Armi nucleari nello spazio: facciamo un po' di chiarezza

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Armi nucleari nello spazio: facciamo un po' di chiarezza

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di Andrea Puccio

 

Il segreto che il deputato americano Mike Turner ha rivelato alla Commissione per la sicurezza nazionale qualche giorno fa è durato 24 ore, Come qualsiasi segreto detto a un politico, questo non è durato che 24 ore. Il giorno dopo il New York Times ha rivelato che il segreto, comunicato dalla Casa Bianca, era relativo al progetto/possibilità che la Russia inviasse un’arma nucleare in orbita per danneggiare le costellazioni satellitari statunitensi per la geolocalizzazione o la comunicazione.

Però le illazioni non sono finite: PBS News Hour mercoledì ha detto che le fonti hanno descritto la nuova arma come un satellite a propulsione nucleare che trasporta un carico utile per la guerra elettronica – che è una bestia molto diversa da un satellite che trasporta armi nucleari – ma oggi ha riferito che non è chiaro quale delle due cose sia corretta.

L’amministrazione ha fornito maggiori dettagli in una conferenza stampa, dove il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha confermato che la minaccia in questione è “legata a un’arma antisatellite che la Russia sta sviluppando”. Ha inoltre sottolineato che non si tratta di una “capacità attiva che è stata dispiegata” e che “non c’è una minaccia immediata per la sicurezza di nessuno”. Tuttavia, Kirby si è astenuto dal fornire dettagli più specifici.

Insomma alla fine, come spesso accade, l’amministrazione Biden ha fatto una gran confusione sul tema della sicurezza militare.

Peggio una bomba nucleare o un missile a propulsione nucleare?

Per essere chiari, qualsiasi tipo di anti-satellite russo in orbita (ASAT) sarebbe una cosa negativa. Ma tutto sommato, un’arma nucleare nello spazio sarebbe peggiore di un satellite a propulsione nucleare che trasporta un carico utile e dirompente, anche se per una serie di motivi è molto meno probabile che Mosca abbia in mente di farlo.

Sia l’Unione Sovietica sia gli USA hanno fatto esplodere testate nucleari nello spazio durante la guerra fredda. Il più grande test è stato effettuato dagli Stati Uniti nel 1962. Dopo una serie di fallimenti, gli Stati Uniti condussero l’esperimento Starfish Prime, facendo esplodere una testata da 1,45 megatoni a un’altitudine di circa 450 chilometri sul livello del mare.

L’esplosione creò un impulso elettromagnetico e fasce di radiazioni persistenti che alla fine distrussero otto dei 24 satelliti all’epoca in orbita, tra cui uno di proprietà del Regno Unito, secondo un rapporto del 2022 dell’American Physical Society.

Oggi ci sono circa 7.000 satelliti attivi in orbita, oltre a 10 esseri umani a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e della stazione cinese Tiangong. Pertanto, un’esplosione nucleare in orbita creerebbe probabilmente ancora più scompiglio di Starfish Prime, compreso, quasi certamente, per le risorse della Russia. Sarebbe un disastro non mitigabile, tra l’altro vietato dal trattato di denuclarizzazione dello spazio.

Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, di cui fanno parte sia la Russia che gli Stati Uniti, è stato creato dalle Nazioni Unite proprio per vietare le armi nucleari nello spazio.

Anche se la Russia magari non controlla più lo spazio come in passato, l’esplosione di una bomba atomica nello spazio comunque porterebbe dei danni diffusi anche al proprio sistema di comunicazione e a quello degli alleati. L’uso di armi nucleari a terra, fatte esplodere nell’atmosfera per creare impulsi elettromagnetici, appare comunque il sistema più pratico e meno impattante, oltre che più sperimentato e facile da realizzare con le armi nucleari a disposizione.

Armi spaziali a energia nucleare

Diverso è il discorso di un missile alimentato nuclearmente, sia per la propulsione, sia per l’alimentazione nello spazio. Per quanto riguarda l’uso della propulsione nucleare ricordiamo che la Russia sta sviluppanto il missile intercontinentale 9M730 Burevetsky dotato di una propulsione nucleare. Anche la NASA sta sviluppando questo tipo di propulsione.

Diversi esperti hanno affermato che lo sviluppo russo di un’arma antisatellite (ASAT) trasportata su un satellite a propulsione nucleare, che utilizza un piccolo reattore nucleare per generare elettricità a bordo, è uno scenario più probabile. Sia la NASA che l’agenzia spaziale russa Roscosmos, infatti, hanno utilizzato in passato l’energia nucleare per i sistemi spaziali. Infatti, le famose navicelle Voyager della NASA sono dotate di generatori di energia nucleare.

Negli anni ’70 la Russia lanciò una serie di satelliti di ricognizione navale, chiamati RORSAT (Radar Ocean Reconnaissance Satellites), dotati di un piccolo reattore. Nel 1978 uno di questi satelliti si schiantò nei Territori del Nord-Ovest del Canada, spargendo detriti radioattivi per chilometri. Per questo motivo, le Nazioni Unite hanno adottato dei principi per limitare e regolare l’uso dell’energia nucleare nello spazio.

Sicuramente l’energia prodotta da un apparato nucleare potrebbe essere utilizzata per attivare dei carichi spaziali da utilizzare nel disturbo degli altri satelliti, dalle microonde ad alta frequenza per cuocere i circuiti dei satelliti all’uso di radiofrequenze per disturbarne i segnali a soluzioni molto più esotiche e, francamente non prevedibili. In passato la Russia ha testato perfino delle vere e proprie mitragliatrici spaziali in funzione anti satellitare.

Comunque siamo ancora nella fase delle ipotesi e degli studi che, tra l’altro, sono esplicitamente negati dalla Russia, e gran parte di quello che è stato detto sono solo delle speculazioni politiche.

Jean Valjean - Scenari Economici

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