Caos vaccini nell'UE, Pablo Iglesias: "Non esiterei a nazionalizzare le case farmaceutiche"
La cattiva gestione della pandemia e i ritardi sui vaccini promessi dalle multinazionali del farmaco hanno evidenziato gli immani guasti prodotti dal neoliberismo in pressoché tutti paesi europei. Prima ci sono stati i ritardi e i tagli nelle forniture promesse da Pfizer, lo stesso è accaduto con il siero di AstraZeneca.
A tal proposito il vicepresidente del governo spagnolo, Pablo Iglesias, ha affermato che l’interesse di un’impresa farmaceutica non può essere al di sopra dell’interesse generale e quindi "se avesse il potere politico necessario", non esiterebbe nell’effettuare nazionalizzazioni, anche delle aziende farmaceutiche.
In un'intervista pubblicata questo lunedì da elDiario.es in collaborazione con Infolibre, Iglesias aggiunge che "la lezione fondamentale di questa pandemia è che il pubblico viene messo in disparte e sembra inaccettabile che si possano fare affari sulla salute pubblica”.
Iglesias sottolinea che la sua opinione, in qualità di segretario generale di Unidas Podemos, è che in dovrebbero esserci più società pubbliche perché “puntare sul pubblico in qualcosa di così importante come la salute si è rivelato una necessità”. Iglesias promette che a partire "da qui" e con il peso che la sua formazione ha all'interno dell'Esecutivo (35 deputati) "proverà ad andare più lontano" che potrà.
"È terribile che viviamo in una situazione in cui ci sono società private che possono dirci fino a che punto possono arrivare e dove no in funzione del denaro”. Alla domanda se debbano essere applicate maggiori restrizioni per contenere la pandemia, Iglesias sostiene che "bisogna essere sempre pronti a inasprire” e che "non si deve aver paura di prendere misure più dure e rigorose”.