Caso Scurati. Censura, antifascismo e gli "indignati in poltrona"
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di Paolo Desogus*
Sappiamo già che nei banchi del governo siedono gli eredi del vecchio fascismo. E stiamo facendo esperienza di come quella tradizione sia del tutto compatibile con la ragione neoliberale, oggi egemone, e con il paradigma euroatlantico.
Arrivare alla vigilia del 25 aprile e scoprire che questi signori applicano il principio della censura all’antifascismo è dunque un tantino ingenuo. Può andare per i lettori di Repubblica, cioè agli indignati in poltrona.
Quello su cui mi concentrerei riguarda piuttosto le condizioni di possibilità che consentono al governo di intervenire, senza una reazione generale, agli atti di censura.
Io credo che il governo si possa permettere tutto questo perché il 25 aprile non è più rappresentativo del paese. E non lo è perché i valori dell’antifascismo sono stati svuotati del loro senso politico da parte dei partiti che si sono impossessati della sua bandiera, in particolare Pd e affini.
L’Italia del 25 aprile si proponeva di trasformare il paese, di renderlo migliore, più giusto, vicino alle istanze del lavoro, ostile alla guerra e soprattutto democratico, non solo in senso formale, ma sostanziale attraverso il coinvolgimento diretto delle classi popolari nella vita politica nazionale.
Oggi la democrazia è regredita, non è il luogo di mediazione delle istanze sociali. Non è una democrazia partecipata. Sui temi come la guerra e l’economia il distacco tra gruppi dirigenti della “sinistra” e i suoi referenti sociali è abissale: il Pd riesce ad essere uno strenuo difensore dell’economia di mercato e a stare dalla parte delle guerre americane esattamente come accade ai partiti post fascisti di Meloni e Salvini.
Perché allora battersi per il 25 aprile se questa data è oggi la bandiera di questa pseudo sinistra staccata del popolo? Certo mi indigna che Scurati sia stato censurato. Ma senza contenuti politici la mia come l’indignazione di altri che la pensano come me non vale nulla, non fa politica, non crea opposizione reale perché non si salda a una visione complessiva della società e dunque alle determinazioni culturali e materiali del paese.
Il caso Scurati rischia di essere l’ennesimo significante vuoto di un’opposizione inutile se non si ritrovano nell’antifascismo le risorse intellettuali e culturali per immaginare una società diversa da quella espressa dai partiti attuali, inclusa quella dei presunti antifascisti.
*Post Facebook del 19 aprile 2024