Fulvio Grimaldi - "EUROGERMANIA" scassata ma armata: così la Bundeswehr ritorna Wehrmacht

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Fulvio Grimaldi - "EUROGERMANIA" scassata ma armata: così la Bundeswehr ritorna Wehrmacht

 

di Fulvio Grimaldi

Se ne sono dette di tutte sulle elezioni tedesche. Perlopiù a partire da un presupposto dato come marmoreo e perenne. Qui si prova a uscire un po’ dal coro e non me ne abbia a male il lettore.

Sarà perché ho un antenato francese, il Capitano Pierre Francois De Gerbaulet che, scampato alla Notte di San Bartolomeo e alla strage degli ugonotti ordinata da Carlo IX, si rifugia in Germania, Vestfalia, e i suoi discendenti vi rimangono fino ai giorni nostri. Sarà perché ho passato la parte più cruda della guerra in Germania, da ragazzino quasi adolescente, e vi ho anche sparato contro gli angloamericani. Peraltro senza prenderci. E non mi è venuto neanche difficile, dopo aver visto a Germania ormai rasa al suolo, a Francoforte, Colonia, Coblenza, svuotare i palazzi dei loro abitanti a forza del fosforo di Churchill e Roosevelt. O dopo aver raccolto un mio compagno di classe, sfollato dalla Ruhr incenerita, sventrato dalle mitragliatrici degli Spitfire.

Sarà perché a Monaco e a Colonia, con Thomas Mann, ho studiato Germanistica… Ma, pur guardando il mondo, e agendovi, da sinistra estrema, non concordo con quasi nessuno degli analisti che della Germania si dicono esperti (escluso Vladimiro Giacchè). Tanto meno ora, viste le valutazioni che si vanno facendo delle recenti elezioni.

Sarà anche perché sono pochi i nostri storici e analisti che concentrano le loro attenzioni sulla Germania. Preferiscono Francia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone. Forse perché non abbiamo ancora metabolizzato del tutto il risentimento covato per come ci avevano ridotto i barbari. E poi gli imperatori del Sacro Romano Impero.

Al pur ottimo liceo che ho frequentato, ci parlavano di Montaigne, Hugo, Voltaire, un po’ di Fitzgerald, un accenno a Joyce. Mai una parola su Hoelderlin, Heine, Kleist. Un fugace accenno a Goethe e al suo Faust. E pensare che i germanofoni, più ancora degli inglesi, hanno rivolto a noi la loro massima passione per l’esplorazione storica: Theodor Mommsen su Roma e il suo diritto, Jacob Burckhardt e il Rinascimento, Ferdinand Gregorovius e il nostro Medioevo, lo stesso Goethe…E nel paese dei jihadisti cattolici, un rivoluzionario come Martin Lutero, che pure è benemerito se non altro per stare alla lingua e all’unità tedesche come Dante sta alle nostre, resta spesso solo il responsabile di eresie e relative guerre..

Ho anche l’impressione che molti dei nostri “esperti”, raramente frequentatori del corpo vivo della popolazione, ieri e oggi, non si siano liberati di quanto, sapientemente e strumentalmente, è stato cucito addosso ai tedeschi nei primi decenni del dopoguerra: film, libri, documenti, campi, parate, sergenti ringhianti, stragi che solo loro avrebbero commesso. Tedeschi tutti nazisti (2 milioni di resistenti fucilati o ghigliottinati) e che tutti l sarebbero stati complici dei Lager, giacchè è dimostrato che tuttisapevano. Nazionalisti geneticamente aggressivi (nel 90% dei casi storici, aggrediti). Tutto falso dall’A alla zeta. Io c’ero. Nella mia città nessuno aveva saputo nulla, ci metto la mano nel fuoco. Agli italiani, invece, era concesso di non avere mai avuto idea di cosa succedesse nella Risiera di San Sabba.

Tutto questo essendo funzionale a quando si trattava di mantenerla incenerita a tutti i livelli, la Germania, e non si era ancora arrivati al suo riuso in chiave di normalizzazione atlantica del continente. Con relativoZeitgeist e tank Leopard puntati, a nome di tutti noi, sull’URSS-Russia (contro la quale era fallita la prima missione, dall’anglosfera pretesa  a Hitler).

