Esplodono i casi Covid in Israele. Haaretz: "Al momento non è possibile trarre conclusioni sull'efficacia del vaccino"
Tutti ad applaudire Israele che, il 19 dicembre, ha cominciato la campagna vaccinale risultando oggi il primo paese per percentuale di vaccinati. Eppure, oggi, il numero giornaliero di positivi al virus Sars-CoV-2 è il più alto dall’inizio della pandemia: oltre 10.000 nuovi casi nelle ultime 24 ore a fronte di 100.000 tamponi esaminati. In aumento anche i casi gravi, che ora sono 1.114, mentre i “decessi per Covid” sono arrivati a 4.049 (su una popolazione di 8,8 milioni).
Ancora peggio tra i vaccinati (2,2 milioni di persone): ben 12.400 tra questi sono risultati positivi al coronavirus nel giro di due settimane dalla somministrazione della prima dose; 69 di loro avevano già ricevuto una seconda dose. Si tratta del 6,6% dei 189.000 vaccinati che hanno ricevuto il test dopo la somministrazione. La presenza del virus è stata rilevata anche a due settimane di distanza dalla prima dose: un periodo durante il quale, fa rilevare Haaretz, avrebbe già dovuto esistere un’immunità parziale. Dei 20.000 testati nella terza settimana, si son rivelati positivi 1.410 ovvero il 7,2%; di quelli testati a nella quarta settimana, i positivi sono stati il 2,6%. “A questo stadio - conclude Haaretz - è ancora difficile trarre conclusioni sull’efficacia del vaccino. In alcuni gruppi di persone vaccinate, durante i diversi periodi post-vaccino, la percentuale di test risultati positivi corrisponde a quella della popolazione generale, in maggioranza non ancora vaccinata”.
Naturalmente, altri media si affrettano a precisare che per l’immunità occorre una seconda dose o anche qualcos’altro (se, ad esempio, arriva una qualche “variante del virus”). E tutto questo mentre non si sa se il vaccino eviti la contagiosità del vaccinato (la cosiddetta “immunità sterilizzante”) e quanto duri l’effetto del vaccino.