Che senso ha salvare il mondo, se permettiamo il genocidio?
Titolo tratto da un post di Mary Annaïse Heglar su X il 10 Febbraio 2024
di Saverio Castoro
Mai, che memoria umana ricordi, la geologia e la termodinamica hanno condizionato così profondamente la geopolitica, ovvero la memoria di chi, come me, è nato al posto giusto al momento giusto.
L'industria dei combustibili fossili, come un mostro, detiene la forza geologica di cambiare la fisica e la chimica del nostro pianeta e ha pianificato di usarla.
Il pianeta sopravviverà, molte creature e cose che lo vivono no.
In ogni parte del mondo i movimenti popolari hanno preso consapevolezza di vivere in zone di sacrificio dove alle proteste contro le estrazioni, di petrolio, di gas e di carbone viene ribadito dalle governance: “o il condizionatore o la pace”, ovvero “o l'energia o la pace”, per poi imporre la loro retorica con la violenza in Germania come in Italia, come in Nigeria, in Congo o in Louisiana, e accettare che anche un genocidio possa essere il giusto tributo per continuare a fare affari come al solito per alimentare il mostro.
E' l'immoralità del mostro che vorremmo fermare e a cui vorremmo espropriare 10 trilioni di dollari di ricchezza. A questo dovrebbero rinunciare le compagnie fossili per evitare il disastro planetario.
Per questo il mostro svela il suo volto.
L'ultima guerra in Europa, nei Balcani, non ricordo avesse tali implicazioni o perlomeno non erano così prevalenti come nel conflitto Ucraino o in quello Palestinese.
Adesso una minore disponibilità di energia facile e a basso costo e l'accelerazione minacciosa del riscaldamento per cause umane del nostro pianeta condizionano la nostra vita, in pace e ancor più in guerra: la prosecuzione dei loro affari come al solito.
Ai più dovrebbe essere già noto come abbia ingrippato la nostra economia la chiusura dell'approvvigionamento di gas russo: “E' ARRIVATA LA BOLLETTA!”
Sarebbe stato possibile, nel paese di “O Sole mio”, un massiccio incremento di produzioni di energia rinnovabile, oltre che efficienza e riduzione, per rendere l'Italia, priva da sempre di importanti fonti fossili, ad evitare l'ossequioso tour dei nostri ministri, al seguito di Descalzi, nei salotti di autocrazie e petrostati per elemosinare gas? Secondo alcuni studi si. Secondo ECCO, think-thank italiano si.
Invece non è ugualmente chiaro come anche l'esproprio delle risorse fossili e naturali dell'Autorità Nazionale Palestinese abbiamo condizionato l'esito della storia di quei popoli fino al dramma di questi giorni. Niente che possa ridursi a un semplice rapporto di causa-effetto ma una serie di reazioni sedimentate nel tempo di espropri di terre, di acqua e di energia vitale per l'economia palestinese in perenne ricostruzione.
Un dramma accelerato da quando Israele è diventato esportatore netto di gas con il sostegno di UE e USA.
Nel 1995, l’Accordo di Oslo II conferì all’Autorità Palestinese la giurisdizione sulle sue acque fino a 20 miglia nautiche dalla costa. Quattro anni dopo, nel 1999, l'Autorità firmò un contratto di 25 anni per l'esplorazione del gas con la British Gas Group (BGG). Quell'anno, al largo delle coste di Gaza, fu scoperto un importante giacimento di gas , chiamato Gaza Marine , con riserve potenziali di 1,4 trilioni di piedi cubi. Nel settembre 2000, l’allora presidente dell’Autorità Palestinese Yasser Arafat, accese simbolicamente una fiamma sulla piattaforma di esplorazione offshore BGG, sostenendo che la risorsa avrebbe “fornito una solida base per la nostra economia e per la creazione di uno stato indipendente”.
Israele è sempre riuscita a bloccarne lo sviluppo per evitare che le royalties del gas estratto potessero finanziare il terrorismo.
Ma già sette anni prima che Hamas andasse al governo della Striscia di Gaza?
No chart, no report, no fire, no storm, no election, no fumbled UN negotiations—NOTHING—has made me more hopeless about the state of our planet than the minstream climate movement's silence on Gaza.
