Ecuador: González denuncia un "golpe camuffato da elezioni"

Verbali senza firme, seggi spostati e stato d'eccezione: le ombre sul voto

1887
Ecuador: González denuncia un "golpe camuffato da elezioni"

Le elezioni presidenziali in Ecuador si sono concluse con un ballottaggio segnato da accuse gravissime di brogli elettorali, irregolarità procedurali e un clima di crescente tensione politica. La candidata del movimento Revolución Ciudadana (RC), Luisa González, ha rifiutato categoricamente di riconoscere i risultati ufficiali che attribuiscono la vittoria all’attuale presidente Daniel Noboa, definendo l’esito delle urne "la più grottesca frode della storia ecuadoriana" e denunciando l’instaurazione di una vera e propria "dittatura".

I risultati contestati e le accuse di manipolazione

Secondo i dati diffusi dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), con il 97,4% delle schede scrutinate, Noboa avrebbe ottenuto il 55,65% dei consensi contro il 44,35% della sfidante González. Tuttavia, la candidata di sinistra ha respinto con veemenza questi numeri, sostenendo che ben undici sondaggi pre-elettorali, inclusi quelli finanziati dallo stesso governo, la indicavano come favorita. "Come possono essere credibili questi risultati? Come è possibile che undici rilevazioni statistiche, perfino quelle del regime, si siano sbagliate tutte contemporaneamente?", ha tuonato González di fronte a una folla di sostenitori pieni di rabbia che invocavano a gran voce "riconteggio" e "giustizia elettorale".

A rafforzare le sue accuse è intervenuto l’ex presidente Rafael Correa, storico leader di RC, il quale ha bollato i risultati come "matematicamente impossibili" in un post su X: "Abbiamo mantenuto esattamente la stessa percentuale del primo turno, senza perdere né guadagnare un solo voto. Questi mafiosi non hanno neanche avuto la decenza di falsificare i dati con un minimo di credibilità".

Le pesanti irregolarità denunciate dal fronte progressista

Le contestazioni sollevate da González e dal suo movimento poggiano su una lunga serie di palesi irregolarità. Tra le più gravi figura lo spostamento improvviso di 18 seggi elettorali, giustificato con pretestuosi problemi meteorologici, una mossa che avrebbe ostacolato il voto in zone tradizionalmente favorevoli alla sinistra. Parallelamente, il governo avrebbe fatto ricorso a un massiccio utilizzo di fondi pubblici per distribuire bonus economici per un valore complessivo di 570 milioni di dollari in piena campagna elettorale, pratica che costituisce una violazione della legge elettorale.

Ma l’episodio più controverso è stato il decreto di stato di eccezione emanato da Noboa poche ore prima del voto, che ha imposto la militarizzazione di sette province chiave, tra cui il distretto metropolitano di Quito. Tale provvedimento, duramente condannato dalle organizzazioni per i diritti umani come un "attentato alla democrazia", avrebbe creato un clima di intimidazione verso gli elettori. A questo si è aggiunta la sospensione del voto per la diaspora ecuadoriana in Venezuela, comunità storicamente vicina alla sinistra, e la trasmissione ripetuta di messaggi governativi in violazione del silenzio elettorale.

Il caso dei verbali non firmati e la reazione delle istituzioni

Una delle denunce più tecnicamente rilevanti è stata avanzata da Andrés Arauz, segretario generale di RC, il quale ha documentato come il CNE avrebbe convalidato numerosi verbali privi delle firme dei presidenti e segretari di seggio, in palese violazione dell’articolo 127 del Codice della Democrazia. "Tutti i verbali irregolari – ha sottolineato Arauz – miracolosamente favoriscono Noboa. Non è un errore, è un pattern fraudolento".

