Armenia: la genesi del nuovo fronte della NATO contro la Russia
di Marinella Mondaini per l'AntiDiplomatico
Sembra uscita dal cappello del prestigiatore l'inaudita propaganda contro la Russia e contro le autorità della Federazione Russa in corso in Armenia negli ultimi tempi. Oltretutto questa propaganda viene espressa dalle più alte sfere del potere e ciò crea un’atmosfera ancora più malsana nella società armena.
In realtà dietro questi avvenimenti, la mano del “prestigiatore” è ben visibile.
L'improvviso attacco di russofobia avviene mentre il paese sembra essere alla vigilia di eventi molto lugubri: lungo tutto il perimetro delle frontiere dell’Armenia si ammassano le truppe dei soldati dell’Azerbajan e, dicono in Armenia, anche della Turchia.
Così, parallelamente all’isteria antirussa viene fomentata anche l’isteria della guerra fra Armenia e Azerbajan, che molti specialisti indicano come imminente. Il fatto è che il sorosiano Nicol Pašinjan, primo ministro armeno, sta prendendo misure nei confronti della Russia, dove non si può non scorgere l’impronta della zampa della NATO.
La Nato pare volere un’altra guerra sulla soglia di casa della Russia, dopo aver perfettamente capito che non riesce a vincere in Ucraina.
La NATO, che è la causa principale della guerra in Ucraina, dopo l’Ucraina adesso vuole anche l’Armenia. E’ lapalissiano.
“Esorto l’Armenia ad entrare nell’Alleanza Atlantica, Nicol Pašinjan. Difenda l’Armenia, Presidente degli Stati Uniti!” – ha dichiarato il capo del Comitato europeo per l'ampliamento della NATO, Günter Fellinger, nei suoi social X, rivolgendo l’appello ad aderire al Primo Ministro dell'Armenia, Nikol Pašinjan. Ma il viceministro degli Esteri della Repubblica Armena Vahan Kostanyan dopo ha dichiarato che “Nessuno nella NATO ha invitato l'Armenia ad aderire all'Alleanza, ma Erevan è pronta a continuare a collaborare con questa organizzazione. Per quanto riguarda il partenariato tra l'Armenia e la NATO, non è il primo anno che viene realizzato. Collaboriamo con la NATO in vari formati e siamo pronti a continuare questo processo"
Oltre a questa spiacevole provocazione da parte di un rappresentante della Nato, l’Armenia si appresta a ratificare lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.
Come ha scritto recentemente la TASS, il primo settembre, il governo armeno ha inviato al Parlamento lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (CPI) per esaminare la questione della ratifica, ha riferito il servizio stampa del Gabinetto dei ministri. L'Armenia aveva firmato il trattato nel 1998 ma non lo ha ratificato. Guarda caso, a marzo, la Corte Suprema di Giustizia dell'Armenia ha deciso che gli obblighi enunciati nello Statuto di Roma sono conformi alla legge fondamentale del paese. Il Ministero degli Esteri russo ha ritenuto "assolutamente inaccettabili" i piani dell’Armenia di aderire allo Statuto di Roma, sulla base della posizione di questa organizzazione, la CPI, nei confronti della Russia. Come si ricorderà, la Corte Penale Internazionale a marzo ha spiccato l’ordine di arresto per Vladimir Putin e Pašinjan si appresta a ratificare lo Statuto di Roma della CPI?!
Ma i fatti negativi per la Russia non finiscono qui: dall'11 settembre si svolgono le esercitazioni militari congiunte armeno-americane sul territorio dell'Armenia. Lo scopo dichiarato è: “per migliorare e approfondire le relazioni con gli USA”. Gli Usa hanno persino dichiarato che le esercitazioni militari diventeranno “abituali”.
