Brasile. La lettera aperta di Eric Snowden

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Brasile. La lettera aperta di Eric Snowden

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Eric Snowden ha inviato questa lettera aperta al Brasile, di cui vi riproponiamo la traduzione di molti dei passaggi chiave.
“[...] Alla Nsa ho testimoniato con allarme crescente alla sorveglianza di intere popolazioni, che vivevano senza alcun sospetto dei torti subiti e questo minaccia di diventare la sfida più grande dei diritti umani del nostro tempo. La Nsa e altre agenzie di spionaggio ci hanno dichiarato come la nostra “sicurezza” - per la “sicurezza di Dilma”, per la “sicurezza” di Petrobras’ — avevano revocato il nostro diritto alla privacy e si erano immersi nelle nostre private. E lo hanno fatto senza chiedere il permesso al pubblico di ogni paese, neanche il loro. Oggi se fai una telefonata a Sao Paolo, la Nsa può e traccia il luogo dove ti trovi: lo fanno 5 miliardi di volte al giorno in tutto il mondo. Quando qualcuno a Florianopolis visita un sito internet, la NSA tiene un record di quello che accade e quello che hanno fatto lì. Se una madre di Porto Alegre chiama suo figlio per augurargli buona fortuna per l'esame universitario, l'Nsa può tenere quella conversazione per oltre cinque anni. Tracciano anche chi guarda un sito pornografico, nel caso vogliano danneggiare la loro reputazione.
 
I senatori americani ci dicono che il Brasile non dovrebbe preoccuparsi, perché non è “sorveglianza”, ma “raccolta di dati”. Dicono che sia per la vostra sicurezza. Si sbagliano.  C'è una bella differenza tra spionaggio legittimo, attuazione legittimo delle leggi – dove individui ricercati vengono seguiti – e questi programmi di sorveglianza di massa che mettono intere popolazioni sotto un unico grande occhio di riferimento e salvano le copie per sempre. Questi programmi non riguardano il terrorismo, ma lo spionaggio economico, il controllo sociale e la manipolazione democratica. Riguardano il potere. 
 
Molti senatori brasiliani concordano su questo ed hanno chiesto il mio aiuto per le investigazioni su omicidi sospetti di cittadini brasiliani. Ho espresso il mio desiderio di farlo, ma il governo degli Stati Uniti sta lavorando in modo molto determinato per limitare la mia capacità di farlo.
 
[…] Possiamo finalmente vedere un futuro dove possiamo ottenere la sicurezza senza sacrificare la nostra privacy: i nostri diritti non possono essere limitati da organizzazioni segrete; ed ufficiali americani non dovrebbero decidere mai le libertà dei cittadini brasiliani. Anche i difensori della sorveglianza di massa, coloro che non possono essere persuasi che le nostre tecnologie di sorveglianza hanno superato i controlli democratici, ora siamo d'accordo che in democrazie, la sorveglianza del pubblico deve essere dibattuta dal pubblico. Il mio atto di coscienza inizia con questa frase: “Non voglio vivere in un mondo dove ogni cosa che dico, ogni cosa che faccio, ognuno con cui parlo, ogni espressione di creatività, amore o amicizia venga registrata. E' qualcosa che non voglio supportare, è qualcosa che non aiuterò a costruirsi ed è qualcosa sotto cui non voglio vivere”. Alcuni giorni dopo, il mio governo ha emesso un mandato di cattura per imprigionarmi. Il prezzo del mio discorso è stato il mio passaporto, ma lo ripagherei ancora: non sarò il solo ad ignorare la criminalità per il comfort politico. Resterei senza uno stato, ma mai senza voce. Se il Brasile vuole ascoltare solo una cosa da me, lasciate che sia questa: quando tutti noi ci uniremo contro le ingiustizie ed in difesa della privacy ed i diritti umani basilari, possiamo difenderci anche contro i sistemi di poteri più forte”.

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