30 anni di squallide future: la fine del mercantilismo lascia solo carcasse
di Pasquale Cicalese
La cesura ci fu nel febbraio del 1992, quando ebbe inizio l'operazione Mani Pulite. Una generazione, ed i suoi figli, nata durante il fascismo, che fu istruita sul modello scolastico gentiliano, che conobbe la guerra prima e la ricostruzione dopo, messa sotto accusa. Soprattutto i suoi "figli", già disinvolti nel clima degli anni Ottanta della Milano da bere, ma pur sempre ancorati ad un'idea dello Stato, grazie alle Partecipazioni Statali, che sovrastava gli interessi privati, tranne eccezioni, vedi Craxi con le tv di Berlusconi. Una generazione di politici e manager messi sotto accusa, alcuni morirono tragicamente in carcere, innocenti, che diede inizio al Trentennio del "Piu' Stato per il Mercato".
Le associazioni di categoria economica, che aspettavano la rivincita sin dal 1945, presero il sopravvento grazie a forze manovrate da ambienti anglosassoni e tedeschi, rappresentate politicamente da "Patrioti", "Servitori dello Stato", "Illuminati". Il saccheggio delle Partecipazioni Statali, la fine della banca universale e sua privatizzazione, la flessibilità e precarietà del mercato del lavoro, l'ancoraggio al "vincolo esterno", l'aumento del debito pubblico per onorare le categorie economiche, la concertazione trisindacale, che poneva quest'ultime, a detta loro, come "nuova classe dirigente", furono alla base della distruzione delle fondamenta della Prima Repubblica, che aveva la primazia del pubblico, sia in termini di servizi pubblici universali, sia in termini industriali. La deflazione salariale conseguente portò alla nuova strategia, sul modello renano, dell'export led, del mercantilismo, le cui conseguenze furono la diminuzione, sotto forma di redditi piu' bassi, della base di massa di consumo, di cui pagò le conseguenze lo stesso capitale commerciale. Trent'anni di mercantilismo, di aiuti pubblici ai privati, di saccheggio del salario sociale di classe, le cui basi furono Nixon 71, Werner 72, Trilaterale 75, portarono il paese alla distruzione delle basi statuali.
La stessa forza lavoro pubblica, sottoposta sin dal 2009 al blocco del turn over prima e al blocco salariale per 9 anni dopo, fu drasticamente diminuita, specie nei servizi sanitari ed assistenziali, tale per cui ora è al collasso e non può garantire servizi minimi. La forza lavoro pubblica sottoposta, come quella privata, ad un intensificazione dei ritmi di lavoro, secondo il modello marxiano del "plusvalore assoluto" (maggiori ritmi, aumento giornata lavorativa, settimanale, mensile, annuale di vita, grazie alle riforme delle pensioni), a conseguenza del quale ora c'è una fuga.
La deflazione salariale, che portava all'esodo all'estero di 8 milioni di italiani, specie qualificati, al crollo demografico, a cui si rispondeva con immigrazione sotto- qualificata, con tensioni nelle periferie metropolitane, l'abolizione della Gescal, voluta dai radicali, che causava l'aumento spropositato degli affitti, assieme all'abrogazione dei canoni calmierati, voluta dal governo D'Alema, ebbene, tutto ciò portava ad un'ulteriore diminuzione della base di reddito e dunque della massa di consumo, l'unico vero sbocco per la valorizzazione del capitale industriale e commerciale .
Per trent'anni si è rimediato con il mercantilismo, con le esportazioni, ora, il collasso di paesi come la Germania e la Gran Bretagna, causa il blocco dello sbocco mercantilista e delle subfornitura, non avendo piu' grandi complessi industriali. 50 anni di guerra al salario, esacerbati negli ultimi 30 anni, portano le generazioni nate negli anni 50 e 60 a non riconoscere piu' questo Paese, dominato da squallide figure, come cantava Battiato.
Tocca alle nuove generazioni prendere il testimone, prima però avendo coscienza di cosa accadde e di cosa è accaduto.