Altra ciliegina sulla torta, e direi molto amara, è che nei giorni scorsi Pašinjan ha spedito la moglie a Kiev, Anna Akopjan, al “Summit delle “prime mogli” o cosiddette “first lady”. Il tema del forum, a cui hanno partecipato le dolci metà dei capi di Gran Bretagna, Giappone, Turchia, Israele, Danimarca, Rep. Ceca, Spagna e altri paesi dell’UE, aveva un titolo curioso, se non emblematico: “La salute mentale. Fragilità e resistenza del futuro”- La signora Akopjan ha portato aiuti umanitari al regime di Kiev. Nel suo discorso ha dichiarato pieno sostegno ai bambini ucraini e ha portato loro in dono 1000 smartphone. Ciò ha sollevato protesta e insoddisfazione nell’opposizione armena, il deputato Anna Mkrtchyan, ha ricordato che durante la guerra dei 44 giorni nel Nagorno-Karabakh, l'Ucraina ha fornito le munizioni al fosforo all'Azerbajan e si aspettava che vincesse. Infatti Kiev era piena di manifesti con la scritta “il Nagorno-Karabakh è Azerbajan”.
La questione irrisolta del Nagorno-Karabach costituisce il perno del conflitto, l’Azerbajan vuole il Nagorko-Karabach, ma il fatto è che sostanzialmente l’Armenia ha riconosciuto il Nagorno-Karabach parte dell’Azerbajan. Ha fatto tutto da sola, non è certo stata la Russia a proporre un simile errore stratosferico, nonostante il primo ministro armeno addossi la colpa dei suoi insuccessi alla Russia. Pašinjan ne è l’artefice, colui che se ne infischia della teoria propugnata da Erdogan: “due Stati-un popolo”, cioè Turchia e Azerbajan sono un unico popolo. Quindi, si fa presto a comprendere che fine farà il Nagorno-Karabach e e l’Armenia, che potrebbe così venire inghiottita dalla Turchia e Azerbajan.
Oggi, il presidente russo Vladimir Putin durante il Forum Economico Orientale ha dichiarato che “la leadership armena ha praticamente riconosciuto la sovranità dell'Azerbaigian sul Nagorno Karabakh. Nella Dichiarazione di Praga, l'Armenia ha registrato su carta lo status del territorio. Il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev ha anche dichiarato che la questione dello status del Karabakh è già stata risolta, ha ricordato Putin, che ha cancellato così la colpa che le autorità armene addossano alla Russia.
Ma in questa lunga e spinosa questione territoriale, ancora non chiusa, la Russia sta registrando sempre più forti interferenze nel processo di regolazione del conflitto tra Armenia e Azerbajan sul Nagorno-Karabakh. Come ha detto il vice segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa Alexej Ševcov in un'intervista alla Rossijskaja Gazeta: “Stiamo registrando tentativi persistenti da parte degli Stati Uniti, dell'UE, di singoli paesi occidentali e dei loro agenti di influenza di interferire nel processo di risoluzione del Nagorno-Karabakh, screditare la presenza russa nella regione e rafforzare le loro posizioni". Certo, la base militare russa in Armenia, presente dal 1995, dà molto fastidio a “qualcuno”, che sta lavorando di sottecchi perché sparisca, per scalzare via in tal modo la Russia dalla regione. Non a caso in Armenia si trova la seconda al mondo per grandezza Ambasciata americana e che lavora alacremente, specie con i giovani armeni.
Altra benzina sul fuoco, gettata dallo stesso Pašinjan, è nella sua recente intervista al quotidiano italiano La Repubblica, dove ha affermato che la Russia si sta ritirando da Nagorno-Karabakh. Il Cremlino non è d'accordo con le dichiarazioni del primo ministro armeno Nikol Pašinjan sul fallimento della missione di pace nel Nagorno Karabakh e sul ritiro della Russia dalla regione, ha dichiarato il portavoce del presidente Dmitrij Peskov. "La Russia è parte integrante di questa regione, quindi non può andarsene da nessuna parte. L'Armenia non può essere abbandonata dalla Russia". Il portavoce di Putin ha pure aggiunto che “in Russia vivono più armeni che nella stessa Armenia, sono molto patriottici e apportano un sostanziale contributo allo sviluppo del paese”.
