Burioni, Borrelli e quella sciagurata comunicazione sui decessi
Coronavirus. La sciagurata comunicazione dei decessi, presentati come “morti per il coronavirus”, e il conseguente panico che rischia di far collassare le strutture preposte all’emergenza, è stata già denunciata, oltre che da questo sito, da numerosi scienziati come Ilaria Capua e Walter Ricciardi.
E la faccenda sembrava interessare anche il Capo della Protezione civile Angelo Borrelli che, il 10 marzo, così discettava:
"il numero dei decessi potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso. (…) Ci tengo a precisare che non si tratta di decessi “da” coronavirus. (…) Sono persone che sono decedute e tra le diverse patologie avevano anche il coronavirus".
Peccato che lo stesso Angelo Borrelli, il 12 marzo in una ennesima terrorizzante conferenza stampa si limita a snocciolare le cifre dei “deceduti”, senza aggiungere altro.
Forse per non inimicarsi Burioni, che impazza in tutte le trasmissioni RAI, secondo il quale "l’espressione “è morto con il coronavirus non per il coronavirus” rischia di essere una criminale minimizzazione".
Pare di essere tornati a qualche anno fa, quando, per imporre la campagna vaccinale obbligatoria, il decesso di un bambino, già affetto da una grave forma di leucemia, veniva intitolato con “morto per il morbillo, contratto dai fratellini non vaccinati”. Vaccini che, con l’imminente “Stato di Pandemia”, come specifica Walter Ricciardi, ("Può accelerare un po’ perché non sottopone le valutazioni dei vaccini a delle misure molto stringenti.”) potranno essere rapidamente distribuiti (e forse imposti).
Francesco Santoianni