"Generazione Antidiplomatica" - La russofobia in Italia: dalle piazze alle scuole
Generazione AntiDiplomatica è lo spazio che l’AntiDiplomatico mette a disposizione di studenti e giovani lavoratori desiderosi di coltivare un pensiero critico che sappia andare oltre i dogmi che vengono imposti dalle classi dirigenti occidentali, colpendo soprattutto i giovani, privati della possibilità di immaginare un futuro differente da quello voluto da Washington e Bruxelles. Come costruirlo? Vogliamo sentire la vostra voce. In questo nuovo spazio vi chiediamo di far emergere attraverso i vostri contenuti la vostra visione del mondo, i vostri problemi, le vostre speranze, come vorreste che le cose funzionassero, quale società immaginate al posto dell’attuale, quali sono le vostre idee e le vostre riflessioni sulla storia politica internazionale e del nostro paese. Non vi chiediamo standard “elevati” o testi di particolare lunghezza: vi chiediamo solo di mettervi in gioco. L’AntiDiplomatico vi offre questa opportunità. Contribuite a questo spazio scrivendo quanto volete dei temi che vi stanno a cuore. Scriveteci a: generazioneantidiplomatica@gmail.com
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Articolo di Gabriele Sinigaglia, studente di un istituto nautico di Genova
Agli inizi di giugno il presidente Putin aveva espresso la considerazione che l’Italia, nonostante l’appoggio del governo alla guerra della NATO in Ucraina, non aveva conosciuto una diffusione di quella “russofobia da cavernicoli” di cui sono preda, tra gli altri, paesi come la Germania e le repubbliche baltiche. Per compensare questo intollerabile “deficit” della popolazione italiana sono intervenuti a più riprese sia esponenti delle istituzioni legati al potere UE-NATO, sia semplici cittadini ucraini ucraini simpatizzanti del regime di Kiev che, evidentemente poco propensi a immolarsi al fronte per i “valori europei”, scelgono il nostro paese come teatro dei loro tentativi di intimidazione.
Fin dall'inizio dell’intervento diretto della Federazione Russa nel conflitto ucraino, avvenuto il 24 febbraio 2022, i paesi occidentali hanno lasciato carta bianca agli estremisti banderisti, abituati al sostegno statale in patria, per compiere atti vandalici e tentativi di intimidazione volti ad impedire eventi politici e iniziative culturali volte a promuovere l’amicizia tra i popoli e la comprensione reciproca.
A Genova, nella nostra città, lo scorso agosto una libreria del centro storico che esponeva dei libri russi in vetrina è stata assaltata nel cuore della notte, portando alla distruzione dei suddetti libri. L’obiettivo dei delinquenti non erano i soldi, ma i libri in lingua russa, da sempre esposti anche nelle vetrine del negozio. La sezione a loro dedicata è stata devastata, e diversi libri, edizioni anche datate di classici della letteratura russa, sono stati distrutti. Difficile non vedere in tutto ciò la matrice russofoba. Pur non potendo portare definitive prove in tal senso, la proprietaria del negozio, ex-avvocato del capoluogo ligure, ha ricordato alla stampa locale e agli inquirenti come alcune settimane prima una persona sospetta, col viso parzialmente coperto e con indosso una felpa di un club motociclistico di Odessa, avesse tentato di accedere al negozio facendo domande insistenti sui libri in lingua russa.
La lotta contro la cultura russa non si ferma certo a questo: sono decine i casi verificatisi in tutta europa di cantanti e artisti russi di vario genere ai quali è stato impedito esibirsi in quanto cittadini del proprio paese. Similmente, gli atleti russi sono stati espulsi dalle competizioni internazionali patrocinate dall’Occidente, o obbligati a gareggiare sotto bandiera neutrale. Poche settimane dopo in diverse città d’Italia, tra cui Bologna, Genova e Roma, membri delle comunità ucraine si organizzavano per vandalizzare o distruggere i cartelloni della campagna “La Russia non è mia nemica” legalmente affissi da attivisti contro la guerra. Le attività di disturbo volte a inquinare il dibattito politico italiano hanno spesso assunto un carattere più violento e diretto. Sempre nell’estate del 2024, un 16enne ucraino si rese colpevole di numerose aggressione ai danni di residenti stranieri, precedute da insulti razzisti e dall’esposizione di simboli nazisti1. Nel novembre dello stesso anno, a Zagarolo (RM), un banchetto di un partito politico è stato assaltato a colpi di calci da un ucraino qualificatosi come “ex militare”, che in seguito ha usato uno spray al peperoncino per colpire i presenti, portando al ricovero in ospedale di una donna anziana lì presente 2. Episodi di violenza si sono spesso sfiorati in occasione delle numerose proiezioni organizzate in tutta Italia da parte di gruppi di cittadini di documentari prodotti dall’emittente Russia Today, fortemente osteggiati dagli ucraini filo-governativi in quanto contenenti una visione dei fatti diversa da quella promossa dalla propaganda occidentale.
I tentativi di limitare la libertà d’espressione e di informazione non sono venuti però solo dal “basso”. Le istituzioni europee hanno a più riprese censurato i media russi, impedendo ai cittadini del continente di costruire la propria opinione una volta ascoltate entrambe le campane, tutto ciò mentre in Russia è tutt’ora possibile vedere quasi tutti i principali canali televisivi occidentali e connettersi ai siti e ai canali telegram collegati ai media legati all’UE e alla NATO. In questa lotta contro tutte le voci che esulano da quelle approvate da Washington e Bruxelles è particolarmente attiva la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, sostenuta da suo marito Massimiliano Coccia, giornalista de Linkiesta.
