Crisi ucraina: il Grande Gioco delle Monete
Più passano le settimane e più le mosse diplomatiche ed economiche dei due blocchi contendenti fanno emergere grossi cambiamenti (almeno potenziali) nel sistema internazionale delle monete.
Ad aver dato il primo scossone all'ormai precario equilibrio è stato il blocco occidentale che ha imposto il congelamento delle riserve in valuta estera della Banca Centrale di Russia detenute nei paesi occidentali. Si tratta di una mossa che per certi versi appare come suicida perchè intacca la fiducia di tutti gli stati del mondo che hanno riserve in dollari e che - per qualsiasi motivo - possono essere in qualsiasi momento bloccate con un click dal blocco occidentale. Lo stesso Putin infatti ha definito la mossa occidentale come "un default del dollaro e dell'euro nei confronti della Russia".
Un vero e proprio terremoto che ha comportato immediate contromosse da parte di Mosca.
Innanzitutto ha contrattato il commercio con i paesi ex sovietici nelle rispettive valute nazionali in proporzione prestabilita. Stesse trattative sono in corso con India, Cina, Iran e Turchia (peraltro un paese formalmente nella Nato).
Da notare che tutti questi paesi (tranne la Cina) stanno anche lavorando alla propria interconnessione nel sistema di pagamenti internazionale russo Mir alternativo all'occidentale SWIFT (dal quale la Russia è di fatto stata disconnessa). A sua volta la Russia sta trattando l'interconnessione del suo sistema di pagamento interbancario con quello cinese denominato CIPS.
Sembra la quadratura del cerchio, nasce un blocco asiatico alternativo a quello occidentale che ha una sua moneta di riferimento, un suo sistema di pagamento interbancario (o due sistemi tra loro interconnessi, il Mir russo e il CIPS cinese). Dal punto dell'economia reale anche qui l'integrazione sembra perfetta: forza energetica e militare russa sommata a forza industriale, tecnologica e demografica cinese con in più una serie di paesi satelliti. Si va dunque verso una rapida de-dollarizzazione dell'Asia? Una sorta di ritorno al mondo diviso in blocchi che abbiamo conosciuto nel secolo scorso?
Sembra così. Ma il diavolo come al solito ci mette lo zampino. Su cosa è basata l'egemonia del Dollaro che tutti noi conosciamo? A leggere sui libri è basata sull'accordo fatto da Nixon con i Sauditi che ha visto nascere il petrodollaro: i sauditi si fanno pagare il petrolio in dollari "costringendo" di fatto tutti i paesi del mondo ad avere riserve in dollari se vogliono acquistare petrolio. Altri autori dicono che l'egemonia del Dollaro è basata di fondo sulle 6000 testate nucleari made in USA e su un dispositivo militare potentissimo ed inarrivabile per chiunque altro. Verità queste due, entrambe vere ma non in grado di spiegare tutte le sfaccettature del problema. C'è una terza verità, quella più vera di tutte, che tutto spiega e perché troppo scomoda da tutti taciuta e da alcuni manco pensata.
La forza del Dollaro è data dal fatto che gli USA fungono da "compratore di ultima istanza" di tutto il mondo, assorbendo così i surplus di produzione del Resto del Mondo e contemporaneamente inondando il mondo di quei dollari necessari a "lubrificare" gli scambi commerciali internazionali degli altri stati. Ma il segreto indicibile di questo meccanismo è chiaramente un altro (e ad un marxista non può certamente sfuggire), importando tutte le merci in surplus del mondo gli USA importano anche dolore e sofferenza. Importano disoccupazione. E' chiaro che se gli USA importano merci (per sostenere il meccanismo) c'è meno da produrre in casa condannando così vasti strati della propria popolazione alla sofferenza della disoccupazione, della sotto occupazione e dello sfruttamento. Sì, la Dollar Dominance è basata di fondo sulla sofferenza della working poor class. Questo è il segreto indicibile.
Ora, tornando a noi, quale paese del blocco monetario asiatico nascente è in grado di sobbarcarsi la quota mostruosa di sofferenze che gravano sulle classi povere americane? La Cina? Difficile crederci. L'India? Ancora meno. La Russia, troppo economicamente piccola anche per provarci.
Insomma, difficile credere che nel breve-medio periodo possa nascere un altro sistema monetario totalmente distaccato dal Dollaro. Può funzionare forse nella fase emergenziale del conflitto in corso ma in attesa di un grande accordo dopo che sarà finito magari l'incubo della crisi ucraina.
Nel grande gioco delle monete una menzione speciale merita l'Euro, la nostra moneta. Si tratta di una moneta senza stato e senza costituzione. Si tratta di una moneta esistente in un'area economica egoista e litigiosa e dunque divisa. Si tratta di una moneta priva di un sostegno militare e circondata da vaste aree di crisi (nell'est Europa e nella sponda sud del Mediterraneo). Si tratta di un'area monetaria tecnologicamente arretrata a causa della folle politica trentennale fondata sulla deflazione anche attraverso feroci tagli alla ricerca e all'istruzione. Infine si tratta di un'area monetaria insicura dal punto di vista energetico.
Ecco, più che interrogarsi su una molto ipotetica e tutta da progettare de-dollarizzazione bisognerebbe interrogarsi sulle reali capacità dell'Euro di superare questa enorme crisi.