denunciavo e spiegavo due anni fa qui, provando non solo ad assolvere i colpevoli ma a farli addirittura passare per vittime.
Ma noi che abbiamo memoria sappiamo perfettamente come sono andate le cose, perché è vero: c’è un aggressore e un aggredito. Una vittima e un carnefice. Per questo sappiamo benissimo anche da che parte stare.