Queste eccessiva premessa mi pare possa introdurre a una visione meno manichea di tante cose che affettano il nostro vicino più vicino. Servirebbero le lingue che da noi si praticano pochino. Abbiamo un italiano su centomila che pasticcia un po’ con l’inglese, anche se, da giornalista, gli sarebbe indispensabile. Figuriamoci col tedesco! Avesse potuto, l’esperto italiano, dare un’occhiata agli strumenti di comunicazione di Alternativa per la Germania, AFD , tipo “Welt”, avrebbe potuto farsi un’idea meno semplificata.

Qui non si fa il benchè minimo tentativo di rivalutare questa forza politica che, volata a oltre il 20% nella BDR, s’è presa tutta la depredata, immiserita (al reddito del 30% più basso rispetto ai fratelli dell’Ovest che vi si sono ingrassati) e sbertucciata ex-DDR, già “aliena comunista”.

Qui si mettono di fronte, da un lato il variegato schieramento politico-ideologico cui l’occupante e poi padrino statunitense ha messo in mano il paese dal 1945 e da Adenauer a Schroeder, a Kohl, a Merkel, dall’altro, questa che viene anatemizzata come destra estrema, ultradestra, perfino neonazista, e anche senza il neo. Qui Ursula, Scholz, Pistorius, Habeck, Baerbock, ora Merz-Blackrock. All’opposto, allineate contro il muro, le entità incerte, per quanto pretese rigorosamenre definite, di Alice Weidel e Biorn Hoecke, la temibilissima organizzazione giovanile di AFD e altri. L’accostamento - in molto peggio - ai nostri meloniani, larussiani e poi casapoundiani arriva in automatico. Chi è estrema destra, cosa è estrema destra?

Nel 1945 la Germania e sconfitta, occupata e divisa da chi aveva pensato di utilizzarla contro l’URSS e il comunismo, il vero nemico, quello ontologico e, avendola visto fallire, ha preso direttamente in carico il compito con la guerra fredda. La nuova Bundesrepublik subisce la colonizzazione e la sudditanza perpetua. Nei decenni successivi, guidata dai democristiani CDU-CSU e dai socialdemocratici compatibili, con occasionale stampello della FDP, partitino dei banchieri e dei Verdi, prima eco poi bellici, la Germania assume il ruolo assegnatole di motore mercatista di un’Europa modellata su di essa e con uguale riferimento colonialista e, in alcuni casi, subimperialista (NATO e relative aggressioni) agli USA.

Da noi un criptofascimo, rimasto rintanato nelle strutture dello Stato, degli apparati di controllo e della burocrazia, servendosi occasionalmente di corpi terroristici e del braccio militare della mafia, sempre con l’occhio alla bacchetta del direttore d’orchestra USA, assicura il mantenimento dello status quo interno e rispetto al confine orientale.

In Germania la marcia verso il progressivo confronto con la potenza euroasiatica avanza con discrezione, ma senza scosse – salvo con Willy Brand e il valzer dell’Ostpolitik - ed è in buona misura introiettata da società civile, intellighenzia, economia, finanza. E oggi, come vedremo più avanti, dal rianimato militare: con Scholz e Merz 200 miliardi di euro subito, a debito illimitato, per una Bundeswehr da parata che deve diventare una Wehrmacht d’azione. E non solo sotto forma di assistenza all’Ucraina, visto che Putin si appresta a travolgere tutto, fino a Lisbona.

E nel lampeggiare all’orizzonte della marca imperiale ucraina dei bagliori di una nuova era di sciabole e tamburi, innescata dalle presidenze da Reagan a Biden, che, prima nella DDR, risucchiata inerte dal ventre spietato della BDR e, poi, in tutto il paese, si apre la faglia sismica continentale, con epicentro Germania. Faglia in cui sprofonda l’oligopolio degli antichi esecutori CDU-SDP-ecc. di una geopolitica di servizio che, a chiamarla liberale e non di ultradestra, questa sì, fa ridere perfino i polli sterminati dall’aviaria.

