Fosco Giannini - Ma non è un'invasione

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Pubblichiamo in anteprima questo editoriale di Fosco Giannini, direttore di Cumpanis e lo ringraziamo per l'opportunità

 

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di Fosco Giannini, direttore di "Cumpanis"

 

Scriviamo dopo che questo numero di “Cumpanis” era già stato chiuso e stava per essere messo on-line. Scriviamo mentre i mille “media” occidentali e italiani – disgustosamente, paurosamente, organicamente asserviti, genuflessi agli USA e alla NATO – parlano di “invasione della Russia in Ucraina”, di “Inizio della guerra di Putin”.

Torna prepotentemente in auge la storica russofobia occidentale che sempre ha visto, prima l'Unione Sovietica e ora la Russia di Putin, come il male assoluto. Un'inclinazione ideologica reazionaria, razzista, anticomunista che è stata alla base dell'attacco di Hitler all'URSS, alla costruzione della lunga e micidiale Guerra Fredda successiva alla Seconda Guerra Mondiale e alla costruzione dell'improvvido e maledetto Patto Atlantico, la NATO, (a cui, anni dopo, solo anni dopo, l'URSS e il campo socialista dovettero rispondere con il Patto di Varsavia) ed ora, di nuovo, del disegno imperialista USA e NATO volto distruggere la Russia di Putin. Distruggerla per avanzare ulteriormente, come blocco imperialista militarizzato USA-NATO-UE, verso la Cina.

L'arrivo di Biden alla presidenza degli USA ha accelerato i piani militari americani volti ad uscire dalla profondissima crisi dell'impero a stelle strisce attraverso la guerra. Guerra vera, non solo “fredda”. Sulla scorta del colpo di stato di carattere nazifascista del 2014 perpetrato dagli USA, dalla NATO, dall'Ue contro il legittimo presidente ucraino Janukovych (contrario a trascinare insensatamente l'Ucraina nell'Ue e nella NATO e orientato a mantenere lo storico rapporto tra Kiev e la Federazione Russa, contrario, soprattutto, a modificare i delicati rapporti geopolitici internazionali, che si sarebbero rovesciati, con l'Ucraina nell'Ue e nella NATO, a favore degli USA e del fronte imperialista mondiale, preparando così un quadro di guerra), sulla scorta dell'orrore nazifascista di Piazza Maidan, “culla” del “golpe” imperialista e “culla” della guerra americana, sulla scorta di tutto ciò Biden ha aumentato a dismisura la pressione per trasformare l'Ucraina in una immensa base militare USA e NATO ai confini della Russia. Con missili a testata nucleare che in 35 minuti possono colpire Mosca.

Questa spropositata, politicamente folle, moralmente indegna, pressione di Biden diretta ad occupare l'Ucraina con l'esercito USA e NATO si è spaventosamente moltiplicata negli ultimi mesi, nelle ultime settimane. L'esercito USA e NATO è ora ovunque, in quasi tutti i Paesi – da quelli baltici a quelli dell'Europa Centrale – che possono essere ponte d'attacco contro la Russia. L'obiettivo finale dei lupi americani è quello di costruire le condizioni per collocare direttamente sul terreno ucraino le testate nucleari contro Mosca.

Di grande interesse, rispetto a ciò, è la Dichiarazione del Minrex (il Ministero degli Affari Esteri di Cuba) del 22 febbraio scorso: "Gli sforzi degli Stati Uniti per imporre la progressiva espansione della NATO verso i confini della Federazione Russa costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale di questo Paese e alla pace regionale e internazionale. Il governo degli Stati Uniti ha minacciato la Russia per settimane e manipolato la comunità internazionale sui pericoli di una imminente massiccia invasione dell'Ucraina. Ha fornito armi e tecnologia militare, dispiegato truppe in diversi paesi della regione, applicato sanzioni unilaterali e ingiuste e minacciato altre rappresaglie. Allo stesso tempo, ha scatenato una campagna di propaganda anti-russa. Cuba ha già avvertito del pericolo di questa politica. Il 22 febbraio 2014, l'allora Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, il generale dell'esercito Raúl Castro Ruz, avvertì: “In Ucraina si stanno verificando proprio ora eventi allarmanti. L'intervento delle potenze occidentali deve cessare (…) Non va ignorato che questi eventi possono avere conseguenze molto gravi per la pace e la sicurezza internazionale”. Anni dopo, il 26 settembre 2018, davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, avvertì che: “La continua espansione della NATO  nei confini con la Russia provoca gravi pericoli, aggravati da l'imposizione di sanzioni arbitrarie che respingiamo;. Chiediamo agli Stati Uniti e alla NATO di affrontare seriamente e realisticamente le fondate richieste di garanzie di sicurezza della Federazione Russa, che ha il diritto di difendersi. Cuba sostiene una soluzione diplomatica attraverso un dialogo costruttivo e rispettoso. Chiediamo di preservare la pace e la sicurezza internazionale". 

Prima domanda alle “anime belle” italiane, a tutti i cow boy italiani filo americani, a tutti coloro che sono soldati della NATO già nella testa, a quel giuda di Di Maio vendutosi per trenta denari al fronte dei padroni americani, a quel servo con la parannanza che scodinzola di fronte ai padroni americani di Enrico Letta, a quella fintissima “sovranista” della Giorgia Meloni che in queste ore ha di nuovo solennemente dichiarato l'inequivocabile appartenenza di Fratelli d'Italia al fronte atlantico. A tutti loro va chiesto: ma se oggi la Russia, o un eventuale “Nato euroasiatica” data da Russia e Cina piazzasse i suoi missili nucleari a Cuba, in Venezuela, sulle Alpi, o in Siria; se portasse il proprio esercito ai confini del nord d'Italia e sommergibili nucleari nel Mediterraneo, voi, tutti voi, come reagireste?

