Bretton Woods 2.0? La pressione cinese per un FMI meno ‘occidentale’
Ridurre il peso di Europa e Stati Uniti: la riforma delle quote come strumento di riequilibrio geopolitico
In un momento di crescente tensione commerciale e incertezza economica, la Cina ha lanciato un appello per rafforzare il multilateralismo e riformare le istituzioni finanziarie internazionali, durante gli incontri del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale a Washington. Pan Gongsheng, governatore della Banca Popolare Cinese (PBOC), e il ministro delle Finanze Lan Fo’an hanno sottolineato i rischi delle politiche protezionistiche e la necessità di cooperazione globale.
Durante il 51° incontro del Comitato Monetario e Finanziario Internazionale (IMFC), Pan Gongsheng ha condannato le recenti tariffe “arbitrarie” imposte dagli Stati Uniti, definendole un attacco ai diritti legittimi di altri paesi e al sistema di governance multilaterale basato su regole. “Queste misure hanno inflitto un colpo grave all’ordine economico globale, minacciando la stabilità a lungo termine e innescando volatilità nei mercati finanziari, specialmente nelle economie avanzate”, ha dichiarato Pan.
Il governatore ha evidenziato come tali azioni rappresentino una sfida per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo, già vulnerabili agli shock esterni. Ha quindi sollecitato un coordinamento rafforzato delle politiche macroeconomiche e un sostegno al sistema commerciale multilaterale, orientando la globalizzazione verso “una direzione più aperta, inclusiva ed equilibrata”.
Pan ha ribadito l’impegno della Cina per un “multilateralismo autentico”, sottolineando il ruolo attivo del paese nel sostenere l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e nel promuovere un’economia globale aperta. Parallelamente, ha spinto per una riforma urgente del sistema di quote del FMI, definendola “cruciale per legittimità ed efficacia” dell’istituzione.
“Le quote devono riflettere il peso reale delle economie, specialmente dei mercati emergenti, preservando allo stesso tempo la voce dei paesi più poveri”, ha affermato Pan, chiedendo di accelerare la 16° Revisione Generale delle Quote (GRQ) e di avviare preparativi per la 17°, inclusa una nuova formula di calcolo. La Cina ha esortato i membri a completare senza ritardi le approvazioni domestiche necessarie.
In parallelo, il ministro delle Finanze Lan Fo’an, intervenuto al Comitato per lo Sviluppo della Banca Mondiale, ha avvertito che le politiche protezionistiche “minacciano la riduzione della povertà e gli sforzi di sviluppo globale”. Lan ha invitato la Banca Mondiale a difendere i principi di non discriminazione e libero scambio, promuovendo un ambiente internazionale collaborativo.
Lan ha ricordato che la Cina contribuisce per circa il 30% alla crescita economica mondiale e ha ribadito l’impegno a politiche macroeconomiche “proattive” per raggiungere gli obiettivi annuali, garantendo stabilità globale. Il ministro ha inoltre evidenziato le misure di apertura, come l’azzeramento delle tariffe per i prodotti dei paesi meno sviluppati con cui Pechino ha relazioni diplomatiche, e la volontà di condividere il proprio “mercato di grandi dimensioni” per una cooperazione vantaggiosa.
Gli interventi cinesi riflettono una strategia chiara: contrastare l’unilateralismo promuovendo riforme strutturali nelle istituzioni di Bretton Woods, mentre Pechino si posiziona come pilastro della stabilità economica. In un contesto segnato da rivalità commerciali e frammentazione, la chiamata al dialogo e all’adattamento delle quote del FMI rappresenta un tentativo di riequilibrare il potere economico globale, riconoscendo il crescente ruolo delle economie emergenti.