25 febbraio, portuali e No Muos contro la guerra

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25 febbraio, portuali e No Muos contro la guerra

Le mobilitazioni "contro la guerra", in occasione dell'anniversario dell'inizio dell'operazione speciale del 2022, sono tante il 25 febbraio 2023, anche in Italia.

Forse troppe.
Sembra "una guerra tra militanti contro la guerra".
Manifestazioni indette nella stessa città, alla stessa ora, confondono (volutamente?).
Soprattutto quando non vengono specificate le motivazioni.

Io cittadino, che, sempre più, rispondo un No secco ai sondaggi sull'invio di armi e la cobelligeranza dell'Italia nel conflitto ucraino, e che sempre meno vado a votare, come mi oriento?

Nel vuoto mediatico dell'informazione negata, persino Berlusconi diventa una voce che rappresenta il sentire degli italiani e Chiara Appendino sembra una filo putiniana pericolosa, poiché in TV sostiene che continuando a mandare armi non si agevolano i tavoli dei negoziati....
D'altronde, tutte le voci di razionale analisi geopolitica e qualsiasi parere che inducesse a valutare un altro punto di vista sono spariti dagli show mediatici.

Repubblica, addirittura, nel dare le prime notizie sul lungo discorso di Putin, si diletta nell'emulazione di Puente e, invece di fornire informazione giornalistica deontologicamente corretta, tenta un ridicolo fact checking.

Ma torniamo alle manifestazioni.
Si ripresenta Europe for Peace, con oltre 50 iniziative in varie città italiane il 23, 24 e 25 febbraio, con la medesima piattaforma della mobilitazione del 5 novembre 2022, di cui avevamo già parlato qui:
(https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-manifestazione_5_novembre_quale_pace/39130_47788/).

Ma la vera novità di questo  25 febbraio 2023 probabilmente  non sarà resa mai nota mediaticamente, non ve ne parlerà nessuno.

Il 25 febbraio non ci saranno solo mere passerelle di facciata, con i colori giallo blu,  sondaggisticamente indotte.

Per la prima volta in Italia, infatti,  manifestazioni autorizzate  partiranno dai porti.
Gli stessi  porti che hanno  bloccato l'invio di  armi contro lo Yemen, contro la Siria e la Palestina, che si rifiutano di  caricare armi all'Ucraina .

La lotta dei portuali di Genova contro le navi che trasportano armi ha allargato anche l’orizzonte a livello europeo. «È cominciato anche un percorso europeo con varie realtà portuali – spiega il portavoce del Calp – partendo dai portuali di Marsiglia, Amburgo, i portuali del Pireo o Bilbao, mettendo in connessione tutte le realtà lavorative portuali».

Partire dal lavoro per dire no alla guerra, è la loro parola d'ordine.

«Abbiamo scoperto che le ricadute sui lavoratori delle scelte politiche dei vari governi sono le stesse di quelle italiane», sottolinea Nivoi. Ed è in questo modo che è apparso evidente che la lotta contro la guerra è al tempo stesso una lotta per i diritti del lavoro.
«Con lo scoppio dell’ennesima guerra – evidenzia il portavoce del Calp – abbiamo visto il governo Draghi aumentare nel giro di una notte da 62 a 104 milioni di euro la spesa militare. Questo vuol dire che quando i soldi sono legati all’interesse economico e politico si trovano dalla mattina alla sera, quando invece le richieste riguardano i lavoratori o i cittadini, vengono disattese perché la guerra oggi assorbe tutte le risorse».

https://www.radiocittafujiko.it/il-porto-come-terreno-di-lotta-contro-la-guerra-a-genova-nuova-manifestazione/

La manifestazione dei portuali, appoggiata da varie realtà politiche come Uniti per la Costituzione di Genova e da sindacati di base come USB, si svolgerà anche a Niscemi, in Sicilia, colonia NATO, dove la sudditanza agli USA è ben rappresentata dalla Base di Sigonella e dall'impianto Muos.

Questo di seguito il comunicato No Muos:

"Sabato 25 febbraio saremo ancora una volta in piazza a Niscemi. Abbiamo scelto di manifestare lì per denunciare che la guerra che divampa a qualche centinaio di chilometri da casa nostra, si può fare anche perché la Sicilia è diventata la portaerei della Nato e degli Stati Uniti.
La base di Sigonella e il Muos di Niscemi sono infatti fondamentali per le ricognizioni che effettuano sul teatro di guerra, mettendoci di fornte al fatto che anche noi siamo, senza volerlo in prima linea in questa guerra.
Una guerra che rappresenta la conseguenza più nefasta delle crescenti tensioni interimperialiste delle principali potenze capitalistiche negli ultimi anni. Guerra che rimane l’unica risposta che gli Stati capitalisti riescono a trovare per tentare di salvaguardare il loro potere.


In contemporanea si terrà a Catania una manifestazione promossa da diverse sigle tra cui la Cgil che nonostante noi avessimo chiamato alla mobilitazione con molto anticipo hanno deciso di sovrapporsi alla nostra manifestazione.


Ci chiediamo perché non rafforzare un momento di lotta in un luogo simbolo delle guerre che si combattono nel mondo?


Ci chiediamo perché nel loro appello non ci sia una parola di denuncia contro il governo Meloni che in piena continuità con l’Agenda Draghi e col sostegno della quasi totalità del Parlamento, conferma un coinvolgimento spinto del nostro Paese nel conflitto imperialista ucraino, favorendo così l’industria italiana delle armi e tutti quei settori economici che vedono opportunità di profitto nella ricostruzione dei territori distrutti.


Ci chiediamo perché non si parla della guerra che questo governo fa contro le classi popolari , per poter sostenere le ingenti spese militari che superano oramai gli 80 milioni di euro al giorno, con il taglio del reddito di cittadinanza, la reintroduzione dei voucher e la rimozione dei limiti sull’utilizzo dei contratti a tempo determinato, nonché una continua riduzione di spesa per sanità scuola e università.


E ancora non una parola su scuole e università che vengono sempre più militarizzate per diventare centri di consenso alla guerra con la ricerca orientata a scopi bellici e l’istituzione di PCTO nelle caserme e addirittura presso la base di Sigonella.

Ci dispiace ma non ci sentiamo in linea con chi organizza questa manifestazione svuotata di significati e contenuti per permettere di stare comode quelle forze politiche che sporcano la parola pace, votando in parlamento l’invio di armi, chiedendo l’aumento delle spese militari o sedendo nei consigli di amministrazione delle industrie delle armi. Forze che spudoratamente piegano un momento che potrebbe essere catastrofico per l’umanità ai loro giochetti di alleanze per le prossime elezioni comunali.

Rispettiamo chi scenderà in piazza a Catania, ma rinnoviamo il nostro invito a partecipare alla manifestazione di Niscemi per costruire realmente opposizione a chi fa la guerra.

Rinnoviamo invece il nostro gemellaggio con la manifestazione di Genova organizzata dai lavoratori portuali del CALP che in questi mesi hanno realmente sabotato la guerra impedendo il traffico delle navi cariche di armi.

Movimento No Muos".

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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