Democrack
di Giuseppe Giannini
Le celebrazioni della Giornata della Memoria sono state l'occasione per fare il punto sulla situazione. La democrazia, malata da tanto tempo, oggi versa in stato vegetativo.
Prova ne è data dalle affermazioni provenienti da diverse personalità che ricoprono incarichi istituzionali o che sono al vertice di associazioni (le comunità ebraiche), le quali, invece di volgere lo sguardo in avanti, mirano ad assumere un atteggiamento di esclusività, che non giova al corso della Storia. La Shoah come dramma unico imparagonabile ad altre tragedie. Invece di cogliere, attraverso il ricordo da tramandare alle future generazioni, l'opportunità per fare un discorso più ampio al fine di condannare ogni forma di discriminazione, ancora una volta la superbia di una parte mira a creare steccati. Se il termine di comparazione attraverso il quale valutare lo stato di salute della democrazia è quello relativo alle vicende interne ai Paesi occidentali a capitalismo avanzato allora abbiamo sufficienti elementi che ne evidenziano l'arretramento.
Troppi passi indietro hanno fatto arroccare su se stessi i gestori del potere. Escludendo la dialettica, il confronto. Minando la partecipazione. Ponendo fine al pluralismo.
Il primo segnale è emerso all'indomani della caduta dei sistemi politici dell'Est sul finire del secolo scorso. Da quel momento le relazioni ed i poteri sono stati ridisegnati. Rimodellati nell'aderenza acritica all'ideologia neoliberista. Più mercato e meno welfare state. Il primato dell'economia, sostenuto dalla propaganda dei media, sul politico inteso come principio attinente alla vita associata. Nel mondo così uniformato la competizione con le alterità - geografiche, culturali, storiche e religiose – ha fatto perno sulla guerra, come scontro di civiltà (i due conflitti iracheni, l'ex Jugoslavia, l'Afghanistan). L'invenzione della guerra al terrore si è trasformata nella guerra del terrore infodemico occidentale. Parallelamente la corruzione sistemica e le concentrazioni della ricchezza nelle mani di una classe dirigente inadeguata, moralmente corrotta, hanno prodotto la deriva antropologica dalla quale oggi risulta difficile uscire.
La società del rischio fondata sulla paura ( dall' 11 settembre 2001), compromessa dai suoi stessi traumi, ha partorito mostri a noi vicini. O che sono parte stessa del nostro essere. E' la psicopatologia dell'esistente. Contemporaneamente la macchina tecnologica, le diavolerie inventate, Internet ed i social, l'intelligenza artificiale, virtualizzando il reale, innestati all'interno del sistema già scosso e profondamente compromesso, stanno riscrivendo (surrogandolo) il futuro.
L'evento globale della pandemia poi è giunto come il pretesto per accentrare ancora di più i poteri. Sbriciolate le vecchie certezze, sottoposti ad ogni tipo di attacco stressante, c'hanno costretti a rimetterci nelle mani di impostori chiamati governanti.
Stati di emergenza; zone rosse; libertà da sacrificare.
E' quanto messo all'opera dai regimi liberali in Occidente che, al pari dei Paesi a partito unico, hanno deciso di sacrificare le libertà dell'individuo sulle quali fa perno la loro stessa ideologia.
Lo scontro per il potere non avviene più tra visioni diverse della società. E' tutta all'interno del mondo conservatore tra una elité liberal (la UE tecnocratica, i Draghi, i venduti-traditori socialdemocratici) ed il reazionarismo improntato intorno al mito identitario. Quest'ultimo fa presa sul bagaglio culturale abbandonato dalla globalizzazione economica, ma ne è speculare, in quanto mira ad esserne parte attiva. Sostituendo solo la classe dirigente.
Troppe volte, negli ultimi anni, in maniera inappropriata è stato tirato in ballo il paragone con le dittature nazista e fascista per criticare i provvedimenti intrapresi dai governi. Forzature giuridiche, tuttavia, ne hanno evidenziato alcuni elementi in comune.
La crisi economica del 1929 diede luogo all'economia di guerra, rafforzando le idee fondate sulla razza, che portarono alla presa del potere nazi-fascista. I diversi da eliminare erano gli ebrei, gli omosessuali, i nomadi, i disabili, gli oppositori politici. Tutti coloro che mettevano in discussione l'idea suprematista fondata sulla razza ed il capitale.