Perché è questo che va accadendo in Ucraina: l'arrivo di un esercito di occupazione militare – USA e Nato – dotato di missili atomici, che attraverso il “golpe” del 2014 e l'instaurazione di un governo fantoccio a Kiev agli ordini di Biden, prepara l'attacco strategico contro la Russia. Contro la Cina.

Il 21 febbraio, nel suo discorso alla Nazione, Putin ha riconosciuto l'indipendenza delle Repubbliche Popolari del Donetsk e di Lugansk. E ciò lo ha fatto non attraverso un “atto d'imperio”, ma perché quelle Repubbliche del Donbass, dopo il “golpe” nazifascista di Piazza Maidan del 2014, non hanno voluto in nessun modo essere dirette da un governo servo degli USA e fascista e, attraverso due referendum legittimi e popolari, hanno scelto la strada, con oltre il 90% dei voti, dell'indipendenza dall'Ucraina.

Ma qui sta il punto: né gli USA né l'Ucraina, ora fascista, hanno mai accettato la legittimità di quei referendum popolari e sin da subito, per otto anni, sino ad ora, hanno bombardato e portato la guerra nelle due Repubbliche Popolari.

Una strategia terroristica e di guerra che si è accentuata negli ultimi mesi, nelle ultime settimane con l'invio nel Donbass sia del famigerato Battaglione Azov – tutto nazifascista, a cominciare dalla svastica sulle divise – che dello stesso esercito ucraino.

Nelle ultime settimane, sia l'“Azov” che l'esercito di Kiev hanno terrorizzato il popolo delle due Repubbliche, versando altri fiumi di sangue tra la popolazione.

Ed è su questa terribile base materiale che Putin ha riconosciuto, il 21 gennaio, l'indipendenza del Donetsk e di Lugansk. Per proteggere le popolazioni, per scoraggiare il proseguimento del terrore nazifascista nel Donbass.

Ciò che è accaduto dopo il riconoscimento del 21 febbraio è quello che i “media” occidentali e italiani rimuovano accuratamente, ma che non poteva rimuovere Putin: dopo il 21 febbraio - in questi ultimi tre giorni, per “punire” Putin – si sono moltiplicati a vasto raggio gli attentati e i bombardamenti del fronte imperialista contro le popolazioni delle due Repubbliche indipendenti, si è scatenata la furia omicida e delinquenziale del Battaglione Azov con le svastiche sulle divise, sono saltate centrali elettriche, si è disseminato il terrore tra quella popolazione che poche ore prima aveva festeggiato per la scelta di Putin diretta – finalmente! – a proteggerle.

È in questo contesto – bombardamento selvaggio sulle Repubbliche indipendenti, non ucraine, ma filo russe; accerchiamento massiccio della Russia da parte degli USA e della NATO attraverso il dispiegamento di interi eserciti nelle Repubbliche baltiche e nei Paesi del Centro Europa e strategia in rapida esecuzione dell'occupazione e della militarizzazione dell'Ucraina da parte degli USA e della NATO, anche con testate nucleari – che ha preso corpo la scelta di Putin, questo 24 febbraio, di intervenire sul territorio ucraino e specificatamente nelle aree "speciali" - come Lavrov ha dichiarato -, militari ucraino-americane.

Siamo contro la guerra, siamo perché un vasto e unitario movimento contro la guerra, in cui agisca come soggetto d'avanguardia, il movimento comunista e antimperialista unito, entri subito in campo.

Come ha scritto il compagno Manolo Monereo in queste ultime ore, citando Von Lohausen, "L'aggressore strategico è la potenza che sospinge il proprio avversario e lo obbliga ad intervenire e trasformarsi in aggressore operativo. L'aggressore strategico inizia prima la guerra, mentre l'aggressore operativo è costretto a segnare il primo passo".

Siamo contro la guerra. Ma non siamo equidistanti. La guerra è il disegno strategico degli USA e della NATO in questa fase storica. In questa stessa contingenza storica. L'intervento militare della Russia non è affatto un'invasione dell'Ucraina, ma è la difesa della Russia e del Donbass dalla guerra americana, la sua risposta "operativa"

Lo stesso portavoce del Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese, Hua Chunying, respinge l'idea americana “dell'invasione russa”. E afferma: “È un modo tipico dei media europei ed americani di concepire le questioni, utilizzando la parola 'invasione' sulla base di idee preconcette. Quello che possiamo dire è che la Cina segue da vicino l'evoluzione della situazione e chiede ugualmente a tutte le parti a dare prova di moderazione per evitare che la situazione vada fuori controllo”. Dove il nucleo centrale della presa di posizione cinese è il rifiuto, appunto, della concezione di “invasione”.

L'ora è difficile. Ciò che spetta ai comunisti e alle forze antimperialiste è di scendere in piazza contro la guerra, costruire un movimento di massa per la pace. Ma con le parole d'ordine giuste, quelle che a partire dal mettere a fuoco le attuali e gravissime responsabilità degli USA e della NATO, pongano l'unica parola d'ordine in grado di salvare la pace mondiale, l'Italia e il nostro popolo: lotta contro la NATO e  contro l'esercito europeo, fuori l'Italia dalla NATO!

 

 

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