Cremlino: "La Russia è pronta a ritirarsi in qualsiasi momento"

Cremlino: "La Russia è pronta a ritirarsi in qualsiasi momento"

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Come spiegato dal portavoce del Cremlino, la Russia è pronta a cessare le operazioni militari non appena l’Ucraina accetterà le condizioni poste da Mosca.

Dopo tre round di negoziati tra le parti, la Russia ha avuto modo di ribadire diverse volte le proprie richieste nei confronti dell’Ucraina: Mosca chiede che Kiev cessi le proprie operazioni militari, che sancisca la neutralità nella sua Costituzione, rinunciando in questo modo ad entrare nella NATO, che riconosca la Crimea come territorio russo e riconosca l’indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck (RPD) e della Repubblica Popolare di Lugansk (RPL).

A ribadirlo è stato anche il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov (in foto), che lunedÌ ha rilasciato un’intervista all’agenzia stampa Reuters. Secondo Peskov, la Russia è pronta a fermare le sue operazioni militari se Kiev accetterà di soddisfare le richieste formulate dal governo di Mosca.

Dovrebbero apportare modifiche alla loro Costituzione in base alla quale l’Ucraina rinuncerebbe a qualsiasi ambizione di entrare in qualsiasi blocco. Abbiamo anche parlato di come dovrebbero riconoscere che la Crimea è territorio russo e che dovrebbero riconoscere che Doneck e Lugansk sono Stati indipendenti. E questo è quanto. Tutto cesserà in un attimo“, ha detto Peskov a Reuters, riferendosi al fatto che la Russia è pronta a cessare le operazioni militari in qualsiasi momento, non appena il governo ucraino deciderà di accettare tali condizioni.

Stiamo davvero finendo la smilitarizzazione dell’Ucraina. La finiremo. Ma la cosa principale è che l’Ucraina cessi la sua azione militare. Dovrebbero fermare la loro azione militare e poi più nessuno sparerà“, ha detto Peskov.

Nelle stesse ore, si è tenuto il terzo round di colloqui tra le parti al confine tra Bielorussia e Polonia, presso la foresta che i polacchi chiamano Puszcza Bia?owieska e i bielorussi Belavežskaja Puš?a, non distante dalla città di Brest. Secondo entrambe le parti, questo terzo round non ha portato a grandi risultati, ma sia Mosca che Kiev sperano di riprendere i colloqui al più presto.

Vladimir Medinskij, consigliere presidenziale e capo della delegazione russa, ha affermato che le aspettative riposte sui colloqui non si sono avverate, mentre il consigliere dell’ufficio presidenziale ucraino Michail Podoljak ha riconosciuto che per il momento non ci sono stati risultati che potrebbero migliorare considerevolmente la situazione.

Entrambe le parti hanno convenuto di andare avanti con i negoziati e hanno notato cambiamenti positivi sulla questione dei corridoi umanitari, una delle questioni maggiormente discusse. La Russia ha infatti da tempo garantito l’apertura di corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle aree di guerra, ma i vertici militari ucraini ne hanno impedito il corretto funzionamento, nonostante le promesse del governo di Kiev. Secondo Medinskij, infatti, la responsabilità del mancato funzionamento dei corridoi umanitari ricade sui comandanti militari ucraini locali, che disobbediscono agli ordini dei loro superiori e delle autorità.

In base a quanto dichiarato dalle autorità militari russe, la parte ucraina non avrebbe informato la popolazione dell’apertura dei corridoi umanitari verso la Russia a partire dalle città di Kiev, Charkiv, Mariupol’ e Sumy. Il Centro di coordinamento russo inter-agenzia della risposta umanitaria ha invece riferito lunedì che le truppe russe hanno annunciato un cessate il fuoco dalle 10 del mattino del 7 marzo e che queste avrebbero aperto corridoi umanitari dalle quattro città citate in direzione della Russia e della Bielorussia, opzione respinta dalle autorità ucraine, che vorrebbero invece aprire corridoi umanitari unicamente verso occidente.

Secondo quanto riportato dall’agenzia TASS, la delegazione russa ha presentato anche la bozza di una serie di accordi scritti da proporre alla controparte ucraina. La delegazione ucraina, tuttavia, ha solamente accettato di prendere visione dei documenti, senza dare una risposta definitiva. Le proposte della Russia, come ha affermato il presidente del comitato della Duma di Stato Leonid Sluckij, anche lui presente ai colloqui di Belavežskaja Puš?a, includevano “aspetti politici, denazificazione, lingua russa e, naturalmente, tutto ciò che riguarda lo status neutrale e la smilitarizzazione“. Secondo Sluckij, si tratta di punti fermi che Mosca ritiene non negoziabili per raggiungere un accordo.

Analizzando le voci provenienti da alcune fonti ucraine, Kiev sarebbe pronta ad accettare tutti i punti proposti da Mosca, compreso quello della neutralità dell’Ucraina, ma resta inamovibile sul riconoscimento della Crimea come territorio russo e sul riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche popolari del Donbass, che risulterebbero inaccettabili per la maggioranza degli ucraini.

Entrambi le parti hanno concordato di riprendere i colloqui al più presto in territorio bielorusso. Secondo Sluckij, la data ed il luogo preciso del prossimo incontro verranno resi noti nelle prossime ore. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha scritto sui propri social network che l’Ucraina è pronta a proseguire i negoziati fino al raggiungimento di un accordo per la pace.

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