Cosa veramente ha detto Luc Montagnier
Etichettata per mesi, come fake da quasi tutti i media, ritorna alla ribalta l’ipotesi del Covid19 “costruito” in laboratorio. A rilanciarla, il 16 aprile, niente di meno che Luc Montagnier, Premio Nobel per la medicina 2008, co-scopritore del virus dell’AIDS, professore presso l'Istituto Pasteur di Parigi.
Sull’attendibilità dell’ipotesi prospettata oggi da Montagnier (un progetto cino-statunitense per realizzare un vaccino anti-AIDS nel quale un incidente di laboratorio, ha determinato la fuoriuscita del Covid19), e sul suo riverbero in campo politico, scientifico e mediatico ci soffermeremo nei prossimi articoli.
Intanto, riportiamo qui il testo integrale dell’intervista di Montagnier, rilasciata all’emittente on line Porquoi Docteur (a questo link il podcast in lingua francese), che abbiamo tradotto in lingua italiana.
La Redazione
Presentazione del conduttore di Radio Porquoi Docteur, Jean-François Le Moine
Mentre cominciano a serpeggiare dubbi sulla versione cinese circa l’irruzione del coronavirus nelle nostre vite, il prof Montagnier fa scoppiare il caso, in esclusiva per noi. Questo premio Nobel per la medicina racconta una storia tutta diversa da quella ufficiale cinese: pipistrelli, mercati degli animali a Wuhan, sfortuna, per riportare l’attenzione sul laboratorio di virologia di Wuhan nel quale alcune ricerche avrebbero valicato certi limiti, probabilmente nell’ultimo semestre del 2019. Con le conseguenze mondiali che misuriamo oggi. Ascoltiamolo, non possiamo verificare e naturalmente gli ho anche chiesto circa il complottismo, che sarà inevitabilmente nominato.
Professore, questo coronavirus è stato identificato abbastanza rapidamente rispetto ad altri come quello dell’Hiv che Le è valso il Nobel per la medicina, ma secondo Lei questa identificazione decifrazione è fallace.
Luc Montagnier
Il laboratorio della città di Wuhan si è specializzato su questi coronavirus da molto tempo, dall’inizio del 2000. Hanno un’esperienza in questo campo e mi ha colpito la descrizione del genoma, la sequenza dell’acido nucleico che è una Rna, di questo virus. Questo è stato l’inizio di una ricerca fatta non solo da me ma soprattutto dal mio collega Jean-Claude Perez, un matematico che continua a sviluppare la biomatematica, l’applicazione della matematica alla biologia. Perez ha studiato la sequenza nei minimi dettagli. Non siamo stati i primi: un gruppo di ricercatori indiani ha cercato di pubblicare un’analisi che mostrava che il genoma completo di questo virus, di questo nuovo coronavirus, avrebbe sequenze di un altro virus che, sorpresa per me, è il virus Hiv, il virus dell’Aids.
Questo è stato pubblicato prima dal gruppo in India ma sono stati obbligati a ritirare, perché c’è un’enorme pressione. Ma la verità scientifica finisce sempre per emergere.
Jean-François Le Moine
Si può capire che trovare pezzi di Hiv in questo coronavirus l’ha colpita. Ma non potrebbe essere semplicemente una mutazione naturale di questo virus in un organismo di un malato colpito dall’Aids?
Luc Montagnier
No, perché per chiudere una sequenza di Hiv nel genoma occorre avere una strumentazione molecolare, non è il paziente a farlo. È la persona nei laboratori. E oggi è molto più facile.
Jean-François Le Moine
Dunque eliminando l’ipotesi naturale, non può essere che deliberato...
Luc Montagnier
L’ipotesi è che questo virus esca dal laboratorio di Wuhan. È un laboratorio di alta sicurezza ma malgrado tutto il virus è scappato dal controllo dei promotori.
La storia del mercato del pesce è una bella leggenda, se vuole, ma non è possibile. (…) Hanno lavorato su un modello, il virus dei pipistrelli, ed è questo virus che hanno modificato.
Jean-François Le Moine
Ma il loro obiettivo era di fabbricare un’arma biologica, un virus aggressivo oppure, il che sarebbe più tollerabile, fabbricare un vaccino contro l’Aids?
