Da immigrato j'accuse il Ministro dell'Interno
di Daniel Wedi Korbaria
Ultimamente mi stanno accadendo cose davvero molto strane che mi suggeriscono l’idea di lasciare definitivamente l’Italia. Dopo il caso del giornalista delatore che mi ha fatto cacciare dal lavoro e la pugnalata alla schiena della giornalista che ritenevo un’amica[1], dopo il boicottaggio della CIGL di Catania che ha fatto saltare un incontro culturale[2] stavolta ho a che fare con la negazione dei miei diritti acquisiti.
Premetto dicendo che da trent'anni vivo e lavoro in Italia, ho la fedina penale pulita e non ho mai preso un solo euro di aiuto dallo Stato. Sono un immigrato che non vi “pagherà la pensione”, ma tranquilli non l’avrò nemmeno io, poiché finora il Belpaese mi ha offerto solamente lavori al nero.
In tutti questi anni dunque ho vissuto sulla mia pelle le peggiori leggi sull'immigrazione che i vari governi che si sono succeduti, per proprio tornaconto elettorale, hanno promulgato per complicarci l’esistenza. A cominciare da quella inutile e dannosa legge Bossi-Fini che, a suo tempo, ha reso clandestini migliaia di stranieri già presenti sul territorio italiano. Poi c’è stato bisogno di altri immigrati per fare quei lavori che gli italiani non volevano più fare e sono arrivati gli schiavi. Difatti negli ultimi 15 anni, a suon di “Accogliamoli tutti!” e “Porti aperti”, ne sono sbarcati oltre un milione. Buona parte di loro è finita in clandestinità, non si sa nemmeno dove si trovino. Di certo a migliaia hanno fatto la fortuna della Mafia vendendo la sua droga e prostituendosi sulle strade delle grandi città o hanno arricchito i feudatari agricoli e i loro caporali.
L'ultima vicenda a pendermi sulla testa come una spada di Damocle, privandomi di tutti miei diritti, è stata quella che ha invalidato il mio permesso di soggiorno in formato cartaceo con scadenza a “tempo indeterminato” avuto nel 1995. Un permesso di soggiorno che non mi era piovuto dal cielo ma che mi spettava di diritto in quanto legalmente sposato ad una cittadina italiana.
Mi trovavo in Eritrea in visita alla mia anziana madre quando il 3 agosto 2023 il mio permesso di soggiorno ha cessato la sua validità creandomi non pochi disagi al mio rientro all’aeroporto di Fiumicino dove sono stato fermato e quasi minacciato di non poter ritornare a casa da moglie e figlia italiane. Poi è iniziato un vero e proprio calvario burocratico. Dovevo semplicemente richiedere l’aggiornamento del titolo di soggiorno e mi sono recato presso gli uffici di Poste Italiane allo Sportello Amico per compilare il kit da inviare in Questura. Me ne avrebbero dato uno nuovo in formato elettronico ma, a seguito della legge 238/2021, il permesso UE per soggiornanti di lungo periodo non riporta più la dicitura “durata illimitata” ma ha la durata di dieci anni. “Questa durata è riferita esclusivamente alla validità del documento e non alla regolarità del soggiorno” viene ribadito sul sito della Polizia di Stato.[3] Sul sito si avverte altresì che con il permesso di soggiorno scaduto era “possibile viaggiare direttamente verso il paese d’origine e tornare in Italia, si potrebbero riscontrare alcuni problemi nel caso di viaggio o di scalo in un altro paese dell’area Schengen”. Quindi, dopo la brutta esperienza all’aeroporto di Fiumicino, ho preferito rinunciare a visitare i miei nipoti in Finlandia e in Svizzera augurandomi che nel frattempo non fosse successo nulla a mia madre in Eritrea. Mi sono sentito sotto sequestro!
Dopo aver sborsato 70 euro tra costo del bollettino postale, marca da bollo e assicurata, il mio kit viene spedito alla Questura e il 31 agosto 2023 mi arriva un sms con l’appuntamento per il fotosegnalamento alla Questura per giugno 2024, cioè dieci mesi dopo. “Lo Stato, peggio che da noi, solo in Uganda!” cantava Giorgio Gaber nel 1992. Questa frase potrebbe oggi risultare offensiva per l’Uganda poiché è l'Italia post-Covid ad essere tornata indietro di 50 anni. Oggigiorno infatti non si riceve alcun servizio dalle varie amministrazioni senza un appuntamento online e per quello che una volta burocraticamente si sbrigava in un’unica giornata oggi servono almeno tre giorni. Ma alla Questura si esagera proprio!