Ma ciò non sembra affatto interessare le autorità armene. Si possono menzionare ancora diversi passi di inimicizia compiuti da Erevan, come le dichiarazioni offensive rilasciate il 6 settembre dal presidente dell'Assemblea nazionale armena Alen Simonjan nei confronti dei collaboratori del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, tra cui il rappresentante ufficiale del dipartimento, direttore del Dipartimento di Informazione e Stampa, Maria Zakharova.
Le dichiarazioni inaccettabili di Alen Simonjan sono state fatte in risposta a Maria Zakharova, che aveva osservato che i rappresentanti dell'Armenia ultimamente hanno consentito una retorica "al limite della maleducazione" nelle dichiarazioni pubbliche. Dopo di che, Simonjan ha dichiarato alla stampa armena che "non ha intenzione di rispondere a una qualche segretaria". La stessa Zakharova ha poi risposto con umorismo all'attacco dello speaker armeno: sui suoi social network ha espresso sostegno a "tutte le segretarie del pianeta".
Altro fatto inaccettabile per la Russia è che il 7 settembre i Servizi di Sicurezza dell’Armenia hanno arrestato nella città di Goris il blogger e attivista filorusso Mika Badaljan e l'editorialista di “Radio Sputnik Armenia” Ašot Gevorkjan per traffico illegale di armi da fuoco. Entrambi avevano duramente criticato il governo armeno per la sua politica anti russa. Persone dunque così note e che sapevano benissimo di essere giorno e notte sotto i fari dei Servizi segreti all’improvviso decidono di darsi al traffico di armi? Tutto ciò è apparso subito come una provocazione bella e buona.
In relazione alle offese verso il Ministero russo degli Esteri e all’arresto dei due giornalisti, il capo della missione diplomatica dell'Armenia a Mosca, Vagaršak Arutjunjan, è stato subito convocato al Ministero degli Esteri russo, dove gli è stata consegnata una dura nota di protesta. Il giorno dopo i due arrestati in Armenia sono stati messi in libertà, non senza aver fatto capire loro che “hanno cominciato a parlare troppo”.
Pašinjan, nell’intervista a La Repubblica, ha fatto anche una grave dichiarazione: “la nostra dipendenza dalla Russia per la sicurezza è stata un errore strategico”. Affermazioni che hanno irritato Mosca alquanto, al punto che una fonte diplomatica della Tass ha dichiarato che Mosca ritiene inaccettabili il contenuto e il tono delle dichiarazioni rilasciate da Pašinjan sulla Russia, esortando l’Armenia a non diventare strumento dell’Occidente.
La politica di Pašinjan la si può definire contro il popolo armeno, alla luce anche di una sua precedente frase: “nel conflitto in Ucraina, l’Armenia non è alleato della Russia, nonostante in Occidente si creda il contrario. Ma quello che dichiara in realtà non è difficile leggerlo tra le righe ed è che sta vendendo la sicurezza dell’Armenia alla NATO. In tal modo offre la spalla all’Occidente che cerca ad ogni costo di mettere zizzania tra la Russia e l’Armenia, due paesi alleati e che prima facevano parte dello stesso paese.
A Pašinjan non interessa affatto il popolo armeno, egli pensa egoisticamente solo ad assicurarsi un futuro di benessere e ricchezza per quando se ne andrà in America.
In tal modo sta giocando con la NATO. Ma, come si sa, giocare con il serpente è pericoloso e foriero di disgrazie, perché si potrebbe fare una brutta fine, così come è accaduto ad altri capi di Stato.
Fonti:
https://www.interfax.ru/world/919135
https://www.rbc.ru/politics/12/09/2023/65003a509a79475db901f169