Dazi sui veicoli elettrici cinesi: crescono le tensioni tra UE e Pechino
L'Unione Europea ha deciso di imporre dazi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici (BEV) dalla Cina. La misura, che durerà cinque anni, è stata approvata con il voto degli Stati membri, confermando una proposta della Commissione Europea volta a contrastare quella che viene percepita come una concorrenza sleale da parte delle case automobilistiche cinesi. In base alle nuove disposizioni, i veicoli elettrici provenienti dalla Cina saranno soggetti a dazi fino al 35,3%, che si aggiungono all’attuale tariffa del 10%, come riporta il quotidiano Global Times.
Divisioni tra gli Stati membri e il ruolo della Germania
La decisione ha diviso il blocco comunitario. Tra i Paesi favorevoli all’introduzione dei dazi figurano Francia e Italia, mentre Germania, Ungheria e altri Stati membri hanno votato contro, segnalando una chiara spaccatura tra le nazioni industrialmente avanzate dell’Unione. Alcuni Paesi, come la Spagna, hanno addirittura suggerito di mantenere aperti i negoziati con Pechino per raggiungere un compromesso che includa una migliore regolamentazione dei prezzi e la rilocalizzazione della produzione di batterie in Europa.
Reazioni dalla Cina: accuse di protezionismo
La risposta cinese non si è fatta attendere. Il Ministero del Commercio di Pechino - come riferisce il Global Times - ha espresso una forte opposizione, definendo la misura protezionistica, non conforme alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e dannosa per le relazioni commerciali tra Cina ed Europa. La Cina ha sottolineato che i propri veicoli elettrici, sviluppati grazie a una forte competizione interna e a continui investimenti in innovazione, contribuiscono positivamente alla transizione energetica globale e alla lotta contro il cambiamento climatico.
Secondo Pechino, i dazi non faranno altro che indebolire la fiducia delle imprese cinesi nell’investire nel mercato europeo, danneggiando a lungo termine la collaborazione tra i due blocchi e rischiando di compromettere le filiere globali dell’auto elettrica.
L’impatto sull’industria europea e le perplessità interne
Anche all'interno dell'Europa, la decisione di imporre dazi ha suscitato critiche. L’industria automobilistica tedesca, rappresentata da giganti come Volkswagen e BMW, ha espresso preoccupazione per le potenziali ripercussioni negative. IG Metall, il potente sindacato tedesco dei metalmeccanici, ha dichiarato che i dazi non rappresentano la soluzione giusta per migliorare la competitività dell’industria europea. Al contrario, rischiano di penalizzare la capacità di innovazione e di rallentare il processo di transizione verso una mobilità più sostenibile.
La posta in gioco
Questo confronto riflette un equilibrio delicato tra protezionismo e libero mercato, con implicazioni che vanno ben oltre il settore automobilistico. Da una parte, l’UE mira a proteggere le proprie industrie strategiche dalla concorrenza cinese, ritenuta favorita da sussidi statali e condizioni di mercato non paritarie. Dall’altra, queste misure protezionistiche potrebbero mettere a repentaglio i principi di apertura e di libero scambio su cui l’Unione ha fondato la propria politica commerciale e segnalano la classica doppia morale occidentale vigente in tutti i campi. I principi enunciati solennemente vengono sostenuti solo quando collimano con gli interessi dei paesi occidentali.
L’approccio protezionistico dell’UE potrebbe infatti limitare la competizione, rallentare l’innovazione e creare attriti non necessari con un partner commerciale di primo piano. L’imposizione di dazi rischia inoltre di compromettere le relazioni economiche in altri settori cruciali, come quello delle energie rinnovabili, dove già sono in corso indagini su presunte pratiche di dumping da parte delle aziende cinesi produttrici di pannelli solari e turbine eoliche.
Prospettive future
Sia l’UE che la Cina hanno espresso la volontà di proseguire il dialogo per evitare un’escalation delle tensioni commerciali. La Cina ha invitato l’UE a riconsiderare la propria posizione e a cercare soluzioni condivise attraverso ulteriori consultazioni. Anche il Ministero del Commercio cinese ha sottolineato la disponibilità di Pechino a proseguire i negoziati e a lavorare per una soluzione che soddisfi entrambe le parti.
Nonostante queste aperture, la situazione resta complessa e il rischio di una spirale di ritorsioni e contro-misure è concreto. Il caso dei veicoli elettrici potrebbe trasformarsi in un banco di prova per il futuro delle relazioni commerciali tra Europa e Cina, che dovranno affrontare questioni di competizione industriale, politiche di sussidi e la difficile transizione verso un’economia verde.
In sintesi, la decisione dell’UE di imporre dazi sui veicoli elettrici cinesi segna un punto di svolta negativo nelle relazioni commerciali tra Bruxelles e Pechino.