Da Kennan a Sergio Romano: tutti coloro che avevano avvisato l'occidente delle conseguenze di accerchiare la Russia

Da Kennan a Sergio Romano: tutti coloro che avevano avvisato l'occidente delle conseguenze di accerchiare la Russia

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Allora, mettiamo le cose in chiaro: in politica, e soprattutto nelle relazioni internazionali, esistono rapporti di causa-effetto nella maggior parte dei casi facilmente prevedibili, visto che le logiche in base alle quali operano gli Stati nazionali (e soprattutto le grandi potenze regionali) sono più o meno le stesse da qualche secolo a questa parte.
 
Ergo, se per anni (anzi, decenni) alcune delle menti più brillanti delle classi dirigenti euroatlantiche - nessuna delle quali può essere neanche lontanamente tacciata di filoputinismo - non fanno che ripetere «se l'Occidente fa A, guardate che la Russia farà B» - laddove A sta per "espansione della NATO ad Est" e in particolare "arruolamento dell'Ucraina, paese di fondamentale importanza geostrategica per la Russia, nella sfera d'influenza occidentale", e B sta per "sbroccare", e non perché sia giusto o sbagliato ma semplicemente perché è così che va il mondo - e l'Occidente continua bellamente a fare A, ha poco da sorprendersi che oggi, dopo vent'anni di provocazioni, la Russia reagisca facendo B, come era chiarissimo sarebbe accaduto a chiunque viva nel mondo reale e non nel film hollywoodiano di serie B raccontato dai media occidentali. Anzi, era la cosa era tanto chiara che sorge spontaneo il sospetto che provocare la reazione B fosse esattamente ciò che voleva l'Occidente.

Quali sono alcune delle menti brillanti in questione? Personaggetti da due soldi come:
 
- George Kennan - il leggendario diplomatico statunitense che era presente al momento della nascita della NATO e che ispirò la dottrina Truman e la strategia di "contenimento" dell'Unione Sovietica durante la guerra fredda (non proprio uno di primo pelo, insomma, e di certo non un russofilo), che nel 1998, in seguito all'approvazione da parte del Senato americano dell'ingresso dei primi tre nuovi membri nella NATO - Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca -, dichiarò al "New York Times":
 
«Penso che sia l'inizio di una nuova guerra fredda. Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e ciò influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c'era alcun motivo per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro. Questa espansione farebbe rivoltare nelle loro tombe i Padri Fondatori di questo paese. [...] Quello che mi infastidisce è quanto sia stato superficiale e mal informato l'intero dibattito al Senato. Sono stato particolarmente infastidito dai riferimenti alla Russia come un paese che muore dalla voglia di attaccare l'Europa occidentale. Ma non capite che le nostre differenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico, con "la Russia"? E ora stiamo voltando le spalle alle stesse persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime? Senza considerare che la democrazia russa è avanzata quanto se non più di quella dei paesi che abbiamo appena fatto entrare nella NATO. Si tratta di una decisione che mostra una mancanza totale di comprensione della storia russa e della storia sovietica. Ovviamente ci sarà una brutta reazione da parte della Russia, e a quel punto [gli espansionisti della NATO] diranno "Vedete, ve l'abbiamo sempre detto che i russi sono cattivi" - ma questo è semplicemente sbagliato».
 
- Henry Kissinger (che non richiede presentazioni; se non sapete chi è allora forse dovreste tornare a guardare "L'isola dei famosi" invece di parlare del conflitto ucraino), che nel 2014, in seguito al colpo di Stato antirusso orchestrato dai servizi americani in Ucraina, dichiaro al "Washington Post":
 
