Bucha 3 anni dopo: una macabra messinscena per giustificare la guerra
Tre anni fa, questa settimana, i media occidentali hanno titolato su uno scioccante “massacro” che sarebbe stato compiuto dalle forze militari russe nella città ucraina di Bucha.
I soldati russi avrebbero ucciso centinaia di civili a sangue freddo, in stile esecuzione, lasciando i loro cadaveri sparsi per le strade.
Bizzarramente, le autorità ucraine non hanno mai dichiarato il numero esatto delle vittime. Affermano che le vittime sono state oltre 400. Ma non ci sono rapporti forensi, né nomi, né indirizzi. E curiosamente, i governi occidentali e i loro media non si sono preoccupati di chiedere un'indagine adeguata o di mettere in discussione le stridenti discrepanze. L'Occidente si è compiaciuto delle affermazioni del regime di Kiev e le ha amplificate senza fare domande, una pratica unilaterale tipica degli ultimi tre anni.
Il regime ucraino o i media occidentali non hanno fornito alcuna spiegazione plausibile del perché le forze russe avrebbero perpetrato violazioni così efferate. È stato implicitamente considerato come una prova della “barbarie” e dell'“aggressione non provocata” russa contro l'Ucraina. L'allora Presidente degli Stati Uniti Joe Biden disse che l'atrocità riaffermava le sue affermazioni che il leader russo Vladimir Putin era un criminale di guerra.
Tre anni dopo, c'è un silenzio inquietante tra i governi e i media occidentali. Dato l'anniversario di un evento apparentemente così scioccante, ci si aspetterebbe che molte dichiarazioni, relazioni e commenti lo commemorassero.
Inoltre, questa settimana è stata la Russia a convocare una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per chiedere un'indagine approfondita e imparziale sull'incidente. Come ha sottolineato l'inviato russo Dmitry Polyanskiy nella sua presentazione, i media e i governi occidentali hanno costantemente ignorato di porre domande sull'evento di Bucha, nonostante le drammatiche accuse iniziali di colpevolezza russa.
Anche il segretariato delle Nazioni Unite ha mostrato una imbarazzante e vergognosa riluttanza a rispondere alle ripetute richieste russe di un'indagine completa sul presunto crimine di guerra di Bucha.
Il silenzio occidentale su Bucha è indicativo del fatto che l'incidente è stato molto più significativo e sinistro di quanto sostenuto nei rapporti iniziali di tre anni fa.
Non è strano che sia proprio il presunto autore di un omicidio di massa a chiedere un'indagine adeguata?
Il silenzio occidentale ricorda il sabotaggio di Nord Stream
Questa situazione ricorda il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream avvenuto nel settembre 2022. Gli Stati Uniti sono coinvolti in quel crimine di guerra, ma i media e i governi occidentali si sono rifiutati di condurre una seria indagine sulle esplosioni nel Mar Baltico e hanno respinto le richieste russe di un’indagine indipendente.
Perversamente, la Danimarca, che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha accusato la Russia di disinformazione riguardo a Bucha. La Danimarca ha affermato che non avrebbe dato dignità alle dichiarazioni della Russia fornendo una risposta ponderata. Questa sembra una scusa per ostacolare una vera discussione sulle prove. Simile al modo in cui la Danimarca e altri Stati europei hanno ignorato il crimine del Nord Stream.
Il rifiuto di indagare sulla vicenda di Bucha è un’ammissione indiretta che la narrazione ufficiale occidentale è falsa. Infatti, un’analisi obiettiva delle circostanze dimostra che i media occidentali hanno distorto i fatti, consapevolmente o meno.
Per riassumere brevemente: i media occidentali iniziarono a riferire tra il 4 e il 6 aprile del ritrovamento di corpi per le strade di Bucha, diversi giorni dopo che le forze russe si erano ritirate dalla città il 30 marzo (come parte di un accordo di pace allora in negoziato tra Russia e Ucraina). Dalle immagini pubblicate, era evidente che le vittime erano state uccise nelle precedenti 24-48 ore.