Luc Montagnier
L’ipotesi più ragionevole è che volessero fare un vaccino contro l’Hiv. Utilizzavano un coronavirus che in linea di principio poteva attenuare, non dare malattie, come vettore, portatore degli antigeni, delle parti di molecole del virus dell’Aids che potevano servire a un vaccino.
Jean-François Le Moine
Dunque una tragica storia di pompiere incendiario...
Luc Montagnier
È un lavoro da apprendisti stregoni, se vuole. Sfortunatamente, si conoscono molte cose in biologia molecolare, ma abbiamo dimenticato, o piuttosto non abbiamo percepito il fatto che la Natura non tollera qualunque cosa. Ci sono armonizzazioni, e il mio collega Perez ha molto sviluppato questo negli anni, la Natura non ammette qualunque costruzione molecolare, se una la danneggia, cerca di eliminarla.
Jean-François Le Moine
Ed è quello che sta accadendo secondo lei? La natura ci offre una via d’uscita?
Luc Montagnier
È la seconda parte del mio messaggio. Quello che sta accadendo è che la Natura elimina questi corpi estranei dal genoma del coronavirus e si assiste a mutazioni spettacolari, delle délétures la Natura elimina spontaneamente pezzi alterati, dell’Hiv, man mano che il virus passa dall’uno all’altro. E questo lo si vede, soprattutto su pazienti statunitensi, gli ultimi a essere stati colpiti. Lo si vede sulla costa Ovest, pacifica, a Seattle per esempio, dove il virus comincia una dérégolade enorme in questa piccola parte del genoma del coronavirus.
Jean-François Le Moine
Una luce di speranza?
Luc Montagnier
In effetti anche se non si fa niente, le cose si aggiusteranno. Ma al prezzo di molti morti. Dunque se si può accelerare il processo… E io ho proposte da fare ma ho bisogno di molti mezzi. Ma si può fare con onde interferenti con le onde che sono dietro le sequenze di Rna, forse anche nei pazienti si possono eliminare queste sequenze con delle onde.
Jean-François Le Moine
È chiaro ma al tempo stesso impressionante. Lei ha una grande reputazione come ricercatore, e l’aura del Nobel. Ma non c’è il rischio che le diano del complottista?
Luc Montagnier
No. I complottisti sono nel campo opposto, fra chi nasconde la verità. Guardi, ho molti amici in Cina, stimo quel paese dove ho passato molte settimane poco prima della questione del coronavirus. Ritengo che il governo cinese faciliterebbe molto le cose se riconoscesse che sono successe cose nel suo laboratorio di alta sicurezza a Wuhan.
Del resto la verità verrà fuori. Quello che ho detto sull’inserimento di sequenze estranee, non c’è solo il retrovirus, ci sono altre sequenze, per esempio del germe della malaria eccetera, tutto questo indica che alcune persone, non so chi e non spetta a me dirlo, hanno forse avuto l’idea di sviluppare un vaccino contro il virus dell’Aids inserendo sequenze di questo coronavirus. Se il governo cinese riconoscesse questo, faciliterebbe le cose. Ma tocca al governo cinese assumersi le proprie responsabilità.
Il fatto di vietare ora pubblicazioni sull’origine del coronavirus senza il visto delle autorità governative cinesi è un’aberrazione e soprattutto dà l’idea che la scienza non dipenda dalla verità delle cose ma dalla volontà delle persone. Questo è molto, molto negativo per la reputazione della scienza. Nessuno a quel punto avrà più fiducia sulla scienza. È una posizione molto negativa, spero che il governo cinese vada fino in fondo. Comincia a riconoscere che sono stati fatti dei lavori sul coronavirus. Va detto che c’è stato un aiuto statunitense finanziario importante, ma forse anche scientifico, a quelle équipes cinesi. Dunque questa faccenda non ha solo un’origine cinese.
Il mio obiettivo non è fare un’indagine di polizia, né di accusare gente. Penso che si sia trattato di un errore. Errare humanum est. Un altro esempio recente: l’Iran ha ucciso molte persone in quell’aereo, per sbaglio. E lo hanno riconosciuto.
Spero che la Cina sia abbastanza grande per riconoscere un errore.