Come è morto Pasolini?
Foto Pier Paolo Pasolini (C) La nona porta – sito web
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Oggi ricorre il centenario della nascita di uno dei più grandi geni che l'Italia abbia mai avuto: Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, giornalista, l'ultimo vero intellettuale in Italia degno di questo di nome.
Da alcuni mesi sono partite le celebrazioni e da oggi probabilmente si incrementeranno, in Italia e nel mondo.
Si deve celebrare una nascita, è vero, ma c'è un problema. Oltre a ricordare le sue grandi opere poetiche, cinematografiche, le sue denunce, bisognerebbe porsi una domanda, dal momento che Pasolini non è morto di vecchiaia o di malattia: Come è morto Pasolini?
Da quella maledetta notte del 2 novembre del 1975 all'idroscalo di Ostia permane una verità di comodo, un marchio di infamia sulla figura di Pasolini.
C' è una verità giudiziaria: Pasolini per caso rimorchia un ragazzino di 16 anni, Pino Pelosi, va con lui all'idroscalo di Ostia in un campetto. Pelosi reagisce alle molestie del Poeta, lo massacra di botte e sempre per caso gli passa sopra con la macchina uccidendolo.
Questo è tutto. Tre gradi di giudizio sono bastati per dare una verità di comodo definitiva.
Sono stati scritti libri, in particolare, c'è un film, come 'La Macchinazione', di David Grieco, che ha messo in risalto tutte le incongruenze della versione ufficiale della morte di Pasolini, senza che sia stato aperto un nuovo procedimento giudiziario. Per altri stragi avvenute in Italia come quella di Piazza Fontana, Brescia, Bologna, Capaci, Via D'Amelio, Aldo Moro e lsa sua scorta, si sono aperti e si continueranno ad aprire processi. Per Pasolini no, deve restare una sola verità, anche se assurda e contro ogni logica.
Celebrare Pasolini per quello che ha fatto e ci lasciato è giusto, ma hanno senso queste celebrazioni se in questo anno non verranno posti almeno dubbi sulla sua morte? Sarebbe un grande esercizio di memoria, per fare i conti finalmente con il nostro passato.
È proprio il marchio di infamia del pervertito ucciso da un ragazzino che voleva molestare a far in modo che Pasolini sia trattato marginalmente nei programmi scolastici.
A proposito di memoria, in queste celebrazioni si aggiunge una grande vergogna.
L'unico museo a Roma dedicato a Pasolini, situato in via Ozanam 134, nel quartiere Monteverde, creato da Silvio Parrello, poeta e pittore, che lo ha conosciuto nei primi anni della sua permanenza nella capitale in fuga dal Friuli, resta confinato in pochi metri quadr. Ministero della Cultura, Regione, Provincia, Comune, nessuno ha provveduto a dare a Silvio uno spazio più adeguato. Neanche questo centenario ha smosso le acque.
Eppure Silvio avrebbe tanto bisogno di un locale più grande perché da molti anni, ogni giorno, accoglie in questo spazio persone provenienti da tutto il mondo per conoscere Pasolini.
Molto probabilmente, Silvio oltre a raccontare Pasolini come regista, scrittore, poeta, declamando anche le poesie che gli ha dedicato, ha la colpa di non rassegnarsi alla verità di comodo. Silvio ha rivelato particolari sulla morte di Pasolini che in un paese almeno normale avrebbe portato anche l'ultimo magistrato ad aprire un'inchiesta.
Come dice Silvio: "Sai perché la verità sulla morte di Pasolini fa ancora paura? Perché la sua morte è collegata a quella delle stragi. Se esce la verità su Pasolini escono fuori tutte le verità sulle stragi."
Celebrazioni o meno, resta, se non una speranza, parola non molto amata da Pasolini, ma una porta aperta rappresentata da tanti giovani, da chi lo ha amato e conosciuto dopo la sua morte che leggendo i suoi libri, come 'Scritti Corsari', vedendo i suoi film, saranno una spinta per la verità e cancelleranno quel marchio di infamia che hanno voluto mettere sulla sua figura.
Ci piace immaginare che, quando ci sarà questo giorno, non importa in quale data, Silvio potrà declamare una delle sue più belle poesie dedicate al Poeta: Monumento a Pasolini.
Finalmente il Monumento al grande Artista, Poeta di talento, Scrittore e Regista
che ha segnato il Novecento personaggio antifascista
ai problemi sempre attento generoso e altruista
sarà eretto insieme al vento in memoria con la vista
verso il mare in movimento in quel posto che rattrista
ricorda il suo lamento la fine ingiusta
ma il Potere fu contento perché era comunista.