Forse avete dimenticato che Renzi è il PD

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Forse avete dimenticato che Renzi è il PD

Gli ultimi giorni sono stati segnati da Matteo Renzi. La decisione dell’ex Presidente del Consiglio di aprire una crisi di governo in questa fase ha attirato molte critiche all’indirizzo del senatore fiorentino.
Chi in questi giorni convulsi ha cercato disperatamente di distinguere Renzi dal PD, ha forse dimenticato che Renzi è il PD.

"In politica mai dire mai". Il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, non esclude, in un'intervista a "Open", che si possa riaprire uno spiraglio nei rapporti con Italia Viva per risolvere la crisi di governo. Orlando rilancia: “Non si governa un grande Paese come il nostro, con un voto di scarto, soprattutto in un anno così difficile come quello che è appena iniziato". 

Cosa è successo?

Semplicemente non si sono trovati i "costruttori", che, facendo due conticini, hanno ritenuto elettoralmente suicida sostenere un governo ormai in odio alla maggior parte degli italiani, non perché siano "fascisti", ma perché la gestione scellerata dell'emergenza Covid19, soprattutto nella seconda fase, ha portato le imprese, le famiglie, le scuole, la sanità, lo stato socioeconomico del Paese ad un livello insostenibile economicamente e psichicamente.

Appoggiare questo governo in modo palese e a cartucce esaurite equivale ad impugnare un'arma scarica per essere "processato" dalla storia insieme ai responsabili reali, senza aver mai toccato palla.


Addirittura Mastella ha deciso di sfilarsi.

E si sfilano anche senatori di peso del 5 Stelle, come Barbara Lezzi (ministro nel Conte uno) che, con un lungo post su Facebook, annuncia che non darà la fiducia ad un governo Conte in cui dovesse rientrare Italia Viva.

Ma d'altronde tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno subito affermato che con Renzi il percorso era da considerarsi definitivamente chiuso.

Da Crimi a Di Maio a Paola Taverna, i big 5 stelle, in mancanza ancora di un capo politico o di un organo collegiale, (il sottosegretario Di Stefano ha affermato che non è prioritario che gli iscritti votino la nuova leadership, dopo un anno di attesa), hanno risfoderato le ormai dimenticate meme contro 
Renzi e l'inaffidabilità del "bomba”.

Io credo che sia stato anche un grido di liberazione catartico.
E ora?
Intanto anche l'UDC rinuncia a far parte della squadra di muratori “costruttori” di questa nuova versione di Conte.
A questo punto la vittoria di Matteo Renzi appare certa. Così come appare certa la sconfitta di Conte, ma anche il netto fallimento di Zingaretti. Entrambi avevano chiuso a un rientro di Italia Viva in maggioranza.

Netta sconfitta anche del dignitoso sussulto del movimento 5 stelle, che avrebbe comunque accettato qualsiasi compromesso pur di salvare il governo.

Sia chiaro che qualsiasi soluzione sarebbe devastante, comunque.
Dal governo tecnico, a quello di coalizione di tutti i partiti (compresi Meloni e Salvini) invocata da Beppe Grillo, all' improbabile ritorno alle urne, proprio in vista del semestre bianco.

Intanto la strada del Recovery Plan si fa sempre più tortuosa, per l'incertezza della crisi olandese, per la successione alla Merkel, perché l'instabilità del governo italiano e l'incertezza con qualsiasi maggioranza (attaccaticcia o nuovamente con Italia Viva) ha già indebolito Conte, comunque vada a finire.

È di oggi il comunicato sulla pagina Facebook ufficiale del Movimento 5 Stelle, a firma Crimi, Bonafede, Crippa e Licheri (gli ultimi due capogruppo Camera e Senato). La frase fondamentale è la seguente: "Nonostante questo, Matteo Renzi ha fatto una scelta molto grave che ha separato definitivamente le nostre strade, col gravissimo gesto del ritiro delle due Ministre”. 

Quindi, se non ci fossero i numeri senza Renzi, che farà il Movimento 5 Stelle?

La dichiarazione di Zingaretti sembra invece più ambigua, non nomina mai Renzi ma lancia un appello generico "appello “a liberali, europeisti, democratici”: “Abbiamo il dovere di rivolgerci al Parlamento. Ma impossibile stare con chi non rispetta le nostre idee”.

Intanto Rosato (Italia Viva, proprio il "padre" del Rosatellum, la legge elettorale che impedisce una governabilità stabile") dichiara che “se Conte vuole, la crisi si risolve in due ore, senza andare in Aula”. 

Nei vari giochi di potere e poltrone c’è chi sale e chi scende. Chi vince e un sicuro perdente: il popolo italiano. Abbandonato e in balìa di una pandemia gestita a dir poco in maniera scellerata. 

 

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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