C'è grande confusione

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C'è grande confusione

 

di Michele Blanco

Oggi la confusione caratterizza la vita politica. Infatti in molti si chiedono in quale sistema politico ci troviamo in una plutocrazia o una democrazia? Una oligarchia o in uno Stato di diritto? In una  dittatura della sorveglianza o in un sistema di costituzionalismo liberale? Di certo la cerimonia di insediamento di Trump (miliardario) circondato da un gruppo di triliardari a tutto fa pensare meno che a una democrazia effettiva e partecipativa.
 
Infatti, se quello fosse il popolo, la rappresentazione del “demos” occidentale, allora dovremmo tutti essere ricchissimi. Invece, negli Stati Uniti, più di 40 milioni di persone vivono in estrema povertà, 7 dollari l’ora è il salario minimo federale, 30% è la quota di poveri afroamericani (il doppio rispetto ai bianchi). Per non parlare dell’Europa,sempre piu   filo-statunitense e supina agli ordini di Washington, dove le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale sono ben 94,6 milioni (dati Eurostat 2024, quindi non contestabili).
 
Queste sono incredibilmente le cifre del mondo delle élite occidentale trionfante, tecnologicamente all’avanguardia e sempre sicuro di sé e del suo successo infinito.
 
Il progresso tecnologico va avanti senza sosta e, nello stesso tempo, la popolazione povera aumenta esponenzialmente. Sicuramente qualcosa non funziona. L'idea stesso di progresso è andata in tilt, infatti si sosteneva che dovevamo migliorare la nostra condizione di vita, di salute e di benessere, proprio grazie allo sviluppo scientifico e tecnologico.
 
La vita si è sicuramente allungata di molto rispetto ai secoli scorsi, come mai prima nella storia dell'umanità.  Forse però a livello di tenore di vita, di benessere psicofisico, di perseguimento della “felicità”,come sottolinea la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, probabilmente non stiamo davvero meglio di prima. O almeno la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non sta bene e non vive in "felicità". Di fatto abbiamo forse prolungato soltanto l’esistenza fisica, biologica. Viviamo in una contemporaneità dove siamo arrivati a porre quesiti in continuazione a  macchine artificiali, del tipo di Chat GPT, Zendesk o DeepSeek,  ma esse non risolveranno i probblemi delle gravi disparità economiche e sociali sempre più drammatiche.   
 
Oggi il processo di globalizzazione a trazione statunitense sta subendo un continuo rallentamento. L’emersione forte delle nuove potenze, in maggioranza del sud globale, i cosiddetti BRICS, hanno avviato da tempo una vera e propria rivoluzione anti-dollaro che non sembra volersi fermare. Il nazionalismo isolazionista del nuovo Presidente degli Stati Uniti è chiaramente una forma di paura, di chiusura. Dichiarazioni violente come questa di Trump del 30 gennaio 2025 ne sono un’esempio lampante: “Se i BRICS dovessero creare una loro valuta alternativa al dollaro imporrò dazi del 100%”.
 
Basterà questo atteggiamento, da vero bullo delle elementari, a fermare l’emersione  delle economie asiatiche o le enormi ondate migratorie che, per varie ragioni, in prmis lo sfruttamento da parte delle multinazionali occidentali dei paesi del cosiddetto terzo mondo e le guerre fomentate sempre dagli occidentali, aumenteranno  nei prossimi decenni? Molto probabilmente no. Vediamo chiaramente che aumenterà, innanzitutto, l’odio sociale, la violenza, il razzismo, la superbia e l’assurda alterigia di una civiltà occidentale incapace di trovare soluzioni plausibili.
 
Ovviamente le colpe sono delle politiche neoliberiste dei governi precedenti europei e statunitensi. Trump alla Casa Bianca rappresenta uno shock. Ma se l’alternativa alla visione guerrafondaia della von der Leyen, della Kallas e di Rutte è la visone suprematista dei sostenitori di Trump, allora siamo in un oceano di guai. Il miliardario insensibile Trump infatti non è per la pace e sopratutto non è favorevole ai diritti sociali, come Berlusconi gli ha insegnato è lì solo per proteggere i suoi interessi personali. Se ciò favorisce, per il momento, una tregua a Gaza e un avvio di possibile accordo per il cessate il fuoco in Ucraina comunque è una buona notizia. Secondo Lucio Caracciolo: “Trump è riuscito dove Biden ha fallito”.
 
Dunque, ad oggi indiscutibilmente: “è lui vincitore”. Ma altri problemi seri sono all'orizzonte come la “guerra dei dazi” contro l’Europa (e contro l’Italia) che, secondo una stima fatta da uno studio di Prometeia citato anche dal Ministero degli Esteri italiano, solo per il nostro Paese si “parla di un minimo di 4 e un massimo di 7 miliardi” e di oltre “44 mila imprese” che verrebbero colpite da questa tassazione che viene dal passato.
 
Purtroppo  le politiche italiane di un atlantismo supino e di un europeismo, non dei popoli e pacifista, spinto secondo i valori bellici o “tecno-green”, è tutto meno che sovranista, come i due maggiori partiti di governo italiano attuali si definivano in campagna elettorale. Oggi si sta dilapidando il nostro grande patrimonio storico, artistico, linguistico e culturale, distruggendo le fondamenta delle università italiane imponendo, per esempio, sempre di più corsi solo in lingua inglese, anche dal punto di vista della svendita dei cosiddetti “beni pubblici sovrani”, come l’ex Alitalia e Tim, l’andazzo è evidentemente quello di procedere nello smantellare completamente l’industria italiana, svendendola neanche al miglior offerente.
 
In questo momento si deve cercare una soluzione democratica basata su un forte spirito critico,  di contro  rinunciare a lottare equivale a fare il gioco dei poteri economici che sono a capo di quasi tutte le istituzioni mondiali. Infatti per 50 anni il TINA (“There Is No Alternative”) è stato ed è il motto del Sistema ideologico coloniale neoliberista.
 
Bisogna subito cambiare in modo rivoluzionario e non violento questo assurdo e pericoloso modo di vedere. Bisogna aspirare in una sistema internazionale dove le guerre dovrebbero essere messe al bando, ridurre le spese militari in tutte le nazioni, con tutti gli enormi vantaggi che ne deriverebbero, in particolare, con maggiori fondi disponibili per l’istruzione e la formazione, la ricerca, la sanita, i servizi sociali e le infrastrutture.
 
Senza considerare l’importanza incommensurabile di una società, con grandi investimenti in istruzione, composta da persone pensanti, libere e autonome dove si riescano a mettere da parte i personali egoismi individuali per raggiungere in modo solidale quella che si avvicina alla “migliore soluzione possibile”  dei problemi che riguardi effettivamente il bene e le esigenze effettive comuni di tutte le persone, di tutti i componenti la società senza nessuna differenza di nessun genere.

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