Entrare in guerra per Ucraina e Israele? La risposta di Ron Paul
“Quando assumi il ruolo del poliziotto del mondo, non sorprenderti se i Paesi che non possono combattere le proprie guerre da soli chiamano il ‘911’. Questo è esattamente ciò che sta accadendo agli Stati Uniti su due fronti e sta portando alla bancarotta il nostro paese, logorando l’esercito che dovrebbe servire gli interessi della nostra nazione e minacciando di trascinare gli Stati Uniti nella terza guerra mondiale”. Inizia così un articolo che Ron Paul ha pubblicato sul suo sito (Ron Paul Institute).
Zelensky: il piano per la guerra globale
“La scorsa settimana – prosegue Ron Paul – il ‘presidente’ ucraino Zelensky ha presentato pubblicamente il suo ‘Piano per la Vittoria’. Era delirante: immediata adesione dell’Ucraina alla NATO, intercettazione da parte della NATO dei missili russi in arrivo e permesso di usare missili occidentali a lungo raggio per attaccare in profondità la Russia, comprese Mosca e San Pietroburgo”.
“Non è difficile capire il vero intento [di Zelensky]. L’Ucraina è sul punto di perdere la guerra con la Russia e desidera disperatamente coinvolgere l’esercito degli Stati Uniti nello scontro. Ci sono state numerose opportunità per evitare questa sanguinosa guerra, ma a ogni passo la leadership ucraina ha ascoltato i neocon occidentali (come Boris Johnson) e ha deciso di continuare a combattere la Russia fino all’ultimo ucraino”.
“Ma ora che sono quasi rimasti all’ultimo ucraino, ci chiedono di intervenire e combattere il paese con il maggior numero di armi nucleari sulla terra, la Russia, in una guerra che non potrebbe essere più lontana dai nostri interessi reali. La risposta di Washington dovrebbe essere semplice ma ferma: ‘Niente più armi, niente più soldi. Siete soli. Fate la pace'”.
“Gli USA verrebbero feriti a morte se alla popolazione dell’Ucraina orientale fosse consentito di separarsi da Kiev e unirsi alla Russia? Se ne accorgerebbe qualcuno, a parte i neoconservatori intruppati nei think tank di Washington che hanno una vera e propria ossessione per la Russia?”
La trappola israeliana
“Lo stesso vale per Israele. Tel Aviv, in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha lanciato una guerra per annientare i palestinesi di Gaza, invadere e occupare il Libano meridionale, degradare gli eserciti di Iraq e Siria e affrontare l’Iran. Ma l’esercito israeliano non ha le capacità per combattere così tante guerre su così tanti fronti, quindi ha chiesto con insistenza sempre maggiore agli Stati Uniti di coinvolgersi in tali conflitti”.
“Gli Stati Uniti hanno già fornito a Israele circa 23 miliardi di dollari in aiuti militari aggiuntivi [rispetto a quelli già stanziati di default] e hanno impegnato le risorse militari statunitensi nella regione per abbattere missili e fornire un supporto ulteriore di armi e intelligence”.
“Ma non è ancora abbastanza per Israele. Per combattere l’Iran, con le sue notevoli capacità militari, Israele sembra disperato nel voler trascinare l’esercito americano in guerra. L’installazione di uno o forse due sistemi di difesa aerea THAAD, ciascuno con 100 soldati americani a gestirli, fa parte di questo sforzo”.
“I 100-200 soldati americani sono stati inviati in guerra in maniera illegale, ma quel che è peggio è che vengono usati come un innesco per una trappola esplosiva. I leader politici americani e israeliani sanno che saranno considerati obiettivi legittimi nel caso di un ulteriore attacco missilistico iraniano e, appena le truppe americane inizieranno a essere uccise in territorio israeliano, si produrrà una spinta massiccia per un ulteriore coinvolgimento degli Stati Uniti. Immaginate la propaganda di guerra dei media mainstream se accadesse una cosa così terribile”.
“Non è questo il modo di usare i soldati delle forze armate degli Stati Uniti. È l’opposto del sostenere le nostre truppe”.
“La risposta di Washington al tentativo di Israele di trascinarci nella sua guerra con l’Iran dovrebbe essere come quella che dovremmo dare all’Ucraina: ‘Niente più armi, niente più soldi. Siete soli. Fate la pace’. Ecco come dovrebbe essere una politica estera pro-America. I nostri Padri Fondatori lo capirono molto bene e ne scrissero più volte. Si chiama ‘non interventismo’”.
I titoli del testo sono nostri.