Tuttavia, in modo incongruente, il sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk, il 31 marzo pubblicò un video in cui dichiarava con gioia che tutte le truppe russe se n’erano andate. Le riprese non mostravano cadaveri per le strade. Nemmeno i residenti della città, che conta meno di 40.000 abitanti, menzionarono alcun massacro da parte delle forze russe. Se centinaia di persone fossero state uccise e lasciate sulla strada, qualcuno non avrebbe notato un tale orrore e chiesto urgentemente l’attenzione internazionale non appena i russi se ne fossero andati?
Come ha sottolineato il diplomatico russo Dmitry Polyanskiy nella sua dichiarazione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU questa settimana, i commando ucraini e la polizia militare che entrarono a Bucha il 1° e 2 aprile pubblicarono video in cui minacciavano di sparare ai civili sospettati di simpatizzare con la Russia.
Testimone di un’atrocità fabbricata
Un testimone cruciale degli eventi è il giornalista francese Adrien Bocquet, arrivato a Bucha nello stesso momento in cui vi entravano le truppe ucraine. Era in compagnia di volontari medici canadesi e libanesi. Bocquet ha testimoniato questa settimana davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di aver visto soldati ucraini scaricare cadaveri da un camion e legare loro le mani con nastri bianchi per simboleggiare che le vittime erano filorusse. Bocquet ha raccontato di essere stato diffamato dai media francesi, che lo hanno tacciato di mentire, e di aver ricevuto persino minacce di morte.
Le accuse dei media occidentali secondo cui la Russia avrebbe compiuto massacri a Bucha sono piene di anomalie che richiederebbero un’indagine indipendente. Quando la notizia esplose tra il 4 e il 6 aprile di tre anni fa, il New York Times e altri pubblicarono immagini satellitari che avrebbero dovuto mostrare corpi uccisi a Bucha già dall’11 marzo, quando la città era sotto controllo russo. Ma com’è possibile che i cadaveri ritrovati fossero tutti freschi, senza segni di decomposizione, nonostante il lasso di tempo riportato dai media occidentali?
A chiunque osservi la faccenda con mente aperta, appare evidente che le esecuzioni siano state fabbricate dalle forze ucraine per accusare la Russia in una provocazione false-flag. In altre parole, l’esercito sostenuto dalla NATO è implicato come autore di un massacro premeditato, mentre i media occidentali sono complici nella diffusione di propaganda falsa per screditare la Russia e coprire i veri colpevoli.
È gravissimo che non solo non sia stata condotta un’indagine seria sul "massacro" di Bucha, ma che il regime di Kiev, appoggiato da NATO e Unione Europea, non abbia neppure diffuso i nomi delle vittime. Una vera indagine forense avrebbe chiarito data e circostanze dei decessi.
Ma l’esercito ucraino sarebbe capace di simili crimini?
Non ci sono dubbi: le unità paramilitari neonaziste che compongono le forze ucraine sono più che disposte e in grado di commettere tali atrocità. Non hanno scrupoli nell’uccidere civili, specie se a fini propagandistici, per ottenere più armi e finanziamenti dalla NATO e dagli Stati occidentali.
Atrocità come prassi consolidata dei neonazisti nel Kursk e in Donbass
Mentre le forze russe respingono i militari ucraini e i loro mercenari NATO dai territori del Kursk e dal Donbass, numerose testimonianze oculari ed esami forensi stanno rivelando una realtà agghiacciante: i civili sono stati sottoposti a terrorismo sadico e uccisioni indiscriminate. I crimini di guerra sistematici commessi dal regime di Kiev sono ripugnanti nella loro depravazione. Intere famiglie sono state attaccate nelle loro case, falciate mentre fuggivano in auto, e donne incinte assassinate. Tra le atrocità figurano anche decapitazioni.
Quanto accaduto a Bucha tre anni fa rappresenta un macabro e osceno disprezzo per la vita umana e il diritto internazionale. Ma crimini simili si sono ripetuti in altri paesi e villaggi occupati dalle forze ucraine sostenute dalla NATO.