Dalla sua residenza di Olón, il neoliberista Noboa ha liquidato le accuse come "lamentevoli pretesti di chi non sa perdere", definendo "penoso" il tentativo di mettere in dubbio una vittoria con oltre dieci punti di margine. La presidente del CNE, Diana Atamaint, pur garantendo che ogni ricorso sarà esaminato "nel rigoroso rispetto della legge", ha ribadito che i risultati sono "definitivi e irrevocabili".

La mobilitazione internazionale e il ruolo dell’ALBA

La crisi ha travalicato i confini nazionali con l’intervento dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA-TCP), che in un duro comunicato ha parlato di "broglio elettorale premeditato" condotto sotto la copertura dello stato di eccezione. L’organizzazione, guidata da Venezuela e Cuba, ha chiesto un’indagine internazionale indipendente e un riconto completo sotto supervisione di osservatori neutrali.

Diego Borja, candidato vicepresidente di RC, in un’accorata intervista all'emittente teleSUR, ha dipinto un quadro ancora più fosco: "Quando si usa lo stato d’emergenza per controllare elezioni, perseguitare oppositori e silenziare l’arbitro elettorale, non siamo più in democrazia ma in una dittatura camuffata da legalità". Borja ha poi rivelato che in alcune province a forte presenza indigena, dove RC storicamente ottiene consensi, i voti sarebbero misteriosamente diminuiti rispetto al primo turno, un fenomeno statisticamente inspiegabile.

Prospettive future e rischi di instabilità

Con la formazione di Revolución Ciudadana pronta a presentare ricorsi presso tutte le istanze nazionali e internazionali, incluso un appello all’OSA (Organizzazione degli Stati Americani), il paese si avvia verso una fase di profonda incertezza istituzionale. "L'Ecuador non può essere governato da chi calpesta la volontà popolare", ha concluso Borja, lanciando un appello alla comunità internazionale affinché "non chiuda gli occhi davanti a questo golpe elettorale".

Mentre il neoliberista filo-statunitense Noboa si prepara a insediarsi per un nuovo mandato, il fantasma di una crisi costituzionale e di possibili proteste di piazza incombe su un paese già stremato da anni di crisi economica ed esplosione della criminalità organizzata.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

La Redazione de l'AntiDiplomatico

L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa. Per ogni informazione, richiesta, consiglio e critica: info@lantidiplomatico.it

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Netflix? No è Wall Street, bellezza! di Loretta Napoleoni Netflix? No è Wall Street, bellezza!

Netflix? No è Wall Street, bellezza!

Recessione e inflazione, due facce della stessa medaglia. di Giuseppe Masala Recessione e inflazione, due facce della stessa medaglia.

Recessione e inflazione, due facce della stessa medaglia.

Missione spaziale: cooperazione e apertura cinese nello spazio   Una finestra aperta Missione spaziale: cooperazione e apertura cinese nello spazio

Missione spaziale: cooperazione e apertura cinese nello spazio

Basta che se ne parli di Francesco Erspamer  Basta che se ne parli

Basta che se ne parli

L'Ecuador verso l'abisso. Contro tutti i pronostici vince Noboa di Geraldina Colotti L'Ecuador verso l'abisso. Contro tutti i pronostici vince Noboa

L'Ecuador verso l'abisso. Contro tutti i pronostici vince Noboa

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest? di Francesco Santoianni Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest?

Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest?

La nuova Bucha di Zelensky di Marinella Mondaini La nuova Bucha di Zelensky

La nuova Bucha di Zelensky

I dazi e il capitalismo deglobalizzato di Giuseppe Giannini I dazi e il capitalismo deglobalizzato

I dazi e il capitalismo deglobalizzato

Se cade Tripoli: la nuova Libia tra Haftar e Saif Gheddafi di Michelangelo Severgnini Se cade Tripoli: la nuova Libia tra Haftar e Saif Gheddafi

Se cade Tripoli: la nuova Libia tra Haftar e Saif Gheddafi

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Mattarella firma la legge liberticida di Michele Blanco Mattarella firma la legge liberticida

Mattarella firma la legge liberticida

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti