A proposito di "governo tecnico"...

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A proposito di "governo tecnico"...

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Ora si riparla di " Governo Tecnico".

Va avanti cosi' dal 1992, intervallati da governi politici ancor peggio. E' l'eccezione italiana iniziata con Mani Pulite tesa a smantellare le strutture statuali. Ma manca anche e soprattutto la società civile, la Chiesa, i triconfederali (ora addirittura licenziano i quadri), i partiti, i quadri intellettuali. Come se avessimo assistito alla morte di una nazione.

Davamo troppo fastidio, eravamo una potenza industriale con diramazioni estere a tutto tondo, spesso in paesi lontani, per non parlare del Mediterraneo. Il raddoppio previsto del Canale di Suez ci avrebbe posto, nei posti mondiali, come perno centrale, la Lega Anseatica avrebbe perso dopo 500 anni il suo ruolo. E andavamo in Egitto, Algeria, Tunisia, Africa, Asia, ben voluti da tutti, spesso con contratti miliardari.

Era la società del benessere degli anni Ottanta, anni di riflusso, ma che ancora avevano i rimandi del welfare e della politica del trentennio 50-70. Troppo, occorreva fermarci. Non è colpa degli italiani, spesso non avevano cognizione, spesso sono stati ingannati (in fondo siamo un popolo furbo, non intelligente, per quanto molte individualità siano ammirate all'estero).

Non dovevamo piu' istruirci, non dovevamo piu' permettere l'insorgenza della classe lavoratrice. Ci furono colonne interne, a partire dalla Lega Lombarda, ma gli altri se ne approfittarono per assumere il ruolo di vendi patria in cambio di un ruolo di "finto comando", spesso dettato dal proprio narcisismo. I corpi intermedi presero il posto delle sedi di partito della Dc, del Psi, del Pci, nel frattempo mutato (si era visto sin dal 1976), il comando doveva essere assolutamente ripristinato in un contesto in cui, potenze estere e vendi patria, ci ponevano, diversamente da quanto la Storia ci avrebbe attribuito, in un ruolo marginale. E poi c'era l'attacco alla lira, da lì iniziò il problema del debito pubblico, eterno cappio al collo. Lo Statuto dei Lavoratori fu messo in soffitta dal centrosinistra, la politica ridotta ad avanspettacolo con il ruolo decisivo dei media. E poi ci fu Maastricht, De Michelis, veneziano, voleva porre il Veneto e il Nord nella Lega Anseatica, come linea di collegamento con il Mediterraneo, ma gli andò male.

Da qui l'emigrazione di milioni di meridionali al nord, in un sud in cui l'industria pubblica fu smantellata. Fino all'euro, al raddoppio dei prezzi, alla precarietà, alla disoccupazione, all'impoverimento. Non doveva andare così, avessimo avuto piu' orgoglio a quest'ora saremmo rimasti una potenza industriale. Chi recupererà questi 31 anni? All'orizzonte ancora non si vede nulla.
 

Pasquale Cicalese

Pasquale Cicalese

 

Economista. Ha aperto un canale telegram: pianocontromercato
 
 

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