Ed ecco l’AFD, alle europee nella DDR (dove ormai è prima in ogni Land) e poi dappertutto. A seguire, la BSW (Alleanza Sahra Wagenknecht), partito personalizzato fuoruscito da una Linke con Stella di David (fuoruscita “da destra”, sentenzia il solito arguto analista di RaiNews24) che però non salta l’assicella del 5%. Ricuperati i democristiani non proprio direttamente coinvolti nel disastro bellico e, quindi, industriale-economico-sociale, determinato dalla rottura con Mosca, si mandano al macero i socialdemocratici, responsabili ultimi.

L’ultradestra di governo, ultracapitalista, ultraliberista, ultrabellicista, chiude con la coalizione Semaforo il suo percorso. Per esorcizzare il proprio fallimento, che è proprio quello di una strategia modellata sulla destra estrema guerrafondaia USA, a economia di esportazione, spesso militarmente forzata, e di privazione interna, c’è bisogno di una ultradestra, possibilmente neonazista da identificare come quella vera.

Tornano i feldmarescialli

Intanto succede la trasformazione a passo di corsa di una Bundesrepublik con modesta Bundeswehr consentitale dai trattati, che si muta da custode cerimoniale di una Germania strutturalmente pacifista, salvo piccoli strappi NATO, in una neo-Bundesrepublik evoluta evolve, a partire dai primi 200 miliardi di euro per riarmo e guerre, in prima potenza militare del continente.

Simbolica è l’immagine, circolata sui media, di una fila di soldati e soldatesse che, muniti di raccoglitori di offerte, si presentano in piazza a chiedere soldi per la cura delle tombe dei militari tedeschi caduti in tutte le guerre. Quelli di ieri (Seconda Guerra Mondiale, Afghanistan), ma anche quelli di domani!

L’OPLAN, Piano Operativo Germania, testè adottato, combina la nuova Bundeswehr con due strutture pubbliche civili, le amministrazioni e i governi dei singoli Laender. Vengono creati dalla Bundeswehr per ogni Land e a Berlino, Comandi del Territorio dotati di poteri esecutivi e costituenti un ponte tra autorità civile e autorità militare. Con le prime, in casi di emergenza, ovviamente subordinate alle seconde. E’ scritto: “I soldati e le soldatesse del  Landeskommando Berlino consigliano e assistono il Senato e i relativi organismi subordinati, quali polizia e Vigili del Fuoco. E ciò non soltanto nell’ipotesi di eventi disastrosi, bensì nel quadro complessivo della Difesa del territorio (Heimat)”. Questa struttura viene integrata dai Comandi di Collegamento nei vari quartieri. Al momento giusto, tutto il potere ai militari. Per quanto la Costituzione non lo dica.

Vogliamo immaginare cosa tutto ciò possa significare nell’evento, non inedito, di emergenze da proclamare, per necessità, o per l’opportunità di chi regge le fila (pandemie, terrorismo, clima, turbolenze sociali, guerra)? Alla luce dell’esasperata bellicosità manifestatasi in Germania a partire dalla strategia antirussa perseguita con massimo fervore in Ucraina, si può ben immaginare quale strumento in quali mani questo dispositivo, mutuato dalla militarizzazione della polizia sotto Bush– Homeland Security - rappresenti.

E veniamo all’AFD? Possibilmente senza pre-giudizi e con una qualche conoscenza, almeno delle circostanze. Dati più significativi e da approfondire: la vittoria in tutta l’ex-DDR, dove arriva al 40%, come nessun partito mai. Risentimento verso l’affarismo post-politico che è gradualmente allignato nelle classi dirigenti dell’Ovest, al punto da far passare per liberazione democratica quella di una Germania Orientale da punire, perché in effetti dedita al socialismo, attraverso la castrazione e predazione di tutte le sue facoltà produttive. Rifiuto, nel quadro del bellicismo di Berlino a sostegno dei nazisti di Kiev e nei confronti di una Russia che, in quanto URSS, era il vicino più prossimo e ora è il vicino con il quale dovrebbe avvenire la deflagrazione.

Primum: no guerra, no rottura con Mosca, no armi all’Ucraina. Ma contradditoria ambiguità quanto al nodo Israele-Palestina, con voci di vertice che si dicono sconcertati dall’eccidio di Gaza e altre, della stessa Alice Weidel, che ne ripetono le attenuanti: Israele ha il diritto di difendersi. Tocca dire che su proprio tutte le formazioni politiche tedesche la pressione scaturita da un senso di colpa ad eternum accuratamente coltivato e proiettato su tutte le generazioni, produce un sostanziale unanimismo sulle tematiche mediorientali.

