Auto della diplomatica Schlein. Perché "la pista anarchica" non regge
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Telegrafico sul presunto attentato all’automobile della sorella di Elly Schlein avvenuto stanotte ad Atene. In Grecia nessuno ha motivo di prendersela con l’Italia o con gli italiani. Men che meno con la nostra Ambasciata. Nonostante l’Italia li abbia lasciati soli nel loro periodo più buio, quando in nome dell’Europa unita venivano massacrati dalla Troika. Tutti i greci, compresi gli anarchici, sanno perfettamente che il nostro peso politico, in Europa e nel Mediterraneo, è del tutto marginale. Per non dire totalmente insignificante.
Ragion per cui dare fuoco all’auto di un nostro diplomatico sarebbe stato un gesto assolutamente insensato. Privo di valore politico e pure molto pericoloso perché in questi giorni l’attenzione, soprattutto ad Atene, è massima.
Da circa 10 giorni, infatti, buona parte della politica e dell’opinione pubblica è concentrata sugli eventi di Prosfigika, un blocco di edifici fatiscenti risalente agli anni ‘20 le cui vicende sono strettamente legate alla guerra civile greca.
Questi appartamenti semi crollati e occupati - che ho visitato pochi mesi fa e di cui parlerò meglio in un capitolo del seguito di Memorandum - ospitano anche un collettivo antagonista. Ebbene la settimana scorsa la polizia antisommossa vi ha fatto irruzione arrestando 79 persone (tra cui una donna incinta e il fotoreporter Nikos Pilos la cui unica colpa era di essere lì a scattare foto e documentare i fatti…). Le accuse sono pesanti e parlano, guarda un po’, di terrorismo e attacchi incendiari.
Ciononostante in molti (opposizione, giornalisti, avvocati) parlano di repressione, violenza gratuita delle forze dell’ordine e arresti ingiustificati.
Alla luce di questo non mi sorprenderebbe affatto scoprire che i due eventi siano in qualche modo legati… magari da necessità tutte interne di giustificare quanto ho raccontato e alzare ulteriormente il livello dello scontro…
Intelligenti pauca.