La Picierno da anni cerca attivamente di ostacolare eventi culturali e politici, ed è tra le sostenitrici più attive della continuazione della guerra in Ucraina. A lei si devono diversi tentativi di censura volti a mettere pressione sui gestori delle sale o sulle amministrazioni comunali locali affinché siano vietate proiezioni e conferenze. La vicepresidente è persino arrivata a richiedere un intervento del Vescovo di Ravenna per bloccare una proiezione in una sala gestita da dei frati, tentativo che, almeno in questo caso, non andò a buon fine. Il più infame atto di censura portato avanti dalla Picierno è forse quello collegato alla proibizione di una raccolta di donazioni per i bambini del Donbass da parte del comune di Sciacca (AG), dove, su iniziativa di alcuni assessori, si sarebbe dovuto tenere un incontro pubblico sulle adozioni a distanza e la situazione dei bambini del Donbass. L’iniziativa aveva trovato il patrocinio dell’amministrazione comunale e si sarebbe svolta proprio nella sala del consiglio comunale di Sciacca. Al termine della stessa sarebbe stata fatta una donazione di 1500 euro finalizzata al sostegno di un orfanotrofio a Lugansk vicino all’associazione “Aiutateci a salvare i bambini”, un’organizzazione di volontariato regolarmente registrata che opera dal 2004 in territorio russo. Questa fu, tra le altre cose, la prima associazione straniera a intervenire dopo la strage di Beslan, e dallo scoppio delle ostilità in Ucraina nel 2014 non ha mai mancato di portare il proprio contributo a favore di bambini orfani e malati, senza riguardi per la nazionalità.
L’evento non prevedeva nessuna discussione sulla guerra, sulle sue cause e sulle ragioni delle varie parti, ma unicamente un dibattito aperto alla cittadinanza per sensibilizzare sulla situazione di quelle che non possono che essere viste come vittime innocenti. L’iniziativa, dal titolo ‘Adozioni internazionali e nuovi orizzonti- la prospettiva di Lugansk nel contesto attuale”, avrebbe avuto un sapore esclusivamente umanitario. Pina Picierno intervenne immediatamente, favorendo quelle che alcuni consiglieri comunali hanno definito come pesanti “pressioni istituzionali”.
Questi interventi della Picierno sono inaccettabili attacchi contro la libertà d’espressione e di informazione, ma sono comunque meno gravi di quelli portati avanti direttamente dall’ambasciata ucraina in Italia. E’ il caso della lettera inviata al sindaco di Resana (TV) e al presidente della regione Veneto da parte dell’ambasciatore Melnyk, il quale ha richiesto espressamente l’annullamento di una proiezione di un documentario per i contenuti giudicati “filo-russi” e per l’intervento da remoto del giornalista italiano Vincenzo Lorusso, da anni residente a Lugansk (RPL) 3. Un gravissimo atto di ingerenza straniera che mostra come in nome della propaganda di guerra si sia pronti a calpestare le garanzie costituzionali del nostro paese che, ricordiamo, non si trova in stato di guerra con nessun’altra nazione, nemmeno con la Russia.
Come dimostrano numerosi sondaggi, la grande maggioranza della popolazione italiana è ostile all’invio di armi in Ucraina e alla guerra contro la Russia. Il tentativo di promuovere la russofobia, l’odio razzista verso tutto ciò che fa parte del mondo russo, è finalizzato ad allontanare i popoli e a favorire la propaganda di guerra. A tale fine le istituzioni europee e i sostenitori della guerra si muovono sia attraverso pressioni politiche che tramite atti d’aggressione fisica.
Purtroppo questa mentalità razzista e suprematista, che vede la Russia come una “minaccia esistenziale” per un Occidente ritenuto intrinsecamente superiore (il “giardino ordinato” contrapposto alla “giungla”, come ricordava l’ex capo della diplomazia europea Borrel 4), arriva anche dentro le scuole e le università. In tutta Italia si sono tenuti numerosi eventi volti a presentare in maniera viziata le ragioni della guerra in corso, dando spazio unicamente alla tesi promossa dalla NATO e dall’UE su un’aggressione russa “improvvisa e immotivata”. In diverse scuole, tra cui anche la nostra, sono stati proiettati documentari pro-Kiev, in specie sulla battaglia di Mariupol, città conquistata dai militanti neonazisti dell’Azov nel 2014 e liberata dalle forze russe nel 2022, quando gli ultimi nazisti, asserragliati con diversi scudi umani civili nell'acciaieria dell’Azovstal, sono stati costretti alla resa. Dei “coraggiosi difensori” sono state raccontate le “gesta eroiche”, evitando però di mostrare le svastiche tatuate, le effigi hitleriane e i video dei crimini commessi contro la popolazione civile, ritenuta “filo-russa”.
La scuola italiana, soprattutto oggi in un contesto in cui aleggia lo spettro della terza guerra mondiale, dovrebbe promuovere il dialogo e una comprensione degli eventi che sappia andare al di là di letture ideologiche e razziste. La grande maggioranza del mondo esterno all’Occidente ben comprende che l’attuale conflitto ha ragioni profonde legate all’arroganza degli USA e dei loro alleati, e al loro rifiuto di prendere in considerazione le legittime preoccupazioni legate alla sicurezza dei paesi vicini, Russia in primis. Nella scuola italiana si dovrebbe incoraggiare il dibattito, alimentare il pensiero critico e sostenere la libertà di scegliere tra una pluralità di fonti, analizzandole tutte criticamente. La propaganda di guerra lasciamola a chi vieta le raccolte di fondi per gli orfani!
2. https://www.romatoday.it/cronaca/spruzza-spray-peperoncino-banchetto-pci-zagarolo.html
3. https://t.me/donbassitalia/26126
4. https://europa.today.it/attualita/giardino-giungla-capo-diplomazia-ue-colonialismo.html