Fabio Mini - La telefonata con cui è finita la NATO
di Fabio Mini* - Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2025
Forse è ancora presto per considerare finita la guerra in Ucraina. Non basta una telefonata per definirne l’esito, ma forse basta per segnare l’avvio di quella svolta importante, temuta da tutti i sostenitori della guerra e spavaldamente sottovalutata.
Si è abusato spesso delle presunte “svolte epocali” che se da un lato aprivano spiragli di speranza dall’altro contrastavano con la realtà. C’era qualcosa che non funzionava nelle pretese della propaganda occidentale di accreditare le scaramucce per battaglie e i successi sempre da una parte; nel magnificare le presunte controffensive (fallite), le risolutive armi occidentali (ininfluenti), le forze inesauribili (finite), la volontà ferrea di combattere (logorata), la certezza della vittoria ucraina (sfumata), la definitiva e irrevocabile ammissione di Kiev alla Nato (archiviata), la sconfitta russa sul campo di battaglia (non pervenuta) e le alleanze inossidabili “fino a quando sarà necessario” e whatever it takes (penosamente arrugginite).
L’unica vera svolta dopo tre anni di guerra è stata proprio quella telefonata: tra Putin e Trump? No. Tra Russia e America? No. Tra due pazzi? No. Tra le maggiori potenze mondiali? No: è stata una chiacchierata tra i soli protagonisti che hanno la potenza di scatenare l’Apocalisse. Chi crede che Trump e Putin si siano parlati per due ore per accordarsi sulla sorte dell’Ucraina o di Gaza si sbaglia. Non sanno nemmeno loro cosa farne e di certo avranno bisogno di molti mediatori e migliori negoziatori per trovare una soluzione.
La chiacchierata è invece il riconoscimento reciproco dello status di potenze globali, più o meno equiparabili in molti campi ma egualmente dotate in armamenti nucleari e nella capacità di usarli. E forse tra una battuta e l’altra si sono trovati d’accordo nel non volerle rivolgere l’uno contro l’altro. Non solo: si è forse trattato del riconoscimento che i rispettivi interessi non sono salvaguardati dallo scontro ma dall’accordo. Di certo si sono chiariti di non considerarsi nemici. L’Europa e la Nato con le loro corti di burocrati si stracciano le vesti, e stracciano qualcos’altro a tutti noi, per essere state tenute fuori dai colloqui, hanno ascoltato con insofferenza le intimazioni del vicepresidente Vance e gli avvertimenti del segretario alla Difesa Hegseth e non hanno capito il livello e la portata dell’avvenimento che dovrebbe invece rasserenarle. Si preoccupano dell’Ucraina e dei loro piccoli cortili mentre la prima è sfinita e i “cortili” sono già compromessi non a causa della Russia, ma della supponenza ucraina ed europea.
L’Ucraina e le istituzioni europee e della Nato si lamentano della marginalità in cui sono piombate quando si parla di pace, ma non hanno mai mosso un dito per la pace. Dal 2004 non hanno fatto altro che alimentare i conflitti, ampliare l’insicurezza del continente, respingere le richieste di sicurezza, boicottare le iniziative diplomatiche, istigare alla guerra, promuovere sanzioni, bloccare assetti, sabotare infrastrutture, preparare la guerra e sostenerla con uomini e mezzi contribuendo alla decimazione della popolazione ucraina e alla distruzione dell’intero paese. Tutto questo non è solo ciò che pensa la Russia, adesso sappiamo che lo pensano anche gli Stati Uniti.
L’Ucraina ha pieno diritto di avanzare le proprie richieste nei colloqui di una eventuale pace, sempre che l’esito della guerra lo consenta, ma l’Ue e la Nato in questi venti anni si sono giocate qualsiasi legittimità a dettare condizioni di pace con la Russia. Gli Stati Uniti di Trump vogliono smarcarsi dalle responsabilità dell’amministrazione Biden nel fomentare la guerra e dagli impegni da essa presi per continuarla. E, cosa fondamentale, non intendono considerare la Russia come un loro nemico, come invece hanno più volte dichiarato i funzionari Ue e scritto quelli della Nato nei vari concetti strategici.
Questa posizione politica, apparentemente banale, implica la volontà strategica di non ricorrere alla forza (anche nucleare) nelle relazioni reciproche. Implica anche che Russia e Stati Uniti vogliono la fine del loro conflitto in Ucraina avviato da Biden e che entrambi hanno la capacità e la legittimità di stabilire le loro condizioni.
Da parte sua, l’Europa vuole continuare la guerra fino alla sconfitta russa, questa è infatti la pace giusta intesa da Ucraina e soci. E allora lo faccia da sola, pagando gli Stati Uniti in soldoni e natura per tutto ciò che loro vorranno fornire. Quando, prima o poi, Europa e Ucraina vorranno parlare di pace con la Russia dovranno prendere atto del fatto che la telefonata ha cambiato gli equilibri della guerra.
Lo schieramento occidentale basato sull’impegno americano, orgoglio della precedente amministrazione, non ha più la stessa forza. Gli Stati Uniti sono in grado di far invertire la rotta alla Nato e anche presto: al prossimo vertice di giugno all’Aia basterà che venga preso atto della loro diversa percezione della minaccia russa per scardinare tutto l’impianto bellico della Nato. Possono garantire la copertura dell’ombrello strategico nucleare all’Europa, ma non la garanzia che la guerra convenzionale escluda le armi nucleari tattiche. Possono negare il proprio consenso a qualsiasi decisione (che deve essere unanime) che gli alleati vogliano prendere e che non sia nell’interesse americano compreso il dialogo con la Russia.
La Nato sarebbe fuori dalla guerra in Ucraina e i paesi europei che volessero continuarla, con la Ue o altro tipo di coalizione, si troverebbero ad affrontare un conflitto logorante e dispendioso senza risorse umane e materiali, con la certezza di costi e perdite enormi e con l’elevata probabilità della distruzione del continente in uno scontro nucleare che l’America non avrebbe alcun interesse a evitare. Anzi, più distruzioni più ricostruzioni e più Riviere dal Baltico a Gaza.