Arrivato il fatidico momento mi ci sono recato e mi hanno preso le impronte digitali non soltanto delle dieci dita ma persino dei palmi delle mani. Credevo di aver completato l’iter, invece salta fuori che mancava il certificato di residenza necessario per mandare avanti la pratica ma che tra i tanti documenti non era stato richiesto nel kit delle Poste. Così sono andato al mio Comune di residenza per poi tornare alla Questura (60 km). Dopo averlo consegnato, per ritirare mi è stato dato un appuntamento a tre mesi, arrivando al totale di un anno e un mese senza permesso di soggiorno. Finalmente il 3 ottobre, dopo aver atteso una buona oretta nella sala gremita di persone arrivate da ogni dove, mi chiamano per dirmi che “il permesso non è stato stampato” e che sarei dovuto ritornare dopo 20 giorni ma solo dopo aver controllato sul sito della Polizia di Stato che fosse presente la spunta verde. Il 25 ottobre la spunta era verde e così sono ritornato alla Questura dove, finalmente, un altro poliziotto apre la busta e mi consegna il mio permesso di soggiorno elettronico. Ma qui si presenta subito un problema. Il mio permesso scade nel 2028, cioè fra tre anni! Frastornato chiedo al poliziotto quale fosse il motivo e lui impassibile mi risponde “È la legge!” e mi spiega che la durata sarebbe di 5 anni ma che la conta partiva dal giorno in cui avevo inoltrato la richiesta del rinnovo. Cioè quasi un anno e mezzo in cui ho vissuto senza il documento e senza poter viaggiare veniva calcolato come se il documento l’avessi avuto? In più a me non spettava quello di lungo periodo con durata di dieci anni? Il poliziotto fa solo in tempo a dirmi che avrei dovuto superare prima un test di italiano perché dietro di me altre persone in fila già scalpitavano.
Sarebbe stato inutile insistere dicendogli che conosco l'italiano meglio di tanti italiani e che in questi anni non solo ho pubblicato centinaia di articoli, saggi e inchieste giornalistiche ma anche due libri. Deluso e scoraggiato mi son chiesto che male avessi fatto nella vita per meritarmi tutta quella umiliazione. In quel momento mi son venuti alla mente i consigli dei tanti che mi avevano sempre detto “Ma perché non ti prendi la cittadinanza italiana?” Avevano ragione, la mia vita sarebbe stata senza dubbio più facile ma mai e poi mai avrei gettato la croce che a 25 anni avevo scelto di portare, ossia quella di vivere in Italia da “immigrato” con tutto il dolore e i sacrifici che ciò avrebbe comportato. E per coerenza avrei continuato ad essere un immigrato.
Alla sua scadenza mi aspetta nuovamente tutta la trafila alle Poste per compilare il kit pagando altri 70 euro o più e un altro anno e mezzo senza documento. E chissà a quanti altri immigrati nelle mie stesse condizioni sarà capitato! Perciò vorrei sapere dal Ministro dell’Interno Piantedosi se questa legge non sia stata fatta apposta per incassare soldi facili da noi immigrati e sistemare così le casse dello Stato oppure se l’idea è quella di voler perennemente ricattarci con i documenti. Inoltre, se ad un immigrato di lungo periodo come il sottoscritto gli si fanno questi torti, cancellando da un giorno all’altro i suoi diritti acquisiti, mi chiedo che trattamento stiano riservando ai nuovi arrivati che non capiscono nemmeno la lingua. Quante possibilità avranno queste persone di integrarsi davvero o continueranno ad essere abbandonate all’arte di arrangiarsi? Si accoglieranno a oltranza altri immigrati giusto per tenere in piedi l’industria dell’Immigrazione che oramai conta più dipendenti della Fiat? Quando finirà questa ipocrisia che vi fa sentire tanto “buoni”?
Daniel Wedi Korbaria, scrittore eritreo e panafricanista, è nato ad Asmara nel 1970 e vive e lavora in Italia dal 1995. Con i suoi libri, articoli e saggi pubblicati online e tradotti in inglese, francese, tedesco e norvegese si è battuto per offrire una voce alternativa ai racconti dei media mainstream italiani ed europei sull'immigrazione e il neo colonialismo.
Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo "Mother Eritrea" e nel 2022 il saggio d'inchiesta "Inferno Immigrazione". Di prossima pubblicazione (2025) il suo romanzo sul colonialismo italiano in Eritrea.
[1] I democratici intolleranti https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_democratici_intolleranti/39602_56724/
[2] L’immigrato più censurato d’Italia https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-limmigrato_pi_censurato_ditalia/39602_54047/
[3] Aggiornamento permessi di soggiorno di lungo periodo e permessi per familiari di cittadini dell’Unione Europea https://questure.poliziadistato.it/it/Brescia/articolo/138864411e6e419ad755678903