Oggi, dopo che gli ebrei hanno occupato i territori palestinesi, ed influenzano con le lobby le decisioni internazionali, i nuovi nemici sono i migranti, gli emarginati socialmente, i non allineati. Passati da perseguitati a persecutori, avendo sposato il colonialismo con le ambizioni imperialistiche, sono diventati per il tramite dei loro governi e degli alleati i nuovi carnefici. In un mix di fanatismo religioso ed esaltazione della tragedia subita come caso unico da non paragonare agli altri drammi. Tanto che la parola genocidio è da evitare ad ogni costo. Ha riguardato gli ebrei, e quello che è successo al popolo dei nativi americani, agli armeni, ai curdi, e adesso ai palestinesi è cosa diversa.
Pulizia etnica, sterminio, apartheid, forse sono termini più consoni per le cancellerie occidentali complici delle violenze indiscriminate verso i civili compiute dallo Stato sionista. Esclusi a causa della razza utilizzano le medesime prerogative per cacciare, bandire, sterminare gli impuri. La tipica strategia di uno Stato illegale, che andando contro lo stesso popolo ebraico, ergendosi sul piano storico-religioso inaccesibile ai non eletti taccia chiunque sollevi critiche di essere antisemita. Nella specificità delle manifestazioni del potere esso è disposto ad accettare solo chi marcia dalla stessa parte.
La destra israeliana riconosce i postfascisti al governo in Italia ed attacca l'ANPI e le organizzazioni umanitarie. Ed accoglie il suprematismo dell'alleato americano. Va bene anche il regime a partito unico in Ucraina del corrotto despota burattino della Nato Zelensky. Anche lui di origine ebraica, e che però consente l'utilizzo della simbologia nazista da parte del battaglione Azov, ed ha Bandera come idolo. Mille contraddizioni presenti all'interno della visione occidentale, che chiude gli occhi sul totalitarismo ucraino ( l'assenza della libertà di stampa, l'abolizione delle elezioni ecc.) mentre mantiene salde le alleanze con i tiranni ( la Turchia, l'Egitto, l'Arabia Saudita). Invece vede rosso quando la competizione geopolitica e la gestione delle risorse strategiche vedono protagonisti, nel bene e nel male, la Russia, la Cina, o il Venezuela.
A proposito di rosso come colore legato all'ideologia la recente risoluzione del Parlamento europeo (al pari di quella precedente del 2019) accomuna il comunismo al nazifascismo. E' davvero pericolosa come presa di posizione (per fortuna non vincolante ma che indica un preciso indirizzo) perchè rappresenta l'intenzione di riscrivere la Storia a seconda degli interessi in campo. Sembra di essere tornati al periodo maccartista. Il revisionismo, partito con le foibe, attacca simboli ed esperienze determinanti per l'emancipazione dei popoli. Il comunismo sovietico ha combattuto al fianco delle potenze alleate e liberato il campo di concentramento di Auschwitz. Come è possibile che dopo tanto tempo a qualcuno venga in mente di mettere sullo stesso piano ideologie che alla base sono completamente diverse?
Siamo al gioco sporco delle parti politiche, che non si limitano a condannare le degenerazioni dei sistemi, ma eliminano le differenze sostanziali tra il nazifascismo fondato sulle discriminazioni, le epurazioni degli avversari ed il culto dell'appartenenza, ed il comunismo che ha come obiettivo l'uguaglianza. E che, a parte le esperienze distorte (a capitalismo di Stato) e dolorose dei Paesi dell'Est, è stato qualcosa di profondamente differente nelle classi dirigenti occidentali.
Ed è grazie al sacrificio dei comunisti che ci siamo liberati dalle dittature, abbiamo avuto la nostra Costituzione, e raggiunto i diritti sociali e civili. Tutto ciò è Storia e lo sa anche l'Europa dell'austerity. Solo che, in crisi di riconoscimento, lontani dall'essere legittimati dai popoli, incapaci di avere l'autonomia decisionale dagli americani, hanno bisogno di trovare categorie da demonizzare. Scelte dettate dall'agenda capitalistica, che dà luogo a muri ideologici e fisici, e che ci sta portando verso nuove barbarie.