2025: Un secondo Rinascimento o il caos?
Dalla Firenze rinascimentale, una delle – poche – vette dell'umanità, che ormai vive nella memoria… procedete con cautela questo 2025 pieno di fiamme.
foto: Paolo Uccello: Diluvio universale. Affresco del 1448 in Santa Maria Novella, Firenze
di Pepe Escobar – Strategic Culture
[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]
FIRENZE – È una folgorante mattina d'inverno in Toscana e mi trovo all'interno della leggendaria chiesa domenicana di Santa Maria Novella, fondata all'inizio del XIII secolo e definitivamente consacrata nel 1420, in un luogo molto speciale della Storia dell'Arte: proprio davanti a uno degli affreschi monocromi dipinti nel 1447-1448 dal maestro della prospettiva Paolo Uccello, raffigurante il Diluvio Universale.
È come se Paolo Uccello ci stesse ritraendo – nei nostri attuali tempi di guai. Così, ispirandomi alla superstar neoplatonica Marsilio Ficino – immortalato in un'elegante veste rossa dal Ghirlandaio alla Cappella Tornabuoni – ho provato a fare un salto nel futuro e a immaginare idealmente chi e cosa avrebbe raffigurato Paolo Uccello nella sua rappresentazione del nostro attuale diluvio.
Cominciamo con gli aspetti positivi. Il 2024 è stato l'Anno dei BRICS – con il merito di tutti i risultati ottenuti per l'instancabile lavoro della presidenza russa.
Il 2024 è stato anche l'Anno dell'Asse della Resistenza – fino ai colpi seriali subiti negli ultimi mesi, una sfida seria che ne favorirà il ringiovanimento.
E il 2024 è stato l'anno che ha definito i lineamenti del finale di partita nella guerra per procura in Ucraina: resta da vedere quanto in profondità l'“ordine internazionale basato sulle regole” sarà sepolto nel suolo nero della Novorossia.
Passiamo ora alle prospettive di buon auspicio che ci attendono. Il 2025 sarà l'anno del consolidamento della Cina come primaria forza geoeconomica del pianeta.
Sarà l'anno in cui la battaglia decisiva del XXI secolo – Eurasia contro NATOstan – si affilerà in una serie di vettori imprevedibili.
E sarà l'anno dei corridoi di connettività avanzati e interconnessi, il fattore determinante dell'integrazione dell'Eurasia.
Non a caso l'Iran è al centro di questa interconnessione – dallo Stretto di Hormuz (attraverso il quale transita ogni giorno almeno il 23% del petrolio mondiale) al porto di Chabahar, che collega l'Asia occidentale all'Asia meridionale.
I corridoi di connettività da tenere d'occhio sono il ritorno di una delle principali saghe del Pipelineistan, l'oleodotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI) lungo 1.800 km; il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC), che collega tre BRICS (Russia-Iran-India) e diversi aspiranti partner BRICS; il Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC), il progetto di punta della Belt and Road Initiative (BRI); e infine, ma non per questo meno importante, la Northern Sea Route [Rotta marittima settentrionale] (o Via della seta settentrionale, come la chiamano i cinesi), che alla fine diventerà l'alternativa più economica e veloce al canale di Suez.
Pochi giorni prima dell'inizio del Trump 2.0 a Washington, la Russia e l'Iran firmeranno finalmente e ufficialmente a Mosca un accordo di partenariato strategico globale, in preparazione da oltre due anni: ancora una volta, un accordo chiave tra i due principali BRICS, con immense ripercussioni a cascata in termini di integrazione dell'Eurasia.
Un canale di negoziazione completamente sigillato
Dmitri Trenin, rispettato membro del Consiglio di politica estera e di difesa della Russia, ha presentato quella che finora è la road map più realista per una fine accettabile della guerra per procura in Ucraina.
“Accettabile” non è neanche lontanamente sufficiente a descriverla – perché dal punto di vista delle "élite" politiche dell'Occidente che hanno scommesso la fattoria e il banco su questa guerra, nulla è accettabile se non la sconfitta strategica della Russia, che non avverrà mai.
Allo stato attuale, il Presidente Putin sta di fatto contenendo settori dell'élite di Mosca che sono favorevoli non solo a tagliare la testa del serpente, ma anche il corpo.
Trump, da parte sua, ha meno di zero incentivi a farsi trascinare in un ulteriore pantano; lasciamo questo compito agli sprovveduti chihuahua europei.
Quindi, una possibile spinta verso un accordo di “pace” traballante fa comodo anche alla Maggioranza Globale – per non parlare della Cina, che sa bene quanto la guerra sia negativa per gli affari (almeno se non si è nel giro delle armi).
Per quanto riguarda una sempre possibile escalation “esistenziale”, non siamo ancora fuori dai guai; ma ci sono ancora tre settimane per un grande colpo di stato alimentato dal terrorismo, come in un false flag.
I primi due mesi del 2025 saranno assolutamente decisivi per abbozzare un possibile compromesso.
Elena Panina, di RUSSTRAT, ha offerto una valutazione strategica concisa e disincantata di ciò che potrebbe accadere.
