di Pino Cabras
Mario Draghi ha scelto McKinsey per riscrivere il Recovery Plan.
McKinsey è una grande agenzia di consulenza internazionale. È un soggetto privato internazionale che tratta informazioni molto preziose e che cerca di estrarre il massimo valore possibile in favore dei grandi manager. Anche se questo significa la distruzione delle aziende stesse e del ceto medio, come avvenuto negli anni ’90.
Questo è il segno tipico delle scelte che una figura come Mario Draghi può fare. È dagli anni 90 che Mario Draghi fa scelte tecnocratiche che non guardano al tessuto reale dell’economia. Scelte che rispondono alle logiche di pochi.
È la tipica scelta di un governo di tecnocrati, dove c’è gente che strizza l’occhio alle multinazionali e alle grandi banche d’affari. O che ci ha lavorato, come lo stesso Draghi. Un governo influenzato da politici che prendono soldi da strutture che sono diretta emanazione di governi stranieri (vedi Renzi con l’Arabia saudita).
Vogliamo davvero affidarci a questi manager?
No, su questa scelta eserciteremo tutta la nostra opposizione, perché un’azienda di questo tipo non ha la capacità di risolvere i problemi dell’uguaglianza né l’attenzione politica ai problemi politici dell’Italia contemporanea.
Chiederemo conto a Draghi della scelta di McKinsey con cui ha deciso di privatizzare un pezzo del bilancio dello Sato e di consegnarlo nelle mani di una multinazionale.
Noi crediamo che invece il bilancio dello Stato sia una cosa pubblica, da sottoporre a un dibattito pubblico e dove devono prevalere gli interessi pubblici.
Solleveremo il livello di attenzione di tutti i cittadini, perché anche rispetto alla decisione di affidare il nostro futuro a una multinazionale.