Cosa significa l’assassinio di Kirillov per il conflitto in Ucraina

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Cosa significa l’assassinio di Kirillov per il conflitto in Ucraina



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

 

Esattamente una settimana fa, il premier ungherese Viktor Orban, di ritorno da un incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, annunciava che queste sarebbero state le settimane più pericolose della guerra in Ucraina. Le sue parole risuonano come un sinistro presagio a poche ore dalla morte di uno dei più importanti generali russi, ucciso a Mosca in un attentato terroristico dei servizi segreti ucraini (SBU).

L’assassinio di Igor Kirillov appare come un’esecuzione extragiudiziale, simile – per modalità – ad altre utilizzate per eliminare Darya Dugina e il blogger militare Maxim Fomin alias Tatarsky in Russia o, meno recentemente, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in Italia. Morti accumunate dall’intenzione di creare un clima di paura e dal tritolo.

Il fatto che il generale Kirillov fosse capo delle forze di Difesa nucleare, chimica e biologica, fa temere per attacchi non convenzionali finalizzati a distruggere sul nascere qualsiasi ipotesi di cessate il fuoco.

L’esplosione di Prospect Rjazanskij

Questa mattina verso le sei la città di Mosca è stata scossa da un’esplosione. La stampa russa ha immediatamente diramato la notizia della morte di due persone. Poco dopo il comitato investigativo ha riferito che il capo delle forze di protezione dalle radiazioni, dai prodotti chimici e biologici, Igor Kirillov, e il suo assistente erano morti.

In base alle indagini preliminari, gli attentatori hanno nascosto 200 g di tritolo all’interno di uno scooter posteggiato nelle vicinanze dell’edificio residenziale in cui si trovava Kirillov, in Prospect Rjazanskij, sud-est di Mosca. L’ordigno è stato fatto detonare mentre il generale e l’autista uscivano dall’ingresso del palazzo.

Ria Novosti ha mostrato le immagini dei danni causati dalla deflagrazione nell’area. La potenza dell’onda d’urto ha danneggiato le abitazioni circostanti. Sul posto è stato mandato un robot geniere per verificare l’eventuale presenza di altri ordigni esplosivi.

Il comitato investigativo ha aperto un caso per terrorismo, omicidio e traffico illegale di armi. Mosca promette una risposta adeguata contro i responsabili dell’attentato, puntando il dito contro le autorità di Kiev.

Non si tratta di accuse infondate. Ieri l’SBU aveva pubblicato un avviso di processo in contumacia contro il generale per l’utilizzo di armi chimiche durante i combattimenti contro l’esercito russo. In particolare si trattava di granate con gas lacrimogeni CS, gli stessi utilizzati dai reparti di polizia antisommossa durante le manifestazioni dei No Tav o No Muos Italia. A meno di 24 ore dall’attentato, l’avviso dei servizi ucraini suona come una sentenza di morte anche per i più accaniti sostenitori della causa ucraina.

Julian Roepke su X difatti stamane ha scritto:

“Processo breve. Solo 20 ore dopo che il Procuratore generale ucraino aveva accusato il capo delle truppe radiobiologiche e chimiche russe di aver utilizzato tali armi 4.800 volte dall'inizio della guerra, la condanna a morte è stata "eseguita" questa mattina a Mosca”.

Poco dopo, l’agenzia Reuters ha confermato da fonti ucraine il coinvolgimento nell’omicidio extragiudiziale dell’SBU,  i servizi di intelligence che operano sotto il comando del presidente ucraino Volodymir Zelensky.

La fonte ha affermato che Kiev considerava Kirillov un criminale di guerra e un "bersaglio assolutamente legittimo"”, scrive con evidente imbarazzo l’agenzia, sottolineando di non aver potuto verificare in maniera indipendente queste informazioni.

