Bambini intenzionalmente uccisi dai “ribelli siriani” per rendere più convincenti i loro video
Strage di Idlib. Bambini intenzionalmente uccisi dai “ribelli siriani” per rendere più convincenti i loro video da rifilare ai media occidentali? La risposta è si. Bambini uccisi con un ago nel cuore (come analizzato dall'Associazione Swedish Doctors For Human Rights e divulgato, per primo in Italia, da questo dettagliato articolo), bambini uccisi con colpi sul cranio (come attestato dalle foto pubblicate in questo sito). E così trova una logica l'altrimenti inspiegabile trasporto del corpo di un bambino verso la postazione dei ribelli, già colpita da una fuoriuscita di gas tossico, disseminata di corpi di miliziani uccisi dal gas e di comparse.
Resta, comunque, una domanda: chi sono quei bambini? Forse, non lo sapremo mai. Nel 2013, dopo la strage del gas a Ghouta, il Rapporto dell’ISTEAMS “The East Ghouta False Flag Chemical Attacks” suggeriva che molti corpi raffigurati nei video potessero essere quelli di bambini rapiti, mesi prima, a scopo di estorsione, dai “ribelli” nell’area di Latakia. Una ipotesi non impossibile da verificare rintracciando foto di quei bambini che, verosimilmente, erano ancora conservate dai loro genitori. Purtroppo, il caos della guerra, con il conseguente fiume di profughi, e le difficoltà di una organizzazione piccola e priva di risorse come l’ISTEAMS rese impossibile questo confronto. Anche perché l’indagine internazionale chiesta dal Governo di Damasco all’ONU non è stata mai svolta.
Un’ultima considerazione. Per la crudezza dell’argomento, questo articolo - a differenza di tanti altri pubblicati da l’Antidiplomatico - non riporta in evidenza foto o video. Chi volesse, comunque avere tangibili prove di quanto qui affermato non ha che utilizzare i link. E speriamo che questa volontà di approfondire la conoscenza di una storia così terribile sorga anche per disinformati parlamentari o per le tante persone, capitanate da Luciana Littizzetto, oggi impegnate nella campagna mediatica #everychildismychild.
Francesco Santoianni