Con la "telefonata perfetta" il primo passo per la pace è stato compiuto

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Con la "telefonata perfetta" il primo passo per la pace è stato compiuto



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico


La pace ripartirà dallo sport. Nel colloquio telefonico di ieri, Vladimir Putin e Donald Trump hanno concordato di organizzare incontri di hockey, negli Stati Uniti e in Russia, tra giocatori russi e statunitensi della NHL e della KHL. È una mossa dal forte simbolismo, dal momento che gli atleti russi erano stati cacciati da tutte le competizioni sportive o ammessi soltanto sotto l’umiliante condizione di rinnegare la propria nazione, il proprio inno e la propria bandiera.

L’altra decisione è stata quella di fermare immediatamente gli attacchi contro le centrali elettriche. Il cessate il fuoco parziale riguarderà tutte le infrastrutture critiche ucraine, non soltanto l’energia. Putin ha risposto positivamente alla richiesta di Trump di implementare una “nota iniziativa di sicurezza nel Mar Nero” (la Black Sea Grain Initiative?). Ha invece rimbalzato strategicamente la proposta proveniente dal tavolo di Jeddah lo scorso lunedì: Trump non avrà il cessate il fuoco da Mosca. Dovrà rinegoziarlo con Zelensky e i leader europei.

Il Cremlino inverte la mossa dell’Ucraina che, a conclusione dei colloqui con la delegazione statunitense, aveva dichiarato di aver passato la palla alla Russia. Il passaggio è andato a vuoto.

L’inversione strategica

Putin ha accettato le stesse condizioni che Kiev aveva presentato al tavolo di Jeddah, il cessate il fuoco aereo e marittimo. Immediatamente ha dato ordine di fermare gli attacchi infrastrutturali ed energetici. Sembrerebbe una piccola vittoria diplomatica dell’Ucraina. Ma così non è. 

In Arabia Saudita gli ucraini si erano seduti al tavolo proponendo un cessate il fuoco parziale, ma hanno dovuto accettare un cessate il fuoco totale di 30 giorni. Il presidente ucraino e i leader europei (persino Boris Johnson) tuttavia, avevano acclamato il risultato, convinti di poter mettere all’angolo Putin.

“Adesso dovrà dimostrare di volere davvero la pace”, ripetevano.

Invece all’angolo ora c’è Zelensky: dovrà accettare un cessate parziale oppure respingere lo stesso piano che l’Ucraina aveva proposto alla delegazione statunitense. Un rifiuto sarebbe il segnale per Washington di un bluff di Kiev.

La partita diplomatica è stata paragonata ad un incontro di hockey o di scacchi. Ma Putin sta dimostrando di essere un vero judoka: utilizza la stessa forza dell’avversario, invertendone la direzione. La Russia vuole porre fine ai combattimenti ma non ha fretta, né cambia in maniera imprevedibile il ritmo dei negoziati. Semmai impone il suo. Annienta l’intenzione del suo avversario e, con una semplice leva, ne ribalta la mossa.

Il silenzio nei cieli, inoltre, conviene più alla Russia che all’Ucraina:

  • Perché Mosca rallenterà comunque gli attacchi energetici in vista della stagione calda.
  • Il sistema energetico ucraino è già compromesso.
  • Anche l’Ucraina dovrà fermare i suoi attacchi contro gasdotti, centrali energetiche, depositi petroliferi russi.

Kiev infatti non ha ancora dato l’ordine di fermare il fuoco e questa notte, per tutta risposta, ha sferrato un attacco con droni nel Kuban, colpendo una struttura che alimenta le condotte della compagnia internazionale di trasporto petrolifero Caspian Pipeline Consortium (CPC).

Dal punto di vista ucraino l’attacco potrebbe servire per fare pressione sulla Casa Bianca in vista di una rinegoziazione del cessate il fuoco.


Il cessate il fuoco

Mosca ha messo ben in chiaro che l’obiettivo comune con Washington è quello di raggiungere una soluzione che sia globale, sostenibile e a lungo termine. Questi tre aggettivi ci svelano che non si tratta soltanto della pace con l’Ucraina, ma di ridefinire gli equilibri geopolitici, a partire da un’architettura di sicurezza europea che non penalizzi la Russia. In parole più semplici, l’obiettivo di Putin è la fine della rivalità strategica con gli Stati Uniti e la NATO.  Solo l’eliminazione delle cause che hanno portato all’attuale conflitto garantirà una pace duratura in Europa, secondo il punto di vista russo.

