Altro che Recovery Fund, per l'Italia nella UE non c'è vita
Il quotidiano spagnolo El Pais rivela che la Commissione Europea ha chiesto al Governo spagnolo di riformare le pensioni e il mercato del lavoro per ricevere i finanziamenti del Recovery Fund. Insomma la logica del Recovery Fund è questa: "Ti pago, in cambio devi darmi riforme in senso austeritario e tendenti alla deflazione salariale". Nulla di nuovo, basta ricordarsi cosa disse Mark Rutte, il premier olandese: gli stati beneficiari devono rendersi "competitivi" affinchè non sia mai più necessario questo "aiuto". Inutile sottolineare che manovre che provocano deflazione salariale fanno decrescere il Pil. Quindi, l'eventuale crescita del Pil dovuta al Recovery sarà in tutto o in parte compensata dalle manovre austeritarie. Come dicono a Roma? Ah, sì, "Ciao core".
E a chi vuole illudersi con la falsa speranza che la situazione italiana sia diversa da quella spagnola ricordo sommessamente che la "feroce" riforma Monti-Fornero si basava sull'assunto che la crescita italiana si stabilizzasse su una media dell'1% all'anno di crescita del Pil. Crescita che non c'è mai stata, con la ciliegina sulla torta di un 2020 che andrà sul -10% per andare bene. Saranno anni duri, ma duri davvero. L'ho detto mille volte, per noi nella UE non c'è vita. Ci hanno scarnificato per trenta anni, e ora ci daranno il colpo di grazia. Saremo come la Romania post Causescu se rimaniamo nella UE, e saremo nelle mani di Dio se usciamo. Trenta anni di catastrofe a causa di deliri rosé e di sogni europei che non esistono (e che spacciano solo in Italia) purtroppo si pagano. Ora l'ultima favola: "le rizorze del ricoveriplun".
Nel frattempo, un mio contatto mi saluta e mi dice che lei, il marito e la figliola piccola si trasferiscono in Svezia: "un po' con l'inglese ce la caviamo", dicono. Riiniziare da capo con una famiglia già fatta, che aggiungere? Siamo in epoca post bellica, come all'inizio degli anni '50.