Secundum; “Remigrazione”. Ritorno a casa di milioni di braccia che erano servite nei tempi della bonanza e ora pesano e basta. Qualcuno, meno utilitaristico, potrebbe anche pensare al contrasto a una mega-operazione davosiana per privare il Sud globale della risorse e relative precise identità sovrane, delle forze umane necessarie alla loro difesa rispetto a predatori multinazionali. Nonché alla complementare destabilizzazione di armonie e coesione sociale nei luoghi d’arrivo. Ma sarebbero malignità etniciste…

Solo che il carattere “ultradestra-neonazista” della mancata accoglienza di migranti risulta ormai condiviso da quasi tutti i governi e paesi europei (e dagli USA), compresa “l’ultrasinistra” di Sahra Wagenknecht e quindi dovrebbe aver perso il suo carattere infamante da applicare alla sola AFD.

Tertium: da Bundesrepublik a Reich. Con riferimento non tanto – si spera - al Terzo, proclamato da Hitler, quanto a quello millenario che va da Arminio, vincitore dei romani a Teuteburgo, attraverso Il Sacro Romano Impero di Tedesca Nazione, Kant, Hegel, Lutero, all’unificazione di Bismarck.

Quartum: via dagli organismi che condizionino l’autodeterminazione dello Stato: Nato, UE, euro, e i grandi enti transnazionali. Europa delle nazioni. Fine della subalternità agli USA giustificata dalle imprese del nazionalsocialismo.

Questi sarebbero i dati. Ovviamente parziali. Ai quali è decisivo aggiungere quello generazionale che ne fanno il partito del futuro: lo votano in maggioranza i compresi tra 25 e 35. Quanto alle intenzioni, c’è chi meglio di me sta provando di fare gli esami del sangue a coloro che i poteri tradizionali, di destra, in Germania ed Europa provano a bandire come rigurgito dell’orrendo passato. E che raccoglie il consenso e il plauso dei soggetti muscolari che negli USA vanno cambiando tutte cose. Vediamo cosa l’AFD farà in parlamento.

Poi c’è Sahra Wagenknecht, il cui partito di sinistra a lei intitolato (BSW), genuinamente antiliberista, si è fermato al muro del 5%. Qualcosa le ha forse tolto la sua adesione all’inversione occidentale della realtà quando ha dichiarato: “Putin, che ha iniziato una guerra, è un criminale”.  Il solito passo falso, opportunista, da copertura delle terga pacifiste. Con l’AFD, il BSW, oltre a una richiesta di modificare principi e meccanismi delle migrazioni, ha in comune la centralità del ruolo dello Stato. Pubblico contro privato che, per l’AFD significa anche Stato centrale, non federale. Se Federazione ci può essere, anzi deve, per Wagenknecht è quella più intimamente integrata dell’Europa. Una UE al cubo, non opaca e priva di legittimazione democratica come lo è a Bruxelles, con tanto di parlamento effettivamente legiferante ed esecutivo europei.

Per ora, visti i risultati elettorali, parrebbe che chi ha in uggia il Sistema abbia preferito il  protagonista, pure ideologicamente da questionare, della negazione assoluta della guerra, del riarmo, dello scontro con la Russia, della sudditanza alla visione del mondo di matrice USA-Sion.

Concludendo, ragionando con Sahra Wagenknecht, il cui giudizio su Putin e UE mi renderebbe difficile votarla, se vogliamo parlare di schieramenti alla maniera di come l’Assemblea Nazionale Costituente si era distribuita nella Sala della Pallacorda il 17 giugno 1789, di sinistra in questo contesto non ce n’è proprio. Si dicono “sinistra” quelli che al posto dei diritti sociali hanno piazzato quelli civili, senza che il quadro liberista di fondo debba cambiare. E, con esso, inevitabilmente i rapporti di forza tra le classi. Tutti gli spazi dello Stato sono occupati da destre, più o meno estreme. Ma chi auspica e conduce guerre armate agli altri e sociali e poliziesche ai propri cittadini, per antonomasia è destra, superdestra, archetipo della destra, anticamera del nazismo. E si appresta a gestire il potere a Berlino.

 

 

 

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