I media occidentali non possono ammettere la verità su Bucha, perché smonterebbe l’intera narrazione falsa sulla natura del regime di Kiev: come sia salito al potere con un colpo di Stato appoggiato dalla NATO nel 2014, rovesciando un presidente eletto, e come abbia condotto per otto anni una campagna di terrore contro le comunità russofone, culminata nell’intervento militare russo del 24 febbraio 2022 per porvi fine. Questa non fu un’"aggressione non provocata" della Russia, come ripetono ossessivamente media e governi occidentali. Fu una guerra per procura scatenata da Stati Uniti, Gran Bretagna e altri membri della NATO, con l’obiettivo di infliggere una sconfitta strategica alla Russia, usando paramilitari ucraini neonazisti armati con i soldi dei contribuenti occidentali.
Solo ora i media occidentali ammettono, con imbarazzo, che il conflitto in Ucraina è una guerra per procura. Ma la verità sulla profonda colpevolezza dell’Occidente rimane nascosta. Se l’atrocità false-flag di Bucha fosse compresa fino in fondo, rivelerebbe il livello disgustoso del coinvolgimento e della responsabilità occidentale in questa guerra durata tre anni. Una guerra che minaccia ancora di sfuggire di mano, trasformandosi in un conflitto nucleare globale.
Ecco perché i media occidentali devono negare con fermezza la verità su Bucha. La responsabilità criminale dei governi statunitense, canadese, britannico ed europei in questa guerra per procura è schiacciante.
Il ruolo nefasto della Gran Bretagna nell'operazione false flag
Il rappresentante russo Dmitry Polyanskiy ha dichiarato questa settimana al Consiglio di Sicurezza dell'ONU: "Oggi è chiaro come il sole che il cosiddetto 'massacro di Bucha' è stata una mostruosa provocazione orchestrata da Kiev e dai suoi sostenitori britannici, con l'obiettivo di sabotare la pace, perpetuare il conflitto e spingere gli alleati occidentali a fornire armi all'Ucraina".
È significativo che Polyanskiy abbia specificamente menzionato i "sostenitori britannici" tra gli sponsor NATO del regime di Kiev. Questo perché l'intelligence militare britannica, l'MI6, è stata la principale artefice della collusione con i reparti della morte neonazisti ucraini, forse più della stessa CIA.
Quando il "massacro" fu riportato per la prima volta tre anni fa, la Federazione Russa chiese immediatamente una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per discutere l'incidente.
Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza si rifiutò di inserire la questione all'ordine del giorno, nonostante la richiesta russa. E chi deteneva allora la presidenza di turno del Consiglio? La Gran Bretagna.
Inoltre, pochi giorni prima della provocazione di Bucha, i delegati russi e ucraini avevano quasi raggiunto di un accordo di pace durante i negoziati in Turchia. Proprio per questo, le truppe russe si erano ritirate da Bucha e da altre città settentrionali, in segno di buona volontà.
Ma dopo che i media occidentali diffusero la notizia delle presunte atrocità russe a Bucha, il primo ministro britannico Boris Johnson volò a Kiev in una "visita a sorpresa" e convinse il regime a abbandonare i colloqui di pace con la Russia, promettendo in cambio maggiori aiuti militari dalla NATO. In un gesto che ricordava il suo eroe Winston Churchill, Johnson dichiarò che l'Ucraina avrebbe continuato a combattere per sconfiggere la Russia, citando il "massacro di Bucha" come giustificazione per la sfida della NATO.
La guerra sarebbe potuta finire tre anni fa, risparmiando la vita a un milione di soldati ucraini. Invece, la macabra messinscena del massacro di Bucha ha garantito che ogni possibilità di pace venisse sabotata. Un crimine abietto ne ha generato un altro.
Cui bono? La risposta è evidentissima. Ed è per questo che i media occidentali continuano a nascondere la verità su questo crimine.
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)