Addio a Marcello Colasurdo, cantore della tradizione popolare e operaia
Foto dal profilo Facebook Marcello Colasurdo
Questa mattina a Pomigliano d’Arco, è morto all’età di 67anni, Marcello Colasurdo, malato da tempo. Chi ha raccolto le sue parole, questa mattina, sulla sua pagina Facebook, ha voluto lasciare questo messaggio: “Adesso alzate le vostre tammorre nell'alto dei cieli e suonate per me! io da lì continuerò a suonare per voi nei cerchi della terra e dei campi elisi. grazie a tutti per l'amore che mi avete dato!”.
Troverete titoli tutti uguali sui siti web: “Addio al Re della tammurriata”. Il titolo regale lascia il tempo che trova, Marcello era un simbolo della tradizione della tammurriata, ma insieme ai gruppi di musica popolare nati alle falde del Vesuvio, “A’ Muntagn”, come E Zezi e le Nacchere Rosse, negli anni ’70 del Novecento, rivoluzionarono questo genere musicale adattandolo ai cambiamenti economici, sociali, anche antropologici che si registrarono a Pomigliano d’Arco e nelle zone circostanti con la costruzione dell’Alfa Sud.
Marcello con altri ragazzi capirono che questi canti dovevano essere adattati alla nuova condizione di questi contadini diventati da un giorno all’altro operai, raccontando l’impatto dalla campagna alla catena di montaggio, denunciando le storture sui luoghi di lavoro, lo sfruttamento. La tammurriata dell’Alfa Sud divenne un inno di riscossa in quegli anni.
Questo rinnovamento della tradizione della musica popolare fu un fenomeno non solo locale, ma si diffuse nel resto d’Italia e all’estero.
La musica popolare dei E Zezi, delle Nacchere Rosse attirò l’attenzione di Dario Fo e Franca Rame che all’epoca e nei successivi anni si recavano a Pomigliano per studiare questo fenomeno e suonare in vari concerti con questi gruppi emergenti.
Colasurdo era un vero difensore della tradizione, di quella vera, quella autentica che si fa Storia avrebbe detto Pier Paolo Pasolini.
Il suo impegno politico è stato costante al fianco dei lavoratori dell’Alfa Sud e poi della Fiat, degli operai di tutto il comprensorio industriale, contro la guerra.
Negli ultimi anni volle partecipare allo sciopero dei metalmeccanici fuori ai cancelli dell’Alenia anche se ormai era costretto a muoversi sulla sedia a rotelle
Era una fortuna averlo nei pullman che da Pomigliano si recavano a Roma per le manifestazioni, allietava il viaggio con la sua tammorra, i suoi racconti.
Sempre con la sua tammorra, instancabile, animava i cortei con la sua allegria con il suo sberleffo contro i potenti. In una manifestazione contro la guerra in Iraq, nel 1991, sulle note del musical Jesus Christ Superstar fece impazzire il corteo quando cambiando le parole, intonò: “Merican omm e merd aro’ stai tu succer a guerr”.
Lo aveva sempre detto: “È meglio ‘na tammurriata ca ‘na guerra “.
Oltre alla musica, Colasurdo ha avuto esperienze importanti anche nel cinema con Salvatore Piscicelli, Mario Martone e Federico Fellini.
Si può credere o meno all’aldilà, ma piace e rende meno amara la sua partenza fisica immaginare che ad accoglierlo ci sia Fellini che, come quando lo scelse per film L’Intervista, gli sussurrò: “T’ho ritrovato”.
I Funerali di Colasurdo si svolgeranno domani a Pomigliano d’Arco, nella chiesa di San Felice.
Ci saranno sicuramente tante tammorre, si cercherà di esorcizzare la sua perdita, ma non sarà facile. Con Marcello forse è andato via un pezzo di tradizione musicale e operaia simbolo di una stagione difficilmente ripetibile.