Sin dal primo momento, il Cremlino ha scartato l’opzione di un cessate il fuoco, nel timore di uno scenario coreano. Tuttavia non rifiuta tout court lo stop dei combattimenti, se inserito in un processo finalizzato alla pace permanente.

Quindi ha stabilito due condizioni: la fine della mobilitazione forzata in Ucraina e del riarmo delle Forze Armate Ucraine. Inoltre chiede garanzie sul controllo del cessate il fuoco e delle violazioni sulla zona demilitarizzata. La palla (o il dischetto, se preferite) che Zelensky aveva passato a Putin va a vuoto e torna indietro. Toccherà a Kiev e ai suoi partner europei rinegoziare il cessate il fuoco con Trump e prendere la decisione finale. 


Un bilancio del colloquio: la “telefonata perfetta”

Kirrill Dmitriev è il capo del fondo sovrano di investimento russo, uomo-ponte tra la Casa Bianca e il Cremlino nella prima amministrazione Trump, con un passato negli Stati Uniti ed esperienza in Goldman Sachs. Putin lo ha nominato inviato speciale per i negoziati in corso, dopo che ha accompagnato a Riad la delegazione russa. Supervisionerà gli accordi di cooperazione economica, energetica e strategica, che a quanto pare formeranno l’ossatura delle relazioni russo-americane che scaturiranno dai futuri accordi (si parla di Gazprom, Nord Stream 2, Rosfnet e forse anche della cooperazione spaziale tra Roscosmos, Nasa e SpaceX).

“Adesso è ufficiale: una telefonata perfetta”, ha commentato su X, dopo la pubblicazione del resoconto del colloquio sul sito del Cremlino.

Trump ha dovuto attendere diversi giorni prima di parlare con Putin, ma l’impressione è che, nel loro recente confronto, le due parti siano state rigorose nell’intento di mostrare un perfetto equilibrio di forze. Persino la scelta dell’orario risponde ad una necessità di simmetria. Il Cremlino aveva annunciato la telefonata tra le 16 e le 18 orario di Mosca. I due leader hanno cominciato a parlare alle 17. Se il colloquio fosse iniziato prima, Putin avrebbe dimostrato di cedere alla fretta di Trump, tradendo debolezza. Se fosse iniziato alle 18, il Cremlino avrebbe lasciato attendere il suo interlocutore, dando una prova di forza. 

Apparentemente Trump nei negoziati non ha ottenuto ciò che aveva annunciato, né il cessate il fuoco né la definizione del controllo dei territori, in particolare della centrale di Zaporozhye. Nessuna delle due parti ne ha fatto menzione nei resoconti.

Il presidente statunitense però non appare affatto deluso e definisce “buoni e produttivi” i colloqui con Putin, da cui ha ottenuto una garanzia sul trattamento umano e dignitoso dei prigionieri ucraini catturati nel Kursk. La Casa Bianca enuncia i vari passaggi che porteranno alla pace: il cessate il fuoco energetico e infrastrutturale, cessate il fuoco marittimo nel mar Nero, cessate il fuoco totale, pace permanente. Inoltre si menziona la cooperazione di Stati Uniti e Russia in questioni strategiche e di sicurezza internazionale.

“Gli Stati Uniti e la Russia possono sviluppare relazioni economiche, la Russia ha risorse di cui gli Stati Uniti hanno bisogno”, ha detto Trump in un’intervista a Fox news.

Il primo passo per la pace è stato compiuto, ad un ritmo più lento rispetto a quello che Washington vorrebbe imprimere. Le trattative, però, servono prima di tutto a normalizzare le relazioni tra Stati Uniti e Russia. E a quanto pare ciò avverrà tramite accordi di cooperazione economica ed energetica, di cui i due leader hanno discusso nella loro lunga telefonata. La fretta di Washington riflette gli interessi economici strategici in gioco. L'accesso alle risorse russe, dalle terre rare all'energia, potrebbe garantire agli Stati Uniti un vantaggio competitivo cruciale. Quali migliori garanzie di sicurezza duratura per la Russia? Si comprende dunque la soddisfazione di Trump e Dmitriev che, appena concluso il colloquio, ha dichiarato: “Sotto la leadership del presidente Trump e Putin il mondo è diventato un posto più sicuro oggi!”.

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