Bruxelles. La protesta dei deputati venezuelani contro l’interventismo di Tajani e dell’Europa
Saul Ortega: "Del nostro paese viene presentata una realtà al contrario"
di Geraldina Colotti* - il Manifesto
Accompagnato da una folla di camice rosse, il presidente Nicolas Maduro ha consegnato ieri al Consejo Nacional Electoral (Cne) la proposta base per eleggere i componenti dell’Assemblea Nazionale Costituente (Anc). Lavoratori, «comuneros», studenti e tante componenti del «Potere popolare», deputato a decidere sulla riforma dello Stato bolivariano, hanno sfilato per le vie di Caracas in una «grande marcia per la pace». Tutti con la bandiera del Venezuela in mano: «per vincere l’odio e l’intolleranza e far sì che trionfi il rispetto tra venezuelani». Un obiettivo che per ora sembra una chimera.
Nel paese continuano le proteste violente dell’opposizione, che durano dall’inizio di aprile. La conta dei morti sale, le vittime sono già 60. Sono stati requisiti ingenti quantitativi di armi ed esplosivi e arrestate alcune «cellule terroriste». Il governo ha nuovamente invitato i leader di opposizione a «dismettere l’agenda violenta e a dialogare». Gli attacchi degli oltranzisti prendono di mira i servizi pubblici e le istituzioni.
Inchieste indipendenti indicano che sono stati provocati morti per incolpare la Guardia Nacional Bolivariana, che non può portare armi, ma solo idranti e lacrimogeni. Tre poliziotti che hanno trasgredito agli ordini, sono sotto processo. Si ripetono gli episodi particolarmente efferati, che provocano qualche imbarazzo anche nei leader delle destre.
Un venditore di uova è stato aggredito, pugnalato e bruciato perché chavista. Un autobus con i passeggeri dentro è stato preso di mira dalle molotov, con le quali sono stati distrutti 52 mezzi pubblici (per il trasporto gratuito). Chi vuole passare i posti di blocco dei «guarimberos» viene aggredito e taglieggiato. Come nel 2014, anche i commercianti dei quartieri benestanti, dove si svolgono le proteste, cominciano a mostrare insofferenza. Ma la regia è altrove, Washington ha tutto pronto per attaccare il Venezuela – ha denunciato l’analista francese Thierry Meyssan.
Dopo l’incontro con Trump, il presidente colombiano, Manuel Santos, ha dichiarato che non sposterà le truppe inviate alla frontiera venezuelana. Santos ha dichiarato lo stato d’emergenza e represso gli abitanti di Bonaventura e Choco, che protestano contro le sue politiche neoliberiste ma, insieme ai paesi conservatori, è tornato a criticare Maduro sui «diritti umani».
Intanto, a Firenze, durante lo svolgimento di Eurolat, i deputati venezuelani hanno protestato contro l’interventismo di Tajani e dell’Europa. «Del nostro paese viene presentata una realtà al contrario – ha detto al manifesto il deputato del Psuv Saul Ortega – Benché si siano svolte 20 elezioni, due delle quali perse e i cui risultati abbiamo riconosciuto subito, ci considerano una dittatura». Sul manifesto online, trovate l’intervista per intero, insieme a quella della giovane deputata Sliw Rodriguez (Psuv) che spiega quali siano i giovani che protestano e perché le donne dei settori popolari sostengano l’Assemblea Costituente.
Anche ieri, al Senato, è andata in scena una surreale parata di dati al contrario, organizzata dal Pd e da Casini con personaggi dell’opposizione venezuelana. «Dovevo partire per il Brasile, per una riunione in Parlamento sul Venezuela, ma è stata annullata», ha detto Casini: omettendo che, «l’amico» Temer, che governa dopo il golpe istituzionale contro Dilma Rousseff, è sotto inchiesta per corruzione e non è titolato per dare lezioni.
Ieri, anche il suo partito lo ha invitato a dimettersi e sono stati arrestati alcuni suoi stretti collaboratori. E il Nobel per la Pace argentino, Adolfo Pérez Esquivel, ha indirizzato una lettera di protesta a Riccardo Noury, di Amnesty International, per la posizione della ong sul Venezuela. Si può leggere sul sito L’Antidiplomatico.
*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autrice