«Nell’attuale congiuntura, sono comunque gli ucraini a restare l’elemento decisivo. Essi appartengono a una terra dalla storia complessa, teatro di barriere di conflitti dovuti all’esistenza di barriere linguistiche e religiose. Qualsiasi tentativo dell’Ucraina cattolica e di lingua ucraina di dominare l’altra Ucraina ortodossa e russofona condurrà necessariamente alla guerra civile e alla fine dell’unità nazionale. Considerare l’Ucraina come parte del confronto Est-Ovest, spingerla a far parte della NATO, equivarrebbe ad affossare per decenni ogni prospettiva di integrare la Russia e l’Occidente – e in particolare la Russia e l’Europa – in un sistema di cooperazione internazionale. Una saggia politica statunitense verso l’Ucraina avrebbe dovuto cercare il modo di favorire l’intesa tra le due parti del Paese. L’America avrebbe dovuto favorire la riconciliazione e non, come ha fatto, il dominio e la sopraffazione di una fazione sull’altra».
 
- Sergio Romano, ambasciatore italiano presso la NATO e poi a Mosca tra il 1985 e il 1989:
 
«In Occidente si è tatto finta di non sapere quali fossero gli obiettivi di Putin, che erano anche, in un'ottica russa, abbastanza comprensibili. [...] lo credo che se avessimo in qualche modo aiutare Putin [a restituire autorevolezza alla Russia], per esempio senza insistere per l'allargamento della NATO fino ai confini della Russia e lasciare che l'Ucraina chiedesse di far parte della NATO, mettendola, per così dire, in una lunga sala d'aspetto piuttosto che lasciarla sperare, beh tutto sarebbe stato probabilmente diverso e meno imbrogliato. Le ripeto oggi quanto ho avuto modo di affermare in tempi non sospetti: che la collocazione che intravedevo come desiderabile per l'Ucraina era quella della neutralità, il paese doveva diventare neutrale. È stato completamente irragionevole prospettare la possibilità dell'ingresso dell'Ucraina nella NATO. Perché la NATO è un'organizzazione politico-militare congegnata per fare la guerra. Farla quando in gioco sono gli interessi del dominus dell'Alleanza atlantica: gli Stati Uniti. Ora, se Washington punta all'ingresso dell'Ucraina nella NATO vuol dire che la guerra può essere portata alle frontiere della Russia. Questa è comunque la la percezione di Mosca di cui noi si può non tener conto. Ritengono che si tratti di una preoccupazione in qualche modo fondata e non l'"ossessione" di Putin».
 
- Romano Prodi (che vabbè non è una mente brillante ma un po' di esperienza ce l'ha), che nel 2015 affermò:
 
«Isolare la Russia è un danno. Il problema è avere chiara l’idea di dove devi arrivare. Se vuoi che l’Ucraina non sia membro della NATO e dell’UE, ma sia un paese amico dell’Europa e un ponte con la Russia, devi avere una politica coerente con questo obiettivo. Se l’obiettivo è portare l’Ucraina nella NATO, allora crei tensioni irreversibili».
 
Di esempi così potremmo farne all'infinito ma insomma il senso dovrebbe esservi chiaro, mi auguro: chi semina vento raccoglie tempesta. Se quello che sta accadendo vi preoccupa, avete solo da prendervela con i vostri leader. Anzi, con voi stessi, che in questi anni vi siete bevuti così tante stronzate che oggi siete talmente ubriachi di propaganda da invocare la terza guerra mondiale.
 
 
 
 
P.s. Stendiamo infine un velo pietoso su quelli che fino a ieri non avevano nulla da ridire sul fatto che Bruxelles e Francoforte decidessero anche il colore delle nostre mutande, ma oggi si riscoprono difensori a oltranza della sovranità e della democrazia dell'Ucraina - popolazione (nota di colore) perlopiù "no-vax", cioè gli stessi a cui fino a ieri auguravate la morte. Gli scienziati ce n'avranno per decenni nello studiare il vostro cervello.

Thomas Fazi

Thomas Fazi

Economista e saggista. Autore con W. Mithchell di "Sovranità e barbarie" (Meltemi). Su twitter:  @battleforeurope

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