Atlete ucraine di biathlon in funzione di cecchini nella guerra in Ucraina

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Atlete ucraine di biathlon in funzione di cecchini nella guerra in Ucraina

 

Il portale Overclockers.ru pubblica un servizio (più precisamente, una nota) a proposito della parzialità del Comitato Olimpico Internazionale. E lo fa, portando a esempio alcune atlete ucraine di biathlon, impegnate come cecchini dall'esercito di Kiev, senza che il CIO trovi da ridire alcunché, così come succede, ad esempio, per il doping di vari atleti statunitensi, mentre è sufficiente un ordine di Washington perché atleti russi vengano esclusi dalle gare internazionali.

Tra i commenti dei lettori, uno in particolare scrive che è difficile ottenere un buon cecchino da un biathlonista. Innanzitutto, il tiro con armi di piccolo calibro è completamente diverso da quello con fucili di grosso calibro. In secondo luogo, un cecchino deve essere in grado di fare molto altro, che non soltanto saper sparare, altrimenti diventa presto un cecchino morto.

Il servizio però punta soprattutto a indirizzare una critica al CIO, che non a presentare un reportage sulle biathloniste ucraine cecchino. Ragion per cui il commento del lettore, per quanto preciso possa apparire, non sembra del tutto in linea con l'articolo.


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Come la nazionale femminile ucraina di biathlon si è trasformata in strumento di morte e perché il CIO tace


A quanto pare, alla dirigenza del CIO non importa in cosa siano impegnate le ragazze tra una competizione e l'altra

(...) La politicizzazione del Comitato Olimpico Internazionale è cosa risaputa: le “sue” decisioni sull'esclusione o l'ammissione di alcune nazionali da questa o quella competizione rispondono sempre necessariamente a interessi geopolitici.

Sembra che ci siano conferme sulla partecipazione di biathloniste ucraine ai combattimenti nel conflitto in corso in Ucraina.

È risaputo che già all'epoca del conflitto ceceno, dalla parte delle milizie di Džokhar Dudaev combattevano alcuni reparti di élite, costituiti da biathloniste: le cosiddette “bianchi collant”, con ragazze cecchino baltiche, polacche e ucraine. 

Sembra che in rete ci siano prove che, sin dal 2014, fosse comparsa al fronte tale Elena Pidgrušnaja (Bilosjuk), cinque volte campionessa europea di biathlon, oro alle Olimpiadi di Soci. È stata lei a dichiarare alla stampa che i migliori cecchini sono biathlonisti, quindi, in caso di conflitto, i servizi speciali possono chiamare gli atleti in qualsiasi momento. Specialmente se, come lei, fanno parte della ultra-nazionalista “Svoboda”. Sempre lei, nel 2022 ha dichiarato a “Sport1” che non ci sono quasi più biathlonisti in Ucraina, dato che la maggior parte è partita per il Donbass. Sempre lei ha però chiesto che alla nazionale russa di biathlon sia vietata la  partecipazione a competizioni internazionali e ha ripetutamente dichiarato di esser pronta a uccidere i russi. Ma il CIO tace.

Sulla stampa, i nomi dei biathlonisti ucraini compaiono raramente, perché Kiev evita di pubblicizzare la loro partecipazione alla guerra. Si sa comunque per certo di tre biathloniste tuttora impegnate in competizioni internazionali: Kristina Dmitrenko ha dichiarato che chiunque le capiti nel mirino non ha alcuna possibilità di uscire vivo. Nadežda Belkina presta servizio nelle forze armate ucraine, mentre Anastasija Merkušina – oro europeo nel 2023 nel biathlon - è tenente delle guardie di frontiera. Ma il CIO finge di non sapere dove e come si allenino gli atleti ucraini, senza nemmeno discutere la loro ammissione alle gare in Svizzera e Canada.

Come scritto all'inizio del servizio, tutti questi fatti sono emersi da tempo; ciò vuol dire che c'è bisogno o di riformare le organizzazioni sportive internazionali, oppure di dar vita a organizzazioni alternative. Qui, senza addentrarsi in questioni di democrazia o ideologia, è d'uopo la citazione da una risaputa barzelletta: "O ti togli la croce o ti metti le mutande".

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