"Confini strategici", neocolonialismo e mondo multipolare

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"Confini strategici", neocolonialismo e mondo multipolare


di Fabrizio Verde


In un recente discorso pubblico Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha parlato di un concetto geopolitico che rimane spesso in ombra: i confini strategici.

I confini strategici della Russia - ha spiegato l’ex presidente russo - come di ogni grande potenza mondiale, vanno ben oltre il suo territorio. E non si basano sulla forza militare e sul desiderio di ridisegnare la mappa politica, ma sui principi di uguaglianza, mutuo beneficio e partenariato. Questa è l'essenza del nuovo ordine internazionale multipolare, che sta gradualmente sostituendo il morente mondo unipolare.

Diverso invece è il discorso quando si analizza l’agire del cosiddetto occidente collettivo a dominio statunitense. Spiega Medvedev a tal proposito: “Esiste una differenza contrastante tra gli approcci della Russia e dell’"Occidente collettivo" (principalmente gli Stati Uniti). Gli USA e i loro satelliti cercano di estendere le loro frontiere strategiche praticamente in tutte le regioni del mondo. Sotto il pretesto di ‘estendere la democrazia’, innescano guerre in tutto il pianeta. L'obiettivo è piuttosto chiaro: fare soldi.

Nel loro impeto neocoloniale, cercano ovunque di imporre i loro valori e principi, inviano consiglieri e portano al potere leader conniventi. Dove compaiono gli USA, aspettatevi guai. Le lontane regioni dell'Asia centrale, le montagne del Caucaso, le acque del Mar Nero e del Caspio, le isole della regione Asia-Pacifico, le sabbie del Medio Oriente - per qualche motivo gli statunitensi hanno a che fare con tutti questi luoghi. Il loro appetito geopolitico malsano si basa su una rete di oltre 900 basi militari fuori dagli Stati Uniti, diverse flotte oceaniche e sul più grande bilancio militare del mondo”.


Neocolonialismo e confini strategici

Nella costruzione e l’estensione dell’impero statunitense neocolonialismo e allargamento dei confini strategici sono due concetti che camminano di pari passo.

Il neocolonialismo, la pratica di mantenere il controllo su un paese in modi che non implicano il controllo militare diretto, è stato un fattore significativo nell’estensione dei confini strategici degli Stati Uniti. Questa forma di imperialismo consente agli Stati Uniti di esercitare la propria influenza su altre nazioni a livello economico, politico e culturale, avvantaggiando in definitiva gli Stati Uniti a spese dei paesi controllati.

Esaminando i modi in cui il neocolonialismo è stato utilizzato per estendere i confini strategici degli Stati Uniti, diventa chiaro che le tendenze espansionistiche degli Stati Uniti sono profondamente radicate in una tradizione di sfruttamento e dominio di altre nazioni per lo sviluppo dei propri interessi.

Uno dei modi in cui il neocolonialismo è stato dietro l’estensione dei confini strategici degli Stati Uniti è attraverso lo sfruttamento economico. Gli Stati Uniti usano il loro potere economico per costringere altre nazioni ad accettare accordi commerciali ingiusti che avvantaggiano le aziende statunitensi a scapito delle imprese e dei lavoratori locali. Questo garantisce a Washington il dominio economico e consente agli Stati Uniti di controllare le risorse e i mercati di altri paesi, estendendo la propria influenza oltre i propri confini. Per un esempio pratico si veda l’attuale situazione in cui versa l’Unione Europea odierna schiacciata sotto il tallone di ferro statunitense.

Inoltre, il neocolonialismo è stato utilizzato dagli Stati Uniti per ottenere il controllo politico su altre nazioni. Sostenendo regimi autoritari e tirannici favorevoli agli interessi statunitensi, gli Stati Uniti sono in grado di esercitare la propria influenza su questi paesi senza intervenire militarmente direttamente. Ciò consente agli Stati Uniti di estendere i propri confini strategici operando attraverso governi fantoccio che sono legati agli interessi statunitensi, garantendo che questi paesi rimangano asserviti al potere statunitense.

L’azione neocolonialista mirante all’estensione dei confini strategici USA è stata portata avanti anche nel campo culturale. Attraverso l’esportazione della cultura nordamericana, compresi film, musica e moda, gli Stati Uniti sono in grado di plasmare i valori e le convinzioni delle persone di altri paesi, estendendo ulteriormente la propria influenza oltre confine. Questo dominio culturale non solo aiuta gli Stati Uniti a mantenere il controllo sulle altre nazioni, ma serve anche a rafforzare l’idea dell’eccezionalismo statunitense e a giustificare le tendenze espansionistiche di Washington.

