Elena Basile - Chi è interessato all'allargamento del conflitto in Medio Oriente

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di Elena Basile - Fatto Quotidiano 16 gennaio 2023

Il conflitto in Medioriente si è allargato. I cantori della crociata occidentale descrivono la violazione della sovranità statale dello Yemen, in spregio alle normative onusiane, con bombardamenti su molteplici siti militari che sembra abbiano causato solo pochi decessi, come un’azione dovuta per ristabilire l’ordine. I nostri analisti che fino a qualche settimana addietro ammettevano la riluttanza di Libano e Iran a farsi trascinare in un conflitto regionale, con la coerenza e la logica che li contraddistinguono, puntano il dito contro gli Houthi e gli Hezbollah, manovrati dall’iran, protagonisti dell’escalation. Come è facile trasformare la realtà di fronte a un’opinione pubblica assuefatta alla buona novella dell’occidente costretto a trucidare donne e bambini a Gaza e a punire i ribelli Houthi per il bene comune. La Farnesina esprime sostegno ai bombardamenti anglo-americani. Tajani accenna all’italia che lavora misteriosamente per la pace.

Cerchiamo di guardare ai fatti per comprendere chi è interessato all’escalation che, qualora provocasse reazioni a catena di Iran, Russia e Cina, concretizzerebbe il rischio di un conflitto nucleare.

Per fortuna le criminali autocrazie hanno i nervi saldi. Mosca e Pechino si limitano a stigmatizzare le violazioni anglo-americane della sovranità yemenita, chiedono una riunione del Consiglio di sicurezza Onu, ma si guardano bene dall’accennare a una risposta. Teheran inveisce e accusa, ma non va oltre il radicalismo verbale. Le provocazioni sono purtroppo occidentali.

La spropositata rappresaglia di Israele, i crimini di guerra, l’intento genocida di Tel Aviv a Gaza sono sostenuti dagli Stati Uniti e dalle democrazie occidentali. Il governo di Netanyahu, che sta perdendo la guerra a Gaza in quanto non riesce a smantellare le strutture di Hamas e massacra soltanto i poveri civili, 2% della popolazione di Gaza, per la sua sopravvivenza politica attacca Libano e Siria. L’attentato rivendicato dall’isis, effettuato secondo gli esperti su input dei servizi Usa in grado da anni di pilotare l’organizzazione, colpisce la popolazione civile in Iran, 84 morti e più di 200 feriti. Le dichiarazioni degli Hezbollah e di Teheran continuano a essere contrarie alla guerra. Le condanne dei soprusi americani non portano a vere e proprie risposte militari se non di carattere simbolico. L’unica reazione è quella degli Houthi che, colpendo le navi israeliane e chiedendo il cessate il fuoco a Gaza, mettono a rischio la circolazione navale e commerciale nel Mar Rosso.

La risposta dello sceriffo, che ormai è divenuto soltanto un bullo, avendo perso l’autorevolezza egemonica basata su potere economico-sociale e su strategie geopolitiche razionali, è immediata: nuove violazioni del diritto internazionale, bombardamenti incuranti delle possibili conseguenze. Il cittadino pensante si domanda perché non sia possibile dare spazio alla diplomazia, ristabilendo il diritto internazionale e onusiano. Gli Stati Uniti, se fossero l’egemone benevolo descritto dai nostri editorialisti, costringerebbero Israele al cessate il fuoco a Gaza. Basterebbe ritirare le portaerei e minacciare la fine delle forniture militari. Il governo criminale di Netanyahu cadrebbe permettendo una nuova leadership a Tel Aviv con la quale negoziare il ritiro da Gaza, la governance ad interim

Unite nella regione. La diplomazia potrebbe tornare all’opera, coinvolgendo i protagonisti, paesi arabi alleati, Iran e Russia nella ricerca di una pace in Mo.

L’avvocato sudafricano nella sua arringa di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia ha affermato che nessun atto, per quanto barbarico come quello di Hamas del 7 ottobre, giustifica la carneficina di un gruppo etnico condannato alla fame e alle malattie. E del resto l’atto terrorista di Hamas è preceduto da spedizioni punitive ricorrenti a Gaza e da crimini di guerra israeliani. Gli analisti, persone perbene, educate e colte, trasformano la realtà, il comune sentire. Le azioni di forza, contro il diritto internazionale, sono legittime e benedette. Man mano ci convinciamo che è tutta colpa dell’iran, belzebù sceso sulla terra, manovrato da Mosca. Avrà inizio una nuova guerra che arricchirà le multinazionali, le oligarchie che sono dietro al potere di Biden e di Trump. Inflazione e calo dei tassi di interesse aiuteranno il rifinanziamento del debito. Ne pagheranno il prezzo le vittime delle guerre, i poveri del mondo, le classi meno abbienti in Europa.

L’UE si prepara a un’azione nel Mar Rosso. Impugniamo le armi, facciamo la nostra parte! Il cittadino pensante si domanda dove sia finita la Costituzione. Vorrebbe un’europa pacifica, mediatrice, autorevole che riconosca lo Stato di Palestina e condanni le violazioni del diritto internazionale. Un’europa che ritorni all’onu e alle speranze del dopoguerra seppellite dall’atlantismo guerrafondaio.

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