A rischio lo stabilimento Pfizer di Catania. L'allarme dei sindacati
di Francesco Fustaneo
A Catania torna a far parlare di sé la Pfizer, la nota azienda farmaceutica che durante la pandemia si è aggiudicata esosi contratti pubblici per la fornitura dei vaccini anticovid e che nonostante dichiarasse utili stratosferici, aveva già nel 2022 operato la riduzione di personale per il proprio stabilimento, ubicato vicino l'aeroporto di Fontanarossa.
Come l'AntiDiplomatico avevamo allora seguito la vicenda intervistando in merito una lavoratrice/Rsu. I licenziamenti avviati nel 2022, avevano riguardato 130 lavoratori dipendenti e circa 100 lavoratori interinali, con pesanti conseguenze anche sull’indotto.
“E' il capitalismo bellezza“ verrebbe da dire, assistendo a un paradosso di tale portata. Ma la brutta storia pare non sia ancora conclusa e nubi scure continuano ad addensarsi all'orizzonte: infatti ad oggi lo stabilimento etneo della Pfizer specializzato nella produzione di antibiotici iniettabili sterili, di cui quello penicillinico con brevetto scaduto, appare al momento fuori da qualunque piano di investimenti in grado di intercettare la nuova mission della Big Pharma. Così sindacati, temendo che il colosso farmaceutico possa avviare uno spin-off del ramo degli iniettabili sterili e di conseguenza escludere Catania dal proprio network, hanno chiesto di essere essere convocati dall’azienda “per verificare quale sia la reale volontà circa le sorti del sito siciliano”.
Nel comunicato lanciato nelle scorse ore, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil,Ugl Chimici e Fialc Cisal affermano che “la crisi mondiale pandemica e l’avvento dei vaccini hanno infatti modificato profondamente il volto dell’ azienda trasformandola in una biotech company,ossia una società il cui nuovo focus è quello di ricercare, produrre e commercializzare nuovi prodotti in grado di prevenire patologie quali tumori e malattie rare. Pfizer è già leader in questo nuovo campo e punta alla rimodulazione dei suoi asset strategici, ma questa novità, relegherebbe di fatto il sito etneo a un ruolo non più strategico, comportando un rischio vitale di impoverimento dei livelli occupazionali, già notevolmente impattato dall’ultima procedura di licenziamento”.
In un paese in cui la politica avesse ancora la reale guida dell'economia e la supremazia su multinazionali e finanza, a situazioni del genere si assisterebbe di rado, ma oramai, immersi fino al collo in questo sistema politico/economico che opera nella pura logica del mercato e del profitto, ci siamo tutti abituati derubricare a comune notizia di cronaca fatti come quelli di Catania, a cui assistere passivamente.
Con buona pace dei lavoratori e dei territori, questi ultimi sempre più privi di solide prospettive di sviluppo.