"Caso Fogel", l'inviato ombra di Trump e la diplomazia sotterranea con Mosca
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
Potrebbe essere l’inizio di una meravigliosa amicizia tra Trump e Putin. Steve Witkoff commenta così il successo della sua missione a Mosca, conclusa con il rilascio e la consegna in poche ore di un cittadino statunitense detenuto nelle carceri russe.
Witkoff non è un diplomatico, ma a quanto pare è diventato un uomo chiave nei processi negoziali di Washington. Imprenditore miliardario dell’edilizia e amico intimo di Trump, era stato da lui nominato inviato in Medio Oriente. Ebbe un ruolo determinante nella chiusura di un accordo tra Israele e Hamas, entrato in vigore il giorno prima del giuramento presidenziale. Ieri mattina, i siti di tracciamento aereo, hanno segnalato l’atterraggio del suo jet privato a Mosca. Più tardi le autorità hanno giustificato la presenza del velivolo per una missione di natura umanitaria.
Solo in serata la Casa Bianca ha comunicato che Witkoff stava lasciando il suolo russo assieme a Mark Fogel, condannato per droga a 14 anni nel 2022 dalla giustizia russa. Non appena giunto negli Stati Uniti, l’ex detenuto è stato ricevuto dal presidente in persona.
Washington considera il ritorno di Fogel un segnale di “buona volontà” da parte della Russia e un “passo positivo” nei negoziati. "Sono molto grato per quello che ha fatto [...] Apprezziamo quello che ha fatto il Presidente Putin", ha affermato Trump dallo Studio Ovale. Ai giornalisti ha detto di sperare che questa liberazione sia il punto di partenza di un rapporto in grado di porre fine alla guerra in Ucraina.
“La Russia ci ha trattato con grande cortesia” ha puntualizzato. “Spero davvero che questo sia l'inizio di una relazione che ci permetterà di porre fine a questo conflitto”.
Il giallo dell’incontro con Putin
Witkoff è stato il primo funzionario della Casa Bianca a recarsi a Mosca dopo più di tre anni di gelo. L’ultima visita fu quella di William J Burns, allora direttore della CIA, a novembre 2021. Non sono stati forniti dettagli sulle trattative condotte dall’inviato speciale statunitense. Secondo il conduttore della Fox News Sean Hannity, Witkoff ha avuto un incontro di 3 ore e mezza con Putin mentre era a Mosca per negoziare il rilascio di Fogel. Il consigliere di Sicurezza Mike Waltz, interrogato dalla stampa, non ha smentito l’informazione.
La missione di Witkoff segna una svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Russia e indica una diversa postura della Casa Bianca nei confronti dei suoi principali interlocutori: Putin e Zelensky. Va precisato che segue molteplici dichiarazioni del presidente statunitense su un proficuo svolgimento dei colloqui e su una conversazione telefonica con il suo omologo russo, mai confermate ufficialmente da nessuna delle due parti.
Uno “scambio unilaterale”
Nel comunicato pubblicato martedì sera, Waltz ha specificato che lo “scambio” è servito a “mostrare la buona fede della Russia”.
Apparentemente, infatti, il rilascio è unilaterale. Il Cremlino non avrebbe ottenuto nulla in cambio, se non aver ristabilito formalmente i rapporti con Washington. Per Waltz si tratta del segnale “che ci stiamo muovendo verso la fine della brutale e terribile guerra in Ucraina”.
La liberazione del cittadino statunitense è il segnale che i colloqui non solo sono effettivamente in corso, ma sono anche a buon punto. Inoltre Trump ha deciso di servirsi di una diplomazia informale e sotterranea con la Russia, aggirando i canali diplomatici ufficiali e cercando soluzioni che potrebbero rimanere sotto traccia fino a un accordo completo. Il motivo potrebbe essere quello di condurre le trattative direttamente tra le due potenze, al riparo da interferenze di Kiev e degli alleati occidentali.
Con la consegna diretta di Mark Fogel, senza intermediari e in territorio russo, Mosca lancia un doppio messaggio strategico a Washington. Da un lato, dimostra di poter gestire casi delicati con discrezione, evitando intermediari. Dall'altro, dà un forte segnale di apertura, mostrando di essere in grado di dare qualcosa alla nuova amministrazione. Allo stesso tempo, invia un chiaro avvertimento a Kiev, che da una rinnovata intesa tra Casa Bianca e Cremlino ha tutto da perdere.
L’incarico ombra di Witkoff
Il New York Times scrive che il ruolo di Witkoff va oltre la missione svolta ieri, si estende al processo di pace. Alcune settimane fa, Trump lo avrebbe segretamente autorizzato ad espandere il suo portafoglio oltre il Medio Oriente, con l'obiettivo di aprire un canale di negoziazione con i russi. L’inviato speciale avrebbe avuto discussioni dirette con uomini di fiducia di Putin e discusso di Ucraina con Arabia Saudita e Qatar, che da tempo tentano di avere un ruolo di mediatori nelle trattative.
Le due missioni “parallele”
Washington avrà due missioni parallele per la soluzione pacifica in Ucraina: la “missione Kellogg”, che negozierà con Kiev e l’Europa, e la “missione Witkoff”, per le trattative con Mosca.
Keith Kellogg è un generale in pensione. In Russia è considerato un falco vicino alle lobby del complesso militare industriale e in linea con il “partito della guerra” occidentale. Ciò potrebbe creare delle difficoltà nello stabilire un dialogo con la controparte russa. Da qui l’intuizione di Trump di affiancarlo ad un suo uomo di fiducia, non un diplomatico ma un avvocato diventato miliardario come mediatore dell’edilizia.
Quello di Witkoff è stato il primo viaggio di un funzionario della Casa Bianca in uno dei due Paesi in guerra dopo l'elezione di Trump. E’ avvenuto in Russia, non in Ucraina, ed è servito a stabilire il “punto di inizio” di nuovo rapporto che potrà portare alla fine della guerra. Ciò mostra la differente postura di Washington nei confronti di Mosca e Kiev. Nei prossimi giorni, infatti, avrà luogo la prima visita di un rappresentante della nuova amministrazione. Non andrà un diplomatico, ma il capo del Tesoro Scott Bessent. In base a quanto riferito dai media, la visita non avrà a che vedere con le trattative ma con l’accesso degli Stati Uniti alle risorse minerarie critiche in Ucraina. Inoltre dovrà accertare la fine di 100 miliardi stanziati dalla precedente amministrazione, che Zelensky ha dichiarato di non aver mai ricevuto. Insomma, Bessent andrà per riscuotere il conto della guerra.
Toccherà aspettare l’incontro tra Zelensky e il vicepresidente Vance, in agenda venerdì alla Conferenza di Sicurezza di Monaco, per scoprire se la Casa Bianca ha una formula di pace da discutere con la controparte ucraina.