Contro il qualunquismo e lo spontaneismo
di Giusi Di Cristina
Un tempo la politica almeno nelle forme era seria.
Se un segretario di un Partito al governo non si riconosceva più negli indirizzi del suo Partito o in quelli di quel governo, si dimetteva da Segretario. Qualora occupasse ruoli governativi anche da quelli. Con la fine, probabilmente ragionata a tavolino, della Prima Repubblica e l'avvento dell'uomo-Partito in sostituzione dei Partiti, le prassi di forme (e di sostanza) sono state sostituite dalle decisioni individuali, sempre giuste anche quando squallide, perché si giustifica tutto al "leader".
Qualche ora fa Di Maio ha lasciato il Movimento che gli ha dato tutto: visibilità, ricchezza, futuro. E soprattutto una poltrona di cui è assolutamente indegno. La poltrona, invece, ha visto bene di non lasciarla, facendosi leader di un gruppo tutto suo che non rappresenterà altri che se stesso. Come Berlusconi, come Renzi, come Salvini. Tutti autoreferenziali, tutti piccoli ducetti, più o meno capaci, tutti primedonne.
Di Maio lascia un Movimento dopo averlo trasformato dal di dentro, tentando una svolta "democristiana". Lo lascia con un giro di parole in cui sostanzialmente afferma: volevamo fare i rivoluzionari. Poi siamo arrivati al governo e abbiamo capito che non si poteva fare e allora siamo diventati come gli altri.
Alcuni di noi non si sono fatti abbindolare dalle promesse dei primi giorni, altri no e francamente non gliene faccio una colpa: vent'anni di Berlusconismo e di antiberlusconismo hanno convinto gli italiani che i partiti sono obsoleti, e così le idee che li sottendono.
Invece la fine del Movimento segna la fine esattamente dell'opposto: si sono fatti fregare dall'antica concezione della politica mestierante, quella dei furbi e degli scaltri, ai quali penso si vorrebbe ispirare Di Maio.
Ne esce sconfitto il qualunquismo e lo spontaneismo, perché dinnanzi alle sirene del potere solo le ideologie vere non crollano.
Perché devi avere idee radicate per vincere contro un sistema seducente e facile.
Di Maio ha già pronto il suo gruppo personale di lavoro: Team del futuro lo ha chiamato, in pieno stile post Mani Pulite. Ho le mie ipotesi su chi si avvicinerà, ma non voglio rovinarvi il giochino.
Ma quando vi lamentate ricordatevi ogni volta che avete ripetuto come scimmiette ammaestrate: i partiti non esistono più.