Oltre ai mezzi economici, politici e culturali, gli Stati Uniti hanno anche utilizzato l’intervento militare come strumento del neocolonialismo per estendere i propri confini strategici. Organizzando interventi militari in paesi che sono stati considerati come minacce agli interessi statunitensi, gli Stati Uniti sono in grado di stabilire una presenza militare in queste regioni, rafforzando ulteriormente il proprio controllo su di esse. Questo modus operandi consente agli Stati Uniti di proiettare il proprio potere oltre i propri confini tradizionali, agendo da superpotenza globale dominante.

Inoltre, il neocolonialismo è stato utilizzato dagli Stati Uniti per mantenere il controllo su risorse strategiche chiave, come petrolio e gas, in altri paesi. Sfruttando le risorse naturali di altre nazioni, gli Stati Uniti sono in grado di garantire la propria sicurezza energetica e mantenere il proprio dominio economico, attualmente alquanto scricchiolante. Questa forma di neocolonialismo delle risorse consente agli Stati Uniti di estendere la propria portata strategica e la propria influenza oltre i propri confini, nel tentativo di giocare il ruolo di forza dominante nel mercato energetico globale. Per questo da oltre vent’anni gli Stati Uniti non lesinano sforzi nel tentativo di rovesciare il ‘chavismo’ in Venezuela. Evidentemente le ingenti risorse naturali di cui dispone il paese sudamericano – in primis le più grandi riserve di petrolio a livello mondiale – fanno gola all’impero a stelle e strisce. Quindi cercano incessamente di imporre a Caracas un governante asservito agli interessi statunitensi. Ecco come nascono i fantocci golpisti alla Guaidò o Machado.

Nonostante le conseguenze negative del neocolonialismo sui paesi sfruttati, gli Stati Uniti continuano a perseguire la loro agenda espansionistica attraverso vari mezzi. Utilizzando strategie economiche, politiche, culturali e militari per estendere i propri confini strategici, gli Stati Uniti sono in grado di mantenere la propria posizione di superpotenza dominante a livello mondiale, garantendo che i propri interessi siano protetti e che il proprio controllo sulle altre nazioni rimanga saldo.


Multipolarismo e confini strategici

Le pratiche neocoloniali non si esauriscono con questi esempi. Ma sono sufficienti per concludere che l'“Occidente collettivo” – USA in testa - non ha il diritto morale di dare lezioni a nessuno.

La discussione politica internazionale su questi problemi nella comunità mondiale non è iniziata ieri. L'Unione Sovietica, oltre sessant’anni fa ha dato un contributo decisivo al ripristino della giustizia, facendo adottare la Dichiarazione sulla concessione dell'indipendenza ai Paesi e ai popoli coloniali alle Nazioni Unite nel 1960. L'effetto fu colossale: più di 80 ex colonie, con una popolazione di 750 milioni di abitanti, ottennero l'indipendenza.

Tuttavia, l'equilibrio e l'uguaglianza nel mondo non furono completamente ristabiliti. Dopo aver abbandonato il trasferimento forzato di risorse dalle colonie, le potenze imperialiste sono passate a pratiche diverse di sfruttamento dei paesi formalmente indipendenti.

Oggi, però, un numero crescente di Stati si oppone apertamente alle politiche ingiuste di Washington, dei suoi satelliti e delle organizzazioni internazionali controllate dall'Occidente. Si moltiplicano gli esempi di cooperazione interstatale di successo al di fuori delle strutture occidentali. I BRICS e la SCO si stanno rafforzando, il Movimento dei Non Allineati ha acquisito nuovo vigore. Il cosiddetto sud del mondo volta clamorosamente le spalle all’Occidente collettivo.

Insomma, siamo entrati in una nuova fase dove emerge, impetuoso, il multipolarismo.

I confini strategici assumono un significato particolare in un mondo multipolare, in cui la relazione tra le nazioni è basata sulla cooperazione e sulla parità. In un mondo multipolare, i confini strategici vengono considerati come dei punti di incontro tra differenti interessi nazionali. Sono luoghi in cui la forza di una nazione diventa visibile e dove le relazioni tra nazioni possono essere negoziate e costruite. I confini strategici possono essere luoghi di conflitto, ma anche di cooperazione: un luogo in cui le nazioni possono confrontarsi sui loro interessi reciproci in una logica di diplomazia.

Inoltre, in un contesto multipolare, il concetto di confini strategici diventa ancora più importante poiché il potere è distribuito in modo più equilibrato tra i paesi, non ci sono nazioni dominate e sottomesse. Quindi le relazioni internazionali sono sempre più basate sulla diplomazia e sulla negoziazione per il raggiungimento di un beneficio reciproco.

Dunque, i confini strategici nel mondo multipolare sono importanti punti di incontro tra differenti interessi nazionali che cooperano al fine di costruire un mondo più equilibrato e rispettoso della sovranità e della dignità delle nazioni.

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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