— Mary Annaïse Heglar (@MaryHeglar) February 10, 2024
Come ha sottolineato la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, nota come UNCTAD: “Dall’inizio dell’occupazione, i palestinesi nei territori palestinesi occupati hanno progressivamente perso il controllo sulla loro terra e sulle risorse naturali e, in particolare, sulla loro fornitura di acqua. " I palestinesi hanno anche “perso l’accesso a oltre il 60% del territorio della Cisgiordania e a due terzi dei suoi pascoli”. Ancora lo studio dell' UNCTAD ha sottolineato che le nuove scoperte di gas naturale nel bacino del Levante sono dell'ordine di 122 trilioni di piedi cubi, mentre il petrolio recuperabile è stimato a 1,7 miliardi di barili. È stato stimato che dallo sfruttamento delle riserve potrebbero essere generati oltre 500 miliardi di dollari. Non tutto questo si trova sotto le acque di Gaza, ma ci sono riserve significative al largo della costa.
Riserve che lo Stato Palestinese avrebbe potuto decidere di usare autonomamente per finanziare una transizione energetica in Palestina, in parte già avanzata in questi anni con 12400 sistemi fotovoltaici solo sui tetti di Gaza. Quel che è accaduto alle abitazioni, alle moschee, alle scuole, agli ospedali e ai sistemi solari sui loro tetti sono testimoniate dalle immagini satellitari di un'indagine del Guardian che ha dettagliato la distruzione di massa di edifici e terreni in tre quartieri di Gaza. Alcuni esperti hanno descritto ciò che sta accadendo a Gaza come “domicidio”, definito come la distruzione diffusa e deliberata della casa per renderla inabitabile, impedendo il ritorno degli sfollati.
In queste ore il Governo di Netanyahu minaccia di bombardare Rafah, a sud della Striscia, dove un milione e mezzo di palestinesi sono stati costretti a cercare riparo lontano dalle loro case dilaniate. Il Governo dell'apartheid, prima del dramma del 7 Ottobre e della punizione collettiva dopo, procede incurante delle raccomandazioni della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja che ne riconosce i tratti a rischio di genocidio strafottendosene del diritto internazionale tanto da affidare a due cordate con capofila BP e ENI l'esplorazione di ulteriori riserve di gas nelle acque appartenenti alla giurisdizione di Gaza. Compagnie petrolifere immediatamente diffidate a rinunciare all'incarico per il rischio di incorrere in crimini di guerra.
Un Governo di estrema destra, quello israeliano, che per bocca dei suoi ministri ha deciso di voler sradicare la presenza palestinese da quella terra con il silenzio complice di molti Stati Occidentali e di molti Stati della Lega Araba, concordando con Israele, che, semmai ci dovesse essere la transizione verde, vogliono che sia prima gassosa.
Il gas è la moneta di scambio tra gli attori in gioco e i palestinesi devono sparire dal tavolo.
Esiste una soluzione adesso per fermare questo bagno di sangue?
La strada è stata indicata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, con le loro sanzioni alla Russia nel contesto della guerra in Ucraina e prima ancora dal Movimento Anti-Apartheid in Sudafrica per ridurre il potere finanziario dell’aggressore, boicottando tutto ciò che finanzia l’aggressività.
Ma, essendo Israele un alleato così stretto della coppia sopra menzionata, sia politicamente che finanziariamente, è evidente che il governo di Netanyahu non affronterà una simile ritorsione.
Non finché non ridurremo la nostra domanda di gas.
Non finché il movimento per il clima e il movimento pacifista non chiederanno insieme giustizia.
FONTI
- Il petrolio è il re. Il re è nudo. Castoro Saverio. 25 Febbraio 2020
- Everybody Wants Gaza's Gas. . Rachel Donald. 31 Otoobre 2023
https://www.planetcritical.
- The Economic Costs of the Israeli Occupation for the Palestinian People: The Unrealized Oil and Natural Gas Potential. United Nations Conference on Trade And Development (UNCTAD). 2019.
https://unctad.org/system/
- How war destroyed Gaza’s neighbourhoods – visual investigation. Niels de Hoog, Antonio Voce, Elena Morresi, Manisha Ganguly and Ashley Kirk (The Guardian). 30 Gennaio 2024
https://priceofoil.org/2024/
Is natural gas the real reason for the genocide in Gaza? Evi Petsangouraki.22 Gennaio 2024
https://diem25.org/is-natural-