500 morti sospette post-vaccino nel Regno Unito (227 dopo il Pfizer)

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500 morti sospette post-vaccino nel Regno Unito (227 dopo il Pfizer)

Mentre milioni di cittadini spaventati corrono verso i vaccini ritenuti, a torto o a ragione, salva-vita e paesi colpevoli di iniziale superficialità, come il Regno Unito, si riscattano vaccinando a più non posso, emergono gli effetti collaterali dei vaccini, e vanno ben oltre il braccio gonfio o qualche linea di febbre.

Dalla tanto decantata Israele che ha vaccinato gran parte dei suoi 8 milioni di abitanti – lasciando indietro, ça va sans dire, i palestinesi residenti ed ostacolando l’arrivo del vaccino ai palestinesi sotto occupazione – difficilmente ci si può aspettare che emergano notizie “riservate” circa gli effetti collaterali, tanto più che il concetto di “effetto collaterale”, per Israele, è già inficiato da decenni di spargimento di sangue palestinese derubricato da assassinio ad effetto collaterale, appunto, quindi ci sarebbe troppa confusione. Meglio la riservatezza!

Dal Regno Unito invece, Boris Johnson, forse per cancellare la brutta immagine che lo scorso anno lo inserì a forza nella schiera dei negazionisti, o forse per altri motivi, non solo sta vaccinando a tutto gas ma ha fatto della comunicazione ufficiale sugli effetti collaterali la sua bandiera di trasparenza, tentando di recuperare così un margine di credibilità.

Quindi scopro senza fatica che i dati del governo britannico aggiornati all’11 marzo affermano che i decessi post-vaccino, sospetti di essere effetto collaterale grave dello stesso, sono ben 275 per AstraZeneca, 227 per Pfizer e 4 per marca non indicata. Oltre 500 decessi sospetti, ma solo sospetti perché manca ancora un’indagine scientifica sui “nessi causali” tra decesso e vaccino.

La trasparenza circa i decessi “sospetti”non ha portato il governo Johnson a interrompere le vaccinazioni, tutt’altro! Chi vuole vaccinarsi può farlo e anzi è incentivato a farlo perché l’obiettivo è raggiungere presto quell’effetto gregge che quando venne nominato lo scorso anno diede motivo a ignoranti e delinquenti mediatici di farsene beffe, ma che ora gli stessi ripetono come un loop invitando a vaccinarsi e aggiungendo che è una prova di responsabilità. A volte le frasi hanno un loro effetto pur senza aver un corrispondente contenuto, ma su questo torneremo in un’altra occasione.

Tornando ai numerosi decessi post vaccinazioni e alla mancanza di “nessi causali” , quegli stessi nessi che non valevano per i deceduti per cause diverse se risultati positivi al virus (non alla malattia, ma solo al virus) è lecito chiedersi se, in caso di nessi causali dimostrati, le ditte fornitrici dei vaccini incriminati saranno chiamate a pagare, per quanto il risarcimento non potrà mai restituire le vite perdute. Ma dopo esserci posti questa domanda la risposta più probabile sarà un secco NO e questo perché le aziende produttrici di vaccini pretendono la dichiarazione di malleveria, cioè di essere esonerate da qualunque responsabilità in caso di effetti collaterali e questo vale anche per i “difetti di fabbrica”, come per lo stock di AstraZeneca al momento sospeso per sospetta avaria, cosa che non vale neanche per i venditori di elettrodomestici i quali sono tenuti a rilasciare una garanzia all’acquirente.

Ma forse al venditore di elettrodomestici e alle fabbriche presso cui si rifornisce è richiesta un’etica che non viene richiesta ai produttori di vaccini solo perché il lavoro mediatico che ha circondato questi ultimi li ha fatti percepire come benefattori dell’umanità , confondendoli magari con figure come quella di Jonas Salk, primo scopritore del vaccino antipolio, il quale si rifiutò di brevettare il suo prodotto dicendo che il suo vaccino contro la poliomielite, sperimentato per anni prima di essere somministrato, apparteneva alla gente, come alla gente appartiene il sole.

Ma erano altri tempi. 

Patrizia  Cecconi

Patrizia Cecconi

Romana di nascita, milanese di ultima adozione. Laureata in Sociologia presso la Sapienza Roma ove tiene per alcuni anni dei seminari sulla comunicazione deviante. Successivamente vince la cattedra in Discipline economiche ed insegna per circa 25 anni negli Istituti commerciali e nei Licei sperimentali. Interessata all'ambiente, alle questioni di genere e ai diritti umani ha pubblicato e curato diversi libri su tali argomenti ed uno in particolare sulla Palestina esaminata sia dal punto di vista ambientale che storico-politico. Ha presieduto per due mandati l'associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese di cui ora è presidente onoraria e, al momento, presiede l'associazione di volontariato Oltre il Mare. Da oltre 12 anni trascorre diversi mesi l'anno in Palestina, sia West Bank che Striscia di Gaza, occupandosi di progetti e testimonianze dirette della situazione. Collabora con diverse testate on line sia di quotidiani che di riviste pubblicando articoli e racconti. 

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