Ciò che Trump desidera essenzialmente, come un hamburger scadente di McDonald's, è apparire come il Maschio Alfa definitivo. Pertanto, la strategia negoziale di Putin non sarà incentrata sul minare l'atteggiamento da tipo tosto di Trump. Il problema è come riuscirci senza minare il potere di pop star di Trump e senza aggiungere altra benzina alla pira dei guerrafondai della NATOstan.
Putin ha in mano una serie di carte vincenti – legate all'Europa, ai britannici, alla Cina, alla stessa Ucraina e al Sud Globale nel suo complesso.
La determinazione delle sfere di influenza sarà parte di un possibile accordo. Il punto è che nessun dettaglio specifico deve trapelare – e deve essere mantenuto impermeabile alle informazioni occidentali.
Ciò significa, come osserva Panina, che Trump ha bisogno di un canale di negoziazione completamente sigillato con Putin, che nemmeno l'MI6 può decifrare.
Un compito arduo, dato che i silos privilegiati dello Stato profondo sono storditi dalle ultime vittorie psicopatologiche del Vecchio Testamento in Libano e Siria e dal modo in cui hanno indebolito Teheran. Tuttavia, ciò non significa che il legame Iran-Russia-Cina-BRICS sia in pericolo.
Le dinamiche sono già stabilite; procedete con cautela
Putin e il Consiglio di Sicurezza dovrebbero essere pronti a mettere in atto un gioco diplomatico piuttosto complesso e graduale, poiché sanno che la triade di Democratici, Britannici e Bankova, sconfitti e fortemente arrabbiati, eserciterà la massima pressione su Trump e lo trasformerà in “un nemico dell'America” o faranno una stronzata simile.
Mosca non accetterà nessuna tregua e nessun congelamento: solo una soluzione reale.
Se non funzionerà, la guerra continuerà sul campo di battaglia, e Mosca non ha problemi con questo – o con una maggiore escalation. L'umiliazione finale dell'Impero del Caos sarà allora totale.
Nel frattempo, la Guerra Fredda 2.0 tra Cina e Stati Uniti avanzerà più sulla sfera pop che nella sostanza. Gli analisti cinesi più acuti sanno che la vera competizione non è sull'ideologia – come nella guerra fredda originale – ma sulla tecnologia, dall'intelligenza artificiale all'aggiornamento delle catene di approvvigionamento senza soluzione di continuità.
Inoltre, Trump 2.0, almeno in linea di principio, ha meno di zero interesse a scatenare una guerra per procura – in stile Ucraina – contro la Cina a Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale. La Cina ha molte più risorse geoeconomiche della Russia.
Quindi non è esattamente intrigante che Trump stia ventilando l'idea di un G2 tra Stati Uniti e Cina. Il blob dello Stato Profondo la vedrà come l'ultima piaga – e la combatterà fino alla morte. Quello che è già certo è che, se la cosa va avanti, i barboncini europei saranno lasciati annegare in una palude sporca.
Beh, le “élite” politiche che nominano come massimi rappresentanti dell'UE esemplari senza cervello come la Medusa von der Laido e la pazzoide pollastrella estone, che scatenano una guerra contro il loro più importante fornitore di energia, che sostengono pienamente un genocidio trasmesso 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 a tutto il pianeta, che sono ossessionate dall'idea di sradicare la cultura che le ha definite e che, nel migliore dei casi, rendono solo un servizio a parole alla democrazia e alla libertà di parola, queste “élite” meritano di sguazzare nella laidezza.
Per quanto riguarda la tragedia siriana, il fatto è che Putin sa chi è il vero nemico; di certo non un gruppo di mercenari salafiti-jihadisti tagliatori di teste. E nemmeno il Sultano di Ankara è il nemico; dal punto di vista di Mosca, per quanto sogni di sostituire “Asia Centrale” con “Turkestan” nei libri di testo della Turchia, è un attore geoeconomico e persino geopolitico minore.
Parafrasando l'inestimabile Michael Hudson – forse il nostro Marsilio Ficino vestito da Paolo Uccello come uno scrittore in una elegante veste rossa – è come se in questo frangente pre-diluvio le élite americane dicessero: “L'unica soluzione è la guerra totale con la Russia e la Cina”; la Russia dice: “Speriamo che ci sia pace in Ucraina e in Asia occidentale”; e la Cina dice: “Vogliamo la pace, non la guerra”.
Questo potrebbe non essere sufficiente per raggiungere un compromesso – qualsiasi compromesso. Le dinamiche sono quindi già stabilite: la classe dirigente statunitense continuerà a imporre istanze di caos, mentre Russia, Cina e BRICS continueranno a testare nel “laboratorio BRICS” modelli di de-dollarizzazione, assetti alternativi al FMI e alla Banca Mondiale e, infine, persino un'alternativa alla NATO.
Una cornucopia di anarchia e Guerra del Terrore da un lato; un realismo coordinato e razionale dall'altro. Siate pronti a tutto – per qualsiasi cosa. Dalla Firenze del Rinascimento, una delle – poche – vette dell'umanità, ora viva nella memoria, procedete con cautela questo 2025 pieno di fiamme.