Costruire opposizione governo Draghi: l'intervento di Ivana Fiondi e Denis Valenti

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Costruire opposizione governo Draghi: l'intervento di Ivana Fiondi e Denis Valenti

Libertà? Partecipazione! è il titolo di un appello volto a contribuire alla costruzione di un'opposizione all'attuale governo e a ciò che rappresenta.

Dopo aver pubblicato, su questo blog, i primi importanti messaggi di adesione e l'interessante scambio di vedute con Carlo Formenti sulla sua non adesione, l'appello è stato rilanciato da Marx21, che ha preannunciato la propria adesione ed un proprio messaggio.

Pubblichiamo oggi l'intervento di Ivana Fiondi e Denis Valenti, che ovviamente ringraziamo. Continuiamo ad invitare a scrivere commenti ed interventi sull'appello, all'indirizzo email: odio.lindifferenza@gmail.com.

Nei limiti del possibile saranno pubblicati su questo stesso blog.

 

 

“Rinnoviamo l'invito: occorre scuotere un largo campo politico e sociale per contrastare la grave situazione in corso (primato del profitto, pace, lavoro, sanità, ...)!” Così, icastico e diretto, un commento dei sottoscrittori, tra cui anche noi, senza pretese di alcunché, dell'appello, “Libertà? Partecipazione!” Scriviamo mentre il mainstream festeggia l'accordo storico del G20, truffa politica colossale, sulla tassazione minima del 15% alle multinazionali: falso, poiché saranno esentate in realtà 78 aziende su 500, pagheranno tra sgravi e facilitazioni molto meno, escluse incredibilmente le società finanziarie, penalizzato il Sud del mondo, Gabriela Buche direttrice esecutiva di Oxfam International, parla esplicitamente di dejà vu, “una altra forma di colonialismo economico.” Un Leviatano mostruoso, “L’Algoritmo Sovrano” che miete vittime in guerre perenni, nuovi fronti in Oriente per esportare la democrazia liberale con bombe e droni, mattanze alimentano la stato hobbesiano del bellum omnium contra omnes, spese militari record in piena pandemia, + 2,6% rispetto al 2019, mai così dalla guerra fredda! La ricchezza mondiale meno 4,4%, la vergogna dei quasi due trilioni di dollari (1.981 miliardi) in sistema di armi, fonte l'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Spiri). Esempio plastico del capitalismo estrattivo e rapace della piattaforme digitali, una mega macchina che mette a profitto globale il vivente, alimenta il furore consumistico, la tragedia dei morti sul lavoro, omicidi, ultimo della lista lugubre l'operaio sindacalista del Si Cobas, turni di lavoro massacranti, esternalizzazioni selvagge, precarietà strutturale, per più di una generazione situazione contributivo-pensionistica irreversibile, pensionati sotto la soglia di povertà, poche centinaia di euro al mese, bomba sociale nascosta dai potenti, poche decadi. Si licenzia con WhatsApp, nano politica in ginocchio da Draghi, quintessenza della finanza, sulla Britannia, yacht di Sua Maestà d'Inghilterra, nel 1992 privatizzò il paese, coautore della famigerata lettera con Trichet, allora presidente BCE, che teorizzò un autentico massacro sociale; fece cadere un governo, lui mai eletto, qualcuno sottolineò un golpe! 
 
L’ISTAT nel suo rapporto annuale scrive di un milione di poveri in più, 734.000 senza lavoro, le famiglie hanno perso 32 miliardi di euro, i consumi crollati quasi del 11%, mai così dal dopoguerra, boom di povertà assoluta, +5,6 milioni di persone. La contraddizione capitale lavoro innesta una crisi ecologica che fonda un neo paradigma inquietante, da fine vita, conia neologismi che segnano la presenza distruttiva dell’umano, l’Antropocene.
 
No all’autonomia del Politico, ma lotta sociale che s’istituzionalizza, portata al cuore della democrazia deliberativa, anche a livello territoriale. Molta carne al fuoco certo, vediamo e condividiamo sia le perplessità di mobilitare settori oramai inseriti nell’alveo del puro parlamentarismo (Sinistra Italiana), oppure collocati nella logica concertativa, in funzione sostanzialmente riformatrice e moderata, vedi la CGIL; la rivoluzione sta dall'altra parte della barricata dicono molti compagni. Potremo comunque sbagliarci, i giudizi vertono sul passato e sul qui e adesso, hanno necessità di fase. Domani può accadere ciò che non capitò in decenni, nessuno sa del Potere Operaio, almeno non noi, non ci sono deleghe in bianco per sempre, né stati irremovibili; la rabbia latente può muoversi all'improvviso, la sete di giustizia è universale, la storia d'altronde avanza dal lato cattivo, così insegnava Marx.   
 
Il capitalismo rimane inconciliabile con la democrazia, mappe e comandi inediti s’impongono nelle società avanzate, l’orizzonte proprietario disegna schiavitù sconosciute che miscelano servaggi ancestrali, frontiere di dominio extra territoriali e controllo personali potenti e prepotenti, pervasivi e intimi, tecnologia di sorveglianza di massa, da società disciplinare, governamentalità totalitaria, Foucault sguazzerebbe, ignota nella storia dell’umanità, il suo divenire inesplorato, certamente antipopolare.
 
Basterebbe questo sunto appena abbozzato e poco organico, ce ne scusiamo, per cercare di costituire un fronte di classe, politico sindacale, che sappia arginare la furia turbo capitalista, costruire isole di resistenza, connettere il movimento operaio, parcellizzato e disperso, ma ancora in lotta, mobilitare lavoratori, studenti, disoccupati, ricostituire “avanguardie”, recuperare i compagni di strada persi: allargare il conflitto, aumenterà la contraddizione anche di genere e etnica, il primo compito.
 
Una dialettica complessa lo sappiamo, un percorso irto di ostacoli, un passato fatto anche di dispute asperrime mai risolte, una militanza scomparsa, uno Zeitgeist che va in direzione opposta, non abbiamo né ricette né soluzioni; “Vorremmo solo produrre un passo avanti nel conflitto sociale, culturale e politico in un momento molto particolare della storia del nostro Paese e molto grave per tutti coloro che vivono del proprio lavoro, per la pace e la guerra nel mondo. L'obiettivo è quello di verificare se vi sono forze disponibili, e quali, per intraprendere questo percorso, attraverso una conferenza da tenersi via web. Il nostro ruolo di promotori, se non anche prima, finirà lì.”
 
Brecht d’altronde, anche il recupero dei nostri riferimenti è esiziale, nella Lode al comunismo chiudeva con “È la semplicità che è difficile a farsi.” Proviamoci, ne vale la pena, ognuno come può, come sa.
 
 
 
Ivana Fiondi
 
Denis Valenti

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