L’utilizzo di questi metodi terroristi e paramafiosi dei servizi ucraini, non deve stupire. L’anno scorso un’indagine dell’Economist (tradotta e ripubblicata da l’Antidiplomatico) aveva rivelato l’esistenza del Quinto Direttorio, un reparto dell’SBU, noto anche come Mossad ucraino, che si occupa dell’eliminazione dei cosiddetti “nemici della Nazione” (traditori e collaborazionisti), ovunque essi si trovassero, con modalità analoghe a quelle utilizzate dai servizi israeliani per far fuori i nazisti messisi in salvo con il piano ODESSA. Successivamente a fine febbraio un’indagine del New York Time ha svelato le relazioni tra i servizi ucraini e quelli dell’anglosfera.

Cosa significa l’assassinio di Kirillov

L’omicidio con modalità terroristiche di uno dei più importanti generali russi arriva in un momento in cui la guerra in Ucraina appare ad un bivio: o un rapido cessate il fuoco o una violenta escalation con estensione del conflitto, in caso di fallimento dei colloqui.  È esattamente in quest’ultima direzione che va questo attentato terroristico compiuto (a quanto pare) dall’Ucraina in territorio russo.

Le forze di Difesa guidate da Kirillov sono le stesse che avevano operato in Italia all’inizio dell’emergenza Covid, nella missione “Dalla Russia con Amore”, per portare aiuti umanitari alle città di Bergamo e Brescia. Nella sua attività di generale, Kirillov ha denunciato più volte i tentativi di Kiev di utilizzo di bombe sporche o attacchi alle centrali nucleari, di rifornirsi con il gas mostarda e il coinvolgimento dei gruppi dei Biden, Soros, Rockfeller e Clinton nel caso dei biolaboratori statunitensi in Ucraina.

La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha ricordato il lavoro di denuncia del generale di quelli che definisce i “crimini anglosassoni”:

“Ha lavorato senza paura. Non si nascondeva dietro le spalle della gente. Camminava a viso scopert. Per la Patria, per la verità”.

La risposta all’attentato potrebbe provocare un’escalation e mandare a monte le timide aperture degli ultimi giorni tra lo staff di Trump e Mosca, degli ultimi giorni.

La Casa Bianca sta seriamente prendendo in considerazione questo scenario: l’ultimo pacchetto di assistenza militare da 500 milioni di dollari stanziato venerdì comprende attrezzature di difesa chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRN).

Prove generali per i colloqui di pace

Dalla sua vittoria alla Casa Bianca, Donald Trump ha definito lo stop ai combattimenti in Ucraina una priorità. Il suo staff sarebbe già al lavoro su un piano di pace che dovrebbe prevedere un cessate il fuoco fissato sull’attuale fronte, con la rinuncia dell’Ucraina ai territori sotto controllo russo.

Dopo un fugace incontro con Volodymir Zelensky, combinato da Macron a Parigi sabato 7 dicembre, Trump ha cercato di instaurare un canale con il Cremlino per mezzo del premier ungherese Orban, dichiarando la volontà ucraina a trovare un accordo per porre fine alla carneficina di uomini. Mosca, pur usando prudenza, ha comunicato la sua disponibilità a proposte che tenessero conto della situazione sul campo. Le “prove generali” dei colloqui del prossimo inquilino della Casa Bianca, però, coinvolgono solo due attori, le due maggiori potenze.

Messo da parte, Zelensky ha rifiutato ogni apertura, rivolgendosi all’amministrazione Biden per chiedere un invito nella NATO come garanzia di sicurezza. Successivamente Kiev ha condotto un attacco con missili ATACMS contro la base militare di Taganrog, con l’obiettivo palese di alzare l’asticella e affossare sul nascere le fasi preliminari di possibili trattative. La risposta russa con un attacco convenzionale su larga scala, ha mostrato che 1) Putin è un attore razionale, 2) il Cremlino non intende cedere alle provocazioni e vuole arrivare fino al 20 gennaio, giorno dell’insediamento presidenziale di Trump.

L’assassinio del capo delle forze di difesa nucleare sul territorio nel cuore di Mosca è un attacco alla deterrenza russa sferrato in un momento cruciale. Preannuncia ulteriori attacchi sempre più violenti per spingere la Federazione Russa a compiere un passo falso. Si capisce perché Orban abbia detto che queste settimane saranno le più pericolose della